“Prendiamo atto che nel testo entrato in Consiglio dei Ministri, il Decreto Balduzzi non contiene più la norma sull’abolizione del criterio della distanza minima tra le farmacie. Evidentemente, anche sulla spinta delle obiezioni poste dalle Regioni, si è concluso che quella misura avrebbe reso ancora più facile il processo di concentrazione dei presidi nelle aree più favorevoli economicamente, privando le altre di un razionale accesso al farmaco e in pratica sancire la totale anarchia nell’organizzazione del servizio farmaceutico”. Ad affermarlo, commentando il Decreto del ministro della Salute, approvato ieri dal CdM, è Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti.
Per Mandelli, però, “aver mantenuto il criterio della distanza è un atto minimale di buon senso, ma certo non rimedia all’archiviazione, senza discussione, dell’istituto della pianta organica, che aveva assicurato per decenni un servizio adeguato alla distribuzione della popolazione italiana sul territorio, quindi a vantaggio dei cittadini”.
“Inoltre – osserva Mandelli - , senza questo ripensamento, si sarebbe tornati a incidere su un settore che è stato oggetto di interventi in tutti provvedimenti del Governo e del quale, proprio per le ripetute modifiche, ancora non si può dire qual è l’assetto attuale”.
Per la Federazione rimangono altri punti di caduta nel testo. “In primo luogo, affidare al Comune la decisione sui trasferimenti delle sedi farmaceutiche può configurare un conflitto di interessi nel momento in cui nel territorio siano presenti farmacie comunali, nel qual caso l’amministrazione potrebbe trovarsi a decidere su una richiesta della farmacia di cui è titolare”. C’è poi l’aspetto dei contributi all’Onaopsi per gli anni dal 2003 al 2007, che vengono richiesti anche ai professionisti non dipendenti pubblici che furono esentati dalla contribuzione dalla Legge 159/2007. “In pratica, oltretutto in un periodo di crisi economica e occupazionale, i farmacisti si troverebbero a dover versare a un ente delle cui prestazioni non potranno mai fruire”, spiega Mandelli.
“In definitiva – conclude il presidente della Fofi -, mi sembra che il Decreto continui a presentare un vizio di origine: contiene disposizioni eterogenee, molte delle quali non presentano la caratteristica dell’urgenza, che è la premessa necessaria al ricorso alla decretazione. Un conto sono decreti come il Cresci Italia o il Salva Italia, un altro è far diventare questa pratica straordinaria una regola generale, eliminando il confronto con le parti interessate. Non credo che questo sia un vantaggio per la democrazia”.