Lavoro e Professioni
PNRR, digitale e innovazione. La sfida dei provider al fianco della nuova Commissione ECM
di Gloria FrezzaLa notizia della convocazione della Commissione nazionale per la Formazione Continua è stata molto celebrata dalle associazioni provider, presenti con tre rappresentati all’evento Cogeaps con Agenas “Prospettive e sfide dell’ECM” a Roma. “Accogliamo con favore l’annuncio dell’insediamento per i primi giorni di luglio. – hanno dichiarato – Con l’inizio dei lavori, potremo raccogliere l’invito del ministro della Salute Orazio Schillaci a offrire ai professionisti sanitari una formazione sempre più all’avanguardia e di qualità”.
Presenti alla giornata Simone Colombati, presidente dell’associazione Formazione nella Sanità; Susanna Priore, presidente ECM Quality Network e Matteo Bruno Calveri, Responsabile Federcongressi&Eventi GIFES. Nella tavola rotonda pomeridiana hanno espresso grande soddisfazione per la vicinanza e il desiderio di collaborazione mostrati dal presidente Cogeaps Roberto Monaco e dalla direttrice UOC - Formazione ECM Agenas Lorena Martini, per realizzare una formazione che risponda ogni anno di più alle esigenze e alle specifiche dei lavoratori della Salute. “L’ultima seduta della Commissione è stata l’8 giugno 2022 quindi più di un anno fa e questa notizia oggi è molto importante perché vuol dire riprendere e ripartire. Ci auspichiamo – commenta Calveri – che questa Commissione riprenda un dialogo che era stato cominciato con la scorsa su una riforma del sistema ECM e su una maggiore rappresentanza dei provider all’interno della stessa”.
Il lavoro dei provider
“Al momento siamo circa 1000 provider accreditati – specifica Priore ai microfoni di QS –. Lo studio Plimsoll valuta, per le strutture private, circa 400 provider che gestiscono da sole l’85% della formazione ECM, che lavorano sotto l'egida delle associazioni dei provider. Se li mettiamo tutti insieme sono quelli che rappresentano il futuro della formazione sul campo, formazione residenziale e formazione a distanza di tutti i milioni e mezzo di operatori sanitari”.
Una sfida che sembrano pronti a recepire con entusiasmo. “La formazione di qualità è il nostro mantra che ci porterà nei prossimi anni a sviluppare sempre più proposte innovative – spiega Calveri –. Con la Missione 6 del PNRR stiamo andando in questa direzione: digitalizzazione, health technology assessment, fascicolo sanitario elettronico. Un nuovo percorso che si sta instradando per cerca di portare sempre di più il professionista sanitario a formarsi sulla tecnologia che sta arrivando: noi provider siamo oggi gli artefici della formazione dal punto di vista della capillarità, nel senso che siamo i deputati per conto del Ministero di portare questa nuova formazione che sta arrivando e noi ci siamo organizzati per questo nella speranza di poter fare sempre meglio”. La formazione, è la richiesta dei provider, deve essere implementata e prevista in ogni bando che vada a perseguire gli obbiettivi del PNRR.
“Sappiamo che la seconda componente della Missione 6 del PNRR – conferma Colombati – prevede tutta una serie di competenze digitali che devono essere in capo ai nuovi professionisti sanitari; quindi, la formazione avrà un ruolo centrale. Immaginiamoci sul fascicolo sanitario elettronico, sui nuovi LEA, sulla telemedicina e la prevenzione delle infezioni ospedaliere. La formazione deve essere implementata e prevista in ogni bando che vada a perseguire gli obbiettivi del PNRR”.
Formazione di qualità
Il ministro Schillaci ha chiesto anche ai provider un investimento nell’ascolto dei bisogni dei professionisti. “Se dobbiamo erogare formazione di qualità – aggiunge Priore – dobbiamo saper recepire le necessità formative e trasformarle in progetti di formazione, per poi scegliere le modalità di erogazione della formazione più adatta per quel tipo di apprendimento. Formazione non significa accendere una telecamera e fare un webinar di 15 o 20 minuti all'impronta. La vera formazione deve seguire i requisiti di progettazione, di rispetto degli obiettivi della formazione e anche di valutazione dell'outcome formativo. Questa e formazione di qualità”.
Quest’anno poi, la richiesta è in qualche modo straordinaria rispetto agli scorsi. In quanto la proroga per l’ottenimento dei crediti formativi del triennio 2020-23, in scadenza il prossimo 31 dicembre, comprende anche la possibilità di recuperare i trienni precedenti all’ultimo (2014-16 e 2017-19). Insieme alla formazione necessaria per il primo anno del nuovo triennio (2023-25). Un triennio di grande importanza anche per la questione assicurativa.
La scadenza del triennio e le conseguenze assicurative
“Dal 1 gennaio 2023 – spiega Colombati – parte il primo triennio che vede l’obbligo formativo in relazione alle coperture assicurative. Non tutti i professionisti lo sanno che c’è questa relazione e quindi è ancora più importante quest’anno andare a conseguire crediti formativi e recuperare anche quelli del triennio precedente, perché si ha una consecutio temporale. I primi crediti saranno messi sui trienni precedenti qualora non fossero stati assolti correttamente e poi bisognerà fare almeno il 70% dei crediti per il triennio in corso che scadrà il 31 dicembre 2025. Questo per non vedere messa a rischio l’efficacia della propria polizza assicurativa”.
Una decisione, quella del legislatore, che ha confermato il legame a filo doppio tra professione sanitaria e formazione. “Immaginiamo che si sia voluto sottolineare che un professionista adeguatamente formato è in grado di prevedere anche i sinistri – conclude Colombati –. Oltre che a beneficio dei pazienti è a beneficio anche del SSN perché abbatte i costi e le problematiche di medicina difensiva. Bisogna quindi perseguire una formazione di qualità perché se manca non si previene nulla, ma su questo ci stiamo battendo ed è un obbiettivo comune dei provider e della Commissione ECM stessa".
Gloria Frezza