toggle menu
QS Edizioni - venerdì 29 novembre 2024

Lavoro e Professioni

La strategia Aogoi e Fesmed contro le liti in corsia

immagine 1 settembre - Un manuale di reparto per stabilire come agire anche in caso di crisi, corsi di comunicazione in corsia e ruolo del ginecologo privato "subordinato" a quello pubblico. A proporlo sono l'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri italiani (Aogoi) e la Federazione sindacale medici dirigenti (Fesmed) per contrastare episodi come quelli di Messina.
“Un comportamento riprovevole da un punto di vista etico, civile e deontologico”. Così il presidente della Fesmed, Carmine Gigli, e il segretario dell’Aogoi Sicilia, Giuseppe Ettore, definiscono il comportamento dei due medici coinvolti nella lite in sala parto a Messina.
“È indiscutibile – affermano Gigli ed Ettore in una nota congiunta - che questo evento ha destato una viva impressione nella totalità del Paese ed ha sollevato vivaci reazioni, sino a portare degli autorevoli esponenti della vita politica ad etichettarlo come uno dei tanti eventi di malasanità ed inciviltà che avvengono nel meridione d’Italia. Anche per questi motivi l’Aogoi e la Fesmed ritengono opportuno sottoporre alcune considerazioni ai responsabili della sanità, ai colleghi e all’opinione pubblica; dopo aver richiamata l’attenzione su alcuni elementi della vicenda ai quali, a nostro avviso, non è stato dato un adeguato rilievo”.
Gigli e Ettore chiedono anzitutto un impegno più forte delle istituzioni politiche e sanitari nei confronti della salute materno-infantile. Partendo da “un monitoraggio dei livelli assistenziali, delle precarietà organizzative e delle risorse umane, da non mettere in secondo piano rispetto al lavoro delle commissioni di inchiesta sugli errori sanitari e sulla sicurezza”. E poi “un’analisi della patogenesi degli indici negativi dell’assistenza perinatale in Sicilia (alta percentuale di tagli cesarei, mortalità perinatale, mortalità e morbilità materna) ed avvio della formazione del personale e della messa in sicurezza dei punti nascita”. Secondo Gigli ed Ettore è poi “urgente approvare un decreto di riforma del settore materno-infantile, allo scopo di garantire oltre a sicurezza e qualità, anche una riduzione di quelle condizioni ad alto rischio di tensioni, dovute alla precarietà organizzativa che si registra nelle aree di urgenza ed emergenza ostetrica e neonatologica”. Infine “rendere funzionali i servizi territoriali (consultori, ambulatori specialistici pubblici), totalmente carenti in Sicilia, allo scopo di pianificare al meglio il rapporto medico-gestante, esasperato da carenze di servizi ed eccesso di medicalizzazione e privatizzazione dei percorsi che dovrebbero accompagnare  la gestante e la coppia, ottimizzando il ruolo delle ostetriche sotto il profilo delle competenze, dei ruoli e delle responsabilità”.

Infine Gigli ed Ettore suggeriscono tre punti su cui lavorare per contrastare il ripetersi di eventi come quello di Messina:

1. Applicazione e Rispetto delle regole organizzative di un Reparto
In ogni Reparto, per garantire l’appropriatezza delle cure, dovrebbe essere disponibile un “manuale” con le procedure condivise, al quale tutto il personale (medici, ostetriche e infermieri) dovrebbero fare riferimento.
È compito del responsabile del reparto vigilare sulla corretta applicazione delle linee guida e di tutte le altre raccomandazioni contenute nel “manuale”, oltre che sulla comunicazione nell’ambito del team di assistenza.
Di particolare  rilevanza risulta l’organizzazione del sistema operativo  dell’area parto, in merito a:
-    istituzione dell’ambulatorio della gravidanza a termine;
-    valutazione del livello di rischio della gestante, al momento del ricovero, da parte del medico di guardia e/o di reparto;
-    utilizzo sistematico del partogramma;
-    pianificazione attenta delle induzioni del travaglio;
-    piano di riduzione dei tagli cesarei;
E’ doveroso chiedersi se nel caso in questione tali procedure siano state rispettate. Anche se in questo caso dobbiamo riconoscere che la concomitante comparsa delle complicanze materne e neonatali con i comportamenti, comunque deplorabili, tenuti dai medici, ha certamente contribuito a esaltare la gravità di entrambi gli eventi, rendendo la questione comunque più complessa.
            
2. Rapporto medico–gestante
Nel rapporto medico–gestante la figura del medico curante riveste un ruolo di indubbio rilievo per la gestante. Più difficile risulta, in alcune circostanze, collocare il medico curante di fiducia nell’ambito del team di assistenza. Tanto che in non pochi casi si sono verificate delle situazioni di criticità, alle quali il regolamento sull’esercizio della libera professione in costanza di ricovero ha cercato di mettere ordine. In particolare:
-    il medico dipendente della struttura, nella gestione della paziente in regime privatistico, deve comunque rispettare le procedute assistenziali del reparto preventivamente condivise;
-    il medico frequentatore, non ha titolo a prestare assistenza diretta e ad eseguire delle prestazioni sanitarie, il suo ruolo è quello di accompagnare la gestante privata ad esclusivo sostegno psicologico.
A tale proposito dobbiamo costatare che nelle Regioni dove non si è proceduto all’applicazione delle direttive previste dal Progetto obiettivo materno infantile del 2000, si continua a registrare la presenza di servizi territoriali (consultori, ambulatori distrettuali) insufficienti, carenti e non integrati con le strutture ospedaliere. In queste realtà, le gravidanze che vengono seguite presso gli studi privati rappresentano una quota rilevante, con conseguente ricaduta sull’assistenza al parto, specialmente per quanto riguarda la presenza ed il ruolo che si sono ritagliati i medici curanti nell’ambito del team di assistenza alla partoriente.

3. Confusione dei ruoli all’interno del team di assistenza
E’ compito del responsabile del Reparto pianificare ruoli e funzioni nell’ambito del team di assistenza, attraverso:
-    la discussione  ed approvazione delle linee guida, del manuale di reparto, etc.;
-    gli incontri periodici per la discussione di casi clinici e per affrontare le criticità assistenziali che possono emergere;
-    i corsi di formazione per migliorare la comunicazione e le relazioni nell’ambito del team e fra le diverse discipline che lo compongono (ginecologi e neonatologi, ginecologi e anestesisti, etc.);
-    produzione di protocolli interdisciplinari.
Queste azioni si rivelano particolarmente preziose quando si registrano delle tensioni fra ginecologi, ostetriche e neonatologi, per definire le rispettive competenze e responsabilità, relativamente all’assistenza della gravidanza, del parto fisiologico e del neonato sano. Le stesse azioni sono certamente utili anche per evitare il ricorso ad una eccessiva medicalizzazione, alla medicina difensiva e ad un eccessivo ricorso al taglio cesareo.


 
1 settembre 2010
© QS Edizioni - Riproduzione riservata