Nel dibattito sanitario — tra pandemia, Pnrr, nuovo Governo e timori per il futuro — si apre un nuovo capitolo, quello del dresso code dei medici. A sollevare la questione, al Mattino di Padova prima e con l’Ansa poi, è il presidente dell’Omceo di Padova,
Domenico Crisarà, che punta il dito contro quei medici che, soprattutto sui social, si mostrano troppo disordinati e disinvolti. “Che credibilità possono avere dottori in canottiera sul documento o in topless sui social?”, si chiede Crisarà, che contesta anche l’aspetto dei medici sulle foto che appaiono sui tesserini dell’Ordine.
“Mi diranno che sono un fascista retrogrado, bacchettone o di peggio, ma io vado avanti per la mia strada e finché sarò presidente si fa come dico io”, sono le parole riportate dal Mattino di Padova. “Chiedo che tutti abbiano un aspetto pulito e rispettabile un volto curato con capelli in ordine e pettinature consone, visto che si tratta di un documento ufficiale e molto importante”, prosegue Crisarà con riferimento, in particolare, al tesserino "Il nostro codice di deontologia - aggiunge parlando con l’Ansa - obbliga al 'decoro' in ogni occasione. Il rischio vale anche per le fotografie diffuse nei social”.
Per il presidente dell’Omceo di Padova “ognuno può fare quel che vuole nel privato, ma nel caso dei social rischiamo di vederci arrivare segnalazioni, da chiunque, relative al decoro, con l'obbligo di avviare provvedimenti disciplinari. Sarebbe stupido perdere tempo per queste cose”. Su questa linea di principio, l’Ansa riferisce che l'Ordine padovano con l’Università ha annunciato una collaborazione per delle lezioni extra curricolari su come utilizzare i social e su ciò che più o meno etico diffondere.
In attesa di vedere come saranno accolte all’università queste lezioni, contro Crisarà si è schierata l’associazione di giovani medici “Chi si cura di te”, che annuncia la volontà di esprimere le proprie preoccupazioni ai vertici della Fnomceo. “Quelle di Crisarà - scrivono i giovani medici sul loro sito - sono affermazioni gravissime ed intenzioni estremamente pericolose, fondate su un’idea dell’essere medico che nulla ha a che fare con l’essenza della professione. Condanniamo le modalità autoritari ed unilaterali ed i toni quasi polizieschi (“Mi diranno che sono un fascista retrogrado, bacchettone o di peggio, ma io vado avanti per la mia strada e finché sarò presidente dell’Ordine dei Medici di Padova, si fa come dico io”), che configurano un abuso di potere nonché un’idea del tutto alterata del ruolo che il Presidente dell’OMCeO dovrebbe svolgere”.
Per l’associazione è infatti "intollerabile che un collega indichi come vestirsi, come apparire esteriormente, e lo ponga quale ‘marchio di garanzia’ e di professionalità, o filtro per l’accessibilità alla professione. Riteniamo che l’applicazione di canoni estetici (soggettivi e variabili in base ad aspetti sociali e culturali) possa alimentare stigmatizzazioni e atteggiamenti giudicanti e marginalizzanti, soprattutto nei confronti delle minoranze”.
“Chi si cura di te” si schiera contro l’approccio “totalizzante” alla professione medica “perché siamo medicɜ sempre, ma fuori dall’orario di lavoro siamo medicɜ che non lavorano ed abbiamo diritto, come tuttɜ, ad una vita privata in cui possiamo comportarci ed agire come riteniamo giusto, nei limiti previsti dalla legge per qualsiasi cittadinɜ".
Quanto al controllo dell’attività sui social, per “Chi si cura di te” può “rivelarsi un forte strumento di censura con una rischiosa deriva verso forme di controllo non solo nell’ambito estetico ma anche di pensiero e di posizioni politiche. Il passo dal controllo della foto del “medico in mutande” al ‘medico in manifestazione’ è pericolosamente breve”.
E a proposito di social, su Facebook la maggior parte dei commenti alla notizia è schierata dalla parte della libertà dei medici. “E si, effettivamente se vado in ospedale e sto crepando la prima cosa su cui mi soffermo è la foto sul tesserino del dottore…”, scrive un lettore sotto la notizia ripresa da Repubblica. “Mi sembra decisamente la priorità per la sanità che annaspa…”, scrive un altro. "Dopo tre giorni dalle italiche elezioni, la bigotta morale e moralità che sa di muffa comincia ad uscire. Meglio essere dei belli imbecilli che dei dottori tutti tatuati e mal vestiti...sotto il camice”. “Fossero quelli i problemi della sanità!”, si legge ancora.