Lavoro e Professioni
Fisioterapia e sanità territoriale. Toscana modello da seguire
I 70mila fisioterapisti italiani avranno un ruolo primario nella sanità post Pnrr e Dm77 perché saranno una componente fondamentale dei modelli organizzativi che vedranno tutte le professioni sanitarie lavorare fianco a fianco per la presa in carico dei pazienti, sul territorio come nelle case.
È questo il messaggio emerso dal primo Convegno Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Sanitaria di Fisioterapista (Fnofi) intitolato “Pnrr, DM77 e nuovi modelli di fisioterapia territoriale: esperienze a confronto e prospettive”, che si è svolto a Firenze. L’evento è stato organizzato da OFI Firenze, Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pistoia e Prato in collaborazione con l’Associazione Italiana di Fisioterapia (AIFI) e la Società Italiana di Fisioterapia (SIF): hanno partecipato inoltre i Presidenti della Fnopi, Barbara Mangiacavalli e della Federazione Nazionale degli Ordini Tecnici Sanitari Radiologia Medica e Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione (Fno Tsrm-Pstrp) Teresa Calandra.
“I fisioterapisti sono pronti in questo momento, come lo sono da sempre, a portare risposte ai nuovi bisogni di salute dei cittadini”, ha dichiarato Fabio Bracciantini, Presidente di OFI Firenze Arezzo Lucca Massa Carrara Pistoia Prato e coordinatore scientifico della giornata: “Quello che per noi, in questo momento, è importante è dare ancora una volta il segno di voler essere punti di riferimento non solo per i cittadini ma anche per le altre professioni, in modo da poter lavorare insieme. Il DM77 ci dice che c’è bisogno di integrazione per dare risposte, e dobbiamo cominciare a uscire dalle nostre comfort zone e dai nostri confini per lavorare insieme alle altre professioni sanitarie, in modo da dare la possibilità ai cittadini di essere presi in carico con tempestività e fornendo risposte appropriate alla loro domanda di salute. Nel prossimo futuro saranno fondamentali la prevenzione e la prossimità: entrambi elementi per i quali noi possiamo dare un contributo tangibile e continuo, investendo sulla soddisfazione del bisogno di salute con le nostre competenze”.
Un cambiamento profondo del ruolo della fisioterapia nella sanità pubblica, quindi, che vede d’accordo i massimi rappresentanti delle professioni sanitarie, degli enti locali, delle società scientifiche, dell’accademia e delle agenzie sanitarie, anche grazie alla sperimentazione del fisioterapista di comunità: un’innovazione che nell’Azienda USL Toscana Centro è realtà dall’estate del 2019, e che vede questi professionisti come parte integrante di Case e Ospedali di Comunità.
Molti i contributi autorevoli di tutti gli altri relatori, che hanno contribuito a costruire e a identificare ancora meglio il quadro nel quale i fisioterapisti e tutti i professionisti della sanità si troveranno a operare nel prossimo futuro.
“Vedo un grande ruolo per i fisioterapisti nella sanità di domani – ha dichiarato Serena Spinelli, Assessora alle Politiche Sociali della Regione Toscana – perché abbiamo bisogno di dare una risposta territoriale che sia una risposta di prossimità: dobbiamo accompagnare il percorso dei cittadini e metterli al centro dando risposte multiprofessionali, e il fisioterapista si inserisce perfettamente nella necessità di costruire dei progetti individuali di presa in cura delle persone, nei quali la riabilitazione ha un ruolo fondamentale. Dobbiamo lavorare insieme, e le istituzioni devono condividere come si costruiscono i percorsi di cura con tutti i professionisti”.
“Solo la trasversalità tra figure professionali può garantire un’assistenza adeguata in un Paese che invecchia, perché fortunatamente riusciamo a garantire una lunga vita ai nostri cittadini”, ha aggiunto Nicola Armentano, Consigliere delegato della Città Metropolitana di Firenze, che ha esteso all’OFI interprovinciale l’invito a partecipare alla Consulta delle Professioni Sanitarie. “Quindi - ha proseguito - la figura del fisioterapista, che ora ha un ordine a garantirne la competenza, dovrà avere un grande sostegno da parte delle istituzioni. Dobbiamo valorizzare questa figura e aggiungerla in tutti i presidi della sanità pubblica, perché sappiamo quanto i fisioterapisti sono importanti per tutti i cittadini”.
Della stessa opinione anche Lorena Martini, dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche presso l’Agenas: “il fisioterapista, per le competenze che ha mostrato fino ad oggi e il ruolo che ha avuto soprattutto nell’ambito territoriale, sarà cruciale. Sono già forti le esperienze nell’ambito della fisioterapia di comunità e di famiglia presso alcune regioni, come Toscana ed Emilia Romagna, che ci dicono di andare avanti con queste buone pratiche e trasferirle anche presso le altre”.
Buone pratiche che avranno successo, però, solo se si passerà da un modello di singola prestazione a uno di presa in carico, come richiesto da tempo dai fisioterapisti e ribadito da Elisabetta Alti, Dirigente del Dipartimento di Medicina Generale della AUSL Toscana Centro: “in questo momento di transizione bisogna abbandonare il concetto dell’intervento ‘spot’ per passare a uno di presa in carico, che deve coinvolgere tutti i professionisti sanitari per assicurare la protezione e la cura del cittadino. È imperativo, soprattutto per i nostri pazienti, che i professionisti dialoghino fra loro passando da un modello fatto di competenze isolate a uno di condivisione continua, e puntare sempre di più sulla prevenzione, non solo sulla cura”.
Per Monica Marini, Coordinatrice Staff Direzione Sanità, Welfare e Coesione Sociale della Regione Toscana, “il ruolo del sociale, del sociosanitario e dei professionisti è fondamentale per la programmazione sanitaria. Ci vuole coraggio, però, perché per la sanità del futuro ci vorranno nuovi modelli di organizzazione e di governance, o torneremo a ‘silos’ di competenze che non comunicano fra loro”.
Il fisioterapista, in conclusione, “potrà essere un diretto esecutore per i bisogni individuali acuti ma anche un facilitatore dei processi di risposta ai bisogni di riabilitazione della popolazione, che è l’idea alla base del concetto del fisioterapista di famiglia e di comunità”, ha spiegato Mario del Vecchio, Affiliate Professor presso SDA Bocconi e Professore Associato dell’Università degli Studi di Firenze: “una scommessa però non facile, visto che i bisogni di riabilitazione e abilitazione della società sono clamorosamente in aumento per l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle cronicità”.