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QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Anmvi: “Mantenere detraibilità spese veterinarie: 30 mila firme contro la legge di Stabilità”

immagine 6 novembre - Prosegue la raccolta firme dei medici veterinari per chiedere al Governo di allentare la stretta fiscale su prevenzione veterinaria e sanità animale, che, pur rientrando a tutti gli effetti nella sanità pubblica, sono soggette ad Iva e penalizzate con il taglio della detraibilità fiscale.
Ad oggi sono più di 30 mila le firme raccolte dall’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) per chiedere al Governo di allentare la stretta fiscale sulla prevenzione veterinaria e sulla sanità animale. “Le cure veterinarie sono prevenzione per la salute dell’uomo. Non vanno tassate”, si legge in una nota diffusa dall’associazione.

La petizione- che raccoglie il consenso medici veterinari, proprietari, cittadini, parlamentari e organizzazioni del settore, chiede:
- che le prestazioni di prevenzione veterinaria e di tutela della sanità pubblica (es. microchip, anagrafe, sterilizzazioni, vaccinazioni e profilassi obbligatorie) vengano esentate dall'Iva;
- che l'Iva sulle prestazioni veterinarie venga ridotta da Iva ordinaria ad Iva agevolata come i medicinali
- che venga mantenuta e innalzata la detraibilità delle spese veterinarie;

Le cure medico-veterinarie, pur rientrando a tutti gli effetti nella sanità pubblica, sono soggette ad Imposta sul valore aggiunto (Iva) e sono penalizzate con il taglio della detraibilità fiscale.
Da tempo, l’Associazione si attende che il Ministero della Salute faccia il primo passo e consideri la portata di sanità pubblica delle prestazioni veterinarie, almeno di quelle che concorrono a tutelare la sanità umana riconoscendole esenti da Iva.
Tutti gli interventi obbligatori, di identificazione e di profilassi non dovrebbero essere gravate da imposta: prevenire le malattie animali (es. zoonosi trasmissibili all'uomo) vuol dire prevenire le malattie della persone.
“L’Anmvi - conclude la nota - si augura che il Parlamento si ricreda e non confonda la salute con i beni e i servizi di consumo”.
 
6 novembre 2012
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