Sono già 26 mila le firme raccolte dall’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari) per chiedere, fra l’altro, che le detrazioni fiscali delle spese veterinarie non siano solo risparmiate dalla Legge di stabilità, ma anche innalzate. Secondo quanto sostenuto dai medici veterinari, dal 1986 ad oggi lo “sconto fiscale” sulle cure mediche agli animali da compagnia “non è mai stato adeguato al livello di prestazioni (alcune divenute obbligatorie) necessario a garantire un livello minimo essenziale di prevenzione veterinaria, dall’identificazione anagrafica alle profilassi contro le zoonosi (es. rabbia, leishmaniosi), malattie trasmissibili all'uomo”.
La petizione che l’Anmvi rivolge al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Salute e delle Finanze chiede quattro misure finalizzate a portare, fiscalmente, la sanità veterinaria sullo stesso piano delle cure mediche alle persone che, come noto, sono esenti da Imposta sul Valore Aggiunto. Al contrario, secondo i medici veterinari, “vaccinare un cane per il Fisco equivale a comprare un superalcolico: l’aliquota IVA che viene applicata è la più elevata, il 21%. Con questa aliquota – si legge in una nota -l'attuale, insufficiente soglia di detraibilità, viene del tutto vanificata. Per questo, chiediamo: l’Iva al 10%; detrazioni più alte;. esenzioni per le prestazioni veterinarie che hanno valenza di sanità pubblica; esclusione dal redditometro”.