Lavoro e Professioni
Congresso Anaao. La tavola rotonda: “Dopo il Covid anche guerra e crisi economica rischiano di affossare il Ssn”
di Lucia ContiI medici, stanchi di due anni di lotta al Covid, chiedono di essere valorizzati e, soprattutto, che vengano aumentati gli organici per consentire una migliore distribuzione dei carichi di lavoro, che oggi hanno raggiunto livelli insostenibili, come mostra l'indagine condotta dall'Anaao. Il timore, però, è che la guerra in Ucraina e la crisi energetica ed economica che ne è conseguita possano affossare le speranze nate nei mesi scorsi quando, grazie (paradossalmente) al Covid, la politica sembrava finalmente avere compreso l’importanza del Ssn e di finanziarlo. I medici sono comunque decisi a rivendicare i loro diritti e quelli dei cittadini, che tanto più in un momento di crisi devono poter contare su un pilastro come il Ssn.
Lo hanno detto anche oggi, in occasione della tavola rotonda promossa a Napoli nell’ambito del 25° Congresso nazionale dell’Anaao Assomed. A confrontarsi, moderati dal giornalista Giovanni Rodriquez, sono stati Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute; Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed; Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenas; Filippo Anelli, presidente Fnomceo; Chiara Rivetti, segretaria Anaao Assomed Piemonte e Paola Pedrini, segretaria Fimmg Lombardia.
“La Ragioneria generale dello Stato deve affrontare una sfida terribile. Il Governo sarà impegnato a garantire la solidità di 7 milioni di italiani che, a causa della crisi, rischiano di scivolare nella povertà assoluta, dove già si trovano oltre 5 milioni di persone”, è il quadro dipinto da Walter Ricciardi. Per il consigliere del ministro c’è da aspettarsi “una Finanziaria di guerra” e a poco serviranno “i nostri tentativi di ricordare la lezione della pandemia, cioè che sulla sanità non si deve tagliare e che il personale sanitario è essenziale”.
Per Ricciardi c’è allora bisogno di soluzioni nuove: “In Italia siamo sempre stati bravissimi a reagire”. Lo si è fatto, ad esempio con la pandemia, facendo affidamento sui medici, “che sono stati eroici e sono stati la vera chiave del Ssn in questi due anni”. Ma “se non capiamo come affrontare le questioni con soluzioni nuove, i fattori che costituiscono l’attuale crisi ci travolgeranno”. Per il consigliere del ministro Speranza c’è sicuramente bisogno di maggiori risorse, ma occorrerà anche “ragionare sulla governance”, senza la quale, a proposito di Covid, “avremo un ottobre terribile con aumento pazzesco di mortalità tra i più fragili, che arriveranno all’autunno senza quarta dose”.
Per il consigliere del ministro della Salute non c'è tempo da pedere, perché “questa generazione di professionisti sanitari è l’ultima che può salvare il Ssn. Nessuno vuole privatizzare, nelle intenzioni. Ma è quello che accadrà, se se si imbocca la strada sbagliata al bivio. Occorre investire e ricostruire il Ssn intorno a due pilastri centrali: popolazione e professionisti”. Se non si farà, “rischiamo nei prossimi anni di dire addio al Ssn come lo abbiamo conosciuto”.
Anche il segretario nazionale dell’Anaao, Carlo Palermo, è convinto che si debba riaprire un dibattito sul finanziamento del Ssn, che nonostante l’aumento delle risorse avvenuto in questi anni resta ben distante dal necessario. “Per raggiungere il valore sul Pil speso per la sanità dagli altri Paesi europei, l’Italia dovrebbe aumentare il Fondo sanitario nazionale di 6 miliardi all’anno per 5 anni. E’ vero che è cresciuta la quota di Pil destinata alla sanità in Italia, ma per capire il valore di quel 6,2% dobbiamo chiederci a quanto ammonterà il Pil nel 2025”, ha spiegato.
Per Palermo l’attuale situazione di crisi “avrà inevitabilmente riflessi sulla sanità, che già in passato è stato il bancomat per l’equilibrio dei bilanci”. Il rischio è quello di andare incontro a “un Ssn povero per i poveri e una sanità ricco per i ricchi che sempre più faranno affidamento su assicurazioni e fondi integrativi”.
“Ci aspetta periodo di forti tensioni - ha concluso Palermo - per la difesa del Ssn, che è una immensa infrastruttura che garantisce anche coesione sociale e che è tanto più importante quanto più il Paese è in difficoltà”.
Domenico Mantoan ha invitato a “fare tesoro degli errori fatti negli ultimi 10 anni” in cui “è vero che c’è stato un mancato investimento sulla sanità, ma è altrettanto vero che è mancata capacità innovativa, in assenza di cui abbiamo governato per tetti di spesa”. Uno dei gravi errerò del passato, per il Direttore generale dell’Agenas, è stato anche “creare l’imbuto formativo per mancanza di programmazione e capacità organizzativa”.
È allora necessario invertire la rotta. “Dobbiamo rendere le professioni sanitarie più attrattive e ammettere che se oggi abbiamo Ssn che è tra i meno costosi, è anche perché gli stipendi per personale sanitario è tra i più bassi”. Tra le riforme da fare, dunque, ci sarà quindi da mettere in conto quella per “l’incremento degli stipendi”. Per il direttore generale dell’Agenas la politica ha comunque “capito l’importanza del Ssn, anche per il sistema Paese. Penso quindi, che compatibilmente con tutte le criticità che dovrà affrontare, proverà a mettere la sanità al centro dell’agenda”.
Mantoan ha quindi riferito che Agenas, Regioni, ministero della Salute e Mef stanno lavorando per allineare l’offerta formativa di professonisti al fabbisogno del Ssn. “Che senso ha stabilire dei nuovi standard di posti letto per la terapia intensiva se non ci sono i professionisti?”, ha fatto notare, richiamando alla necessità di un impegno anche da parte delle Università per formare professionisti in linea con gli standard.
Quanto al rischio di una privatizzazione della sanità e di abbandono dell'attuale modello di sanità universale, per Mantoan si tratta di una ipotesi remota per un semplice motivo: “Quanti sono, oggi, a potersi permettere una sanità privata attraverso sistemi assicurativi? Io credo che non ci sia alternativa al Ssn. Penso tuttavia - ha concluso - che ci sia spazio per la sanità integrativa ma che sia inserita e governata all’interno del Ssn”.
“La sanità - concorda Filippo Anelli - non si fa rinnovando, per quanto importante, le strutture, ma si fa con i professionisti, che oggi sono pochi e stanchi”. Per il presidente della Fnomceo l’aumento delle borse di Specializzazione è stata sicuramente “una prima e importante risposta da parte del Governo" , ma “resta il nodo dei rinnovi contrattuali”.
Il presidente della Fnomceo ha evidenziato come “in questi due anni medici hanno fatto sforzo eccezionale. Ora ci aspettiamo un impegno straordinario da parte della politica per i professionisti”, il cui lavoro “è fatto anche di dignità”. Una dignità che, per Anelli, oggi spesso manca: “Quanto accade nei Pronto Soccorso è la punta dell’iceberg che mostra come il sistema inizi a sgregolarsi contro condizioni di lavoro sempre più insostenibili”. Il presidente della Fnomce ha voluto ricordare come non sia più semplice la situazione sul territorio, “dove i medici di medicina generale denunciano stress e sofferenza legato a livelli di lavoro abnorme”.
Per Anelli “per fortuna abbiamo un ministro consapevole delle cose che diciamo e che si fa portavoce all’interno del Governo”. Ma c’è bisogno di una “maggiore spinta complessiva di tutte le componenti della professione affinché il Governo comprenda che questa è una finanziaria importante per dare risposte al personale e fermare lo sgretolamento”. Il presidente della Fnomceo ha fatto sapere che il Comitato centrale dei medici ha già incontrato gli infermieri ed è in programma a breve un incontro con i rappresentanti dei Tsrm Pstrp. “Vogliamo affrontare i problemi insieme, senza delegarli a chi poi mette le professioni l’una contro l’altra. Non ci faremo più strumentalizzare”.
A tale proposito, Chiara Rivetti ha evidenziato come il momento di crisi sia già sotto gli occhi di tutti e stia portando “a scelte al ribasso, che si stanno già facendo. Mi riferisco al coinvolgimento delle cooperative e dei medici non specialisti, alla delega agli infermieri di ruoli che fino a ieri erano dei medici”.
Anche la segretaria regionale Anaao Piemonte ha richiamato alla necessità di investire sul Ssn: “Se lavoriamo in ospedali sotto finanziati, per quanto forte sia il nostro impegno, il paziente arriverà in posti di cura che avranno sempre meno da offrire e preferirà il privato, se potrà permetterselo o rinuncerà a curarsi. Già oggi chi vive ha una salute peggiore e i fragili sono coloro che hanno pagato anche il presso più alto con il Covid”.
Per Rivetti servirà quindi uno sforzo importante “per evitare il più possibile che si allarghi il gap delle diseguaglianze e allontanare il rischio che un Ssn più povero e cittadini più poveri si traduca in un aumento di chi rinuncia alle cure. I diritti - ha concluso Rivetti - non sono per sempre, vanno difesi. In questa battaglia i diritti dei medici e dei pazienti devono unirsi, perché il loro interesse è comune. Difendere chi lavora in sanità significa tutelare la società”.
Paola Pedrini ha chiesto che l’attenzione rivolta oggi al territorio sia l’occasione per valorizzare e migliorare le condizioni di lavoro dei medici di medicina generale e non per indebolire il loro ruolo, di primaria importanza soprattutto in certe aree più isolate del paese, dove il medico di famiglia è e resterà il primo presidio di salute dei cittadini.
“Viviamo in un momento critico per la medicina del territorio, anzitutto per la drammatica carenza di medici di medicina generale”, ha detto Pedrini imputando questa carenza anche all’immagine marginale che è stata data a questa professione all'interno della Medicina. “Dobbiamo valorizzare la medicina generale, renderla più attrattiva. A partire dall’università, dove la medicina del territorio non viene neanche insegnata. Proprio quello, però, è il primo passo per aumentare le vocazioni”, ha detto la segretaria Fimmg Lombardia.
Pedrini ha poi riferito come in Lombardia gli effetti della crisi siano già palpabili: “Le persone hanno già iniziato a scegliere se pagare la bolletta o l’ecografia”. Secondo la segretaria FImmg Lombardia “sarà necessaria anche una rivalutazione sul Pnrr, dal momento che è stato elaborato prima della Guerra”.
Lucia Conti