Ad oggi sono più di 30 mila le
firme raccolte dall’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) per chiedere al Governo di allentare la stretta fiscale sulla prevenzione veterinaria e sulla sanità animale. “Le cure veterinarie sono prevenzione per la salute dell’uomo. Non vanno tassate”, si legge in una nota diffusa dall’associazione.
La petizione- che raccoglie il consenso medici veterinari, proprietari, cittadini, parlamentari e organizzazioni del settore, chiede:
- che le prestazioni di prevenzione veterinaria e di tutela della sanità pubblica (es. microchip, anagrafe, sterilizzazioni, vaccinazioni e profilassi obbligatorie) vengano esentate dall'Iva;
- che l'Iva sulle prestazioni veterinarie venga ridotta da Iva ordinaria ad Iva agevolata come i medicinali
- che venga mantenuta e innalzata la detraibilità delle spese veterinarie;
Le cure medico-veterinarie, pur rientrando a tutti gli effetti nella sanità pubblica, sono soggette ad Imposta sul valore aggiunto (Iva) e sono penalizzate con il taglio della detraibilità fiscale.
Da tempo, l’Associazione si attende che il Ministero della Salute faccia il primo passo e consideri la portata di sanità pubblica delle prestazioni veterinarie, almeno di quelle che concorrono a tutelare la sanità umana riconoscendole esenti da Iva.
Tutti gli interventi obbligatori, di identificazione e di profilassi non dovrebbero essere gravate da imposta: prevenire le malattie animali (es. zoonosi trasmissibili all'uomo) vuol dire prevenire le malattie della persone.
“L’Anmvi - conclude la nota - si augura che il Parlamento si ricreda e non confonda la salute con i beni e i servizi di consumo”.