“Se fossero confermate le anticipazioni – spiega
Maria Paola Volponi, Responsabile nazionale dell’area Convenzionata dello Smi - , non potremmo che esprimere la nostra ferma opposizione e chiedere alla Commissione Affari sociali di intervenire, correggendo un testo che è, di fatto, peggiorativo della versione precedente del Decreto. Così si lasciano la mani libere alle Regioni che si trasformano in interlocutori unici della riorganizzazione delle cure primarie. Non solo: aumentano gli obblighi di adesione alla forme organizzative associative, si prevede l’uso di medici dipendenti, in esubero dai molti ospedali dismessi, in queste strutture (comprese le Rsa) e si fissa l’apertura delle trattative entro 180 giorni, senza adeguate risorse per il settore. Il tutto alla vigilia di una nuova manovra di tagli del Governo. Se questo è il potenziamento del territorio, ipotizzato dal ministro Balduzzi siamo in alto mare. Questo è un pasticcio, un regalo alle Regioni e una gentile concessione a qualche sindacato che reclamava la pronta ridiscussione delle Convenzioni”.
“È assente il tempo pieno, senza il quale il ruolo unico rimane una chimera – continua Volponi – manca il passaggio a dipendenza dei medici del 118 convenzionati, fondamentale per razionalizzare e potenziare la rete di emergenza-urgenza, ma anche per avviare quell’integrazione sul territorio, che passa, inoltre, anche dalla valorizzazione delle guardie mediche, degli specialisti ambulatoriali e dei pediatri, nonché dalla tutela del rapporto fiduciario medico-paziente e dalla difesa della capillarità degli ambulatori dei medici di famiglia. La Commissione Affari Sociali ascolti le ragioni dei medici, altrimenti sarà il caos, le Regioni andranno in ordine sparso a danno dei servizi per i cittadini”.