È un bollettino di guerra il documento elaborato dalla Sivemp (Sindacato italiano veterinari di medicina pubblica) per fare luce sul fenomeno delle aggressioni che i veterinari pubblici rischiano di subire ogni giorno. Percosse e tentativi di gambizzazione, auto e case incendiate, minacce verbali e colpi di pistola contro la porta, teste di capretto mozzate fatte recapitare nelle abitazioni dei veterinari e i loro animali domestici uccisi da bocconcini avvelenati.
Non è un’esagerazione, a questo punto, dire che essere un veterinario pubblico significa anche rischiare la vita. E quelli raccolti dalla Sivemp (31 aggressioni da luglio 2008 a luglio 2012, otto nei soli primi 7 mesi dell’anno in corso) sono solo i casi segnalati tra gli associati sulla base delle denunce presentate all’autorità giudiziaria o alle Asl. Il fenomeno, però, è molto più ampio. Perché molte aggressioni avvengono in luoghi isolati e privati, in totale mancanza di telecamere di sorveglianza o di personale addetto alla sicurezza. Di conseguenza, privi di elementi probanti che sostengano la denuncia, a cui quindi, nella maggior parte dei casi, si rinuncia a far seguito.
Questo rende “impossibile” conoscere la reale l’entità del fenomeno o anche farne una stima, spiega il vicesegretario della Sivemp,
Zaccaria Di Taranto. Ma “dai confronti con i colleghi, dalle preoccupazioni che essi espongono e dalle segnalazioni che inviano al sindacato sappiamo che le aggressioni sono molto più numerose e sempre più frequenti”, afferma.
I veterinari pubblici, quindi, hanno paura. Per questo la Sivemp, nelle scorse settimane, si era scagliata contro il ministero della Salute, reo di avere acconsentito nel 2009 a creare un Osservatorio ad hoc ma di avere poi disatteso le promesse. L’Osservatorio, come spiega il segretario nazionale della Sivemp,
Aldo Grasselli, si era ridotto a un gruppo di lavoro su base volontaristica formato dalle organizzazioni di categoria che ciclicamente presentavano al ministero la documentazione sulla casistica e le proprie proposte e strategie per risolvere il fenomeno. E da parte degli uffici ministeriali investiti del problema “non è mai arrivata alcuna risposta concreta”, denunciava il Sivemp il 10 luglio scorso, annunciando al ministero la decisione di lasciare il gruppo di lavoro in forma di protesta di fronte a questa “inerzia offensiva”.
Proprio questa mossa ha permesso però al Sivemp di ottenere un primo segnale di attenzione. Il 12 luglio, infatti, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha firmato il decreto di istituzione dell'Osservatorio sulle intimidazioni ai veterinari di medicina pubblica. Un riconoscimento “almeno formale” alla problematica evidenziata dai veterinari, ha commentato il segretario nazionale Grasselli. Sottolineando, però, che “il vero lavoro inizia adesso e deve portare ad atti risolutivi concreti".
Tra le proposte della Sivemp per contrastare il fenomeno, come spiega il vicesegretario del Sindacato, Di Taranto, c’è l’avvio di una collaborazione con il ministero dell’Interno e le Prefetture per programmare azioni di intervento da parte delle forze dell’ordine locali. “Il primo passo da compiere – sottolinea però Di Taranto – è quello di un salto culturale, sia tra i veterinari, che devono essere incoraggiati a denunciare le aggressione e, affinché questo avvenga, devono conoscere gli strumenti che hanno a disposizione per la loro tutela. Sia tra le istituzioni e le forze dell’ordine, che devono essere fortemente sensibilizzati su questo fenomeno ancora molto sottovalutato e devono agire per garantire che le tutele nei confronti dei veterinari pubblici siano effettive”.
La Sivemp propone poi la creazione di due fondi, “il primo per coprire le spese legali che un veterinario deve sostenere a seguito della denuncia per aggressione, il secondo per offrire al veterinario un risarcimento del danno subìto, ad esempio nel caso in cui venga distrutta la sua auto. Tale risarcimento sarà diverso e precedente a quello che comunque, in caso di condanna dell’aggressore, il veterinario riceverà a seguito del pronunciamento del giudice”. Le risorse per i fondi, spiega Di Taranto, “potrebbero essere reperite senza ulteriori oneri per lo Stato semplicemente destinando a questo scopo una quota minima dei versamenti da parte dei produttori previsti dal decreto legislativo 194/2008 per il finanziamento dei controlli sanitari ufficiali”.
Infine, per evitare che i produttori e gli allevatori possano mettere in dubbio le competenze o la buona fede di un veterinario che esprime parere negativo nell’ambito di un accertamento, la Sivemp chiede che in caso di contestazione il veterinario sia affiancato da un altro collega. Una procedura che, secondo Di Taranto, “eliminerebbe almeno parte delle tensioni che possono crearsi in caso di segnalazioni di irregolarità e sequestri che i produttori spesso contestano anche con reazioni violente”.
L’Osservatorio sarà convocato per la prima volta subito dopo la pausa estiva di agosto. A presiederlo sarà il sottosegretario alla Salute
Adelfio Elio Cardinale, che in un
messaggio inviato ai componenti dell’Osservatorio il 19 luglio scorso assicura “il forte interesse che il ministero della Salute ha nei confronti degli operatori di sanità pubblica veterinaria impegnati a garantire elevati standard di sicurezza alimentare, sanità e benessere animale. Nell’esprimere il senso della mia più alta stima nei confronti dei medici veterinari di medicina veterinaria pubblica – scrive ancora Cardinale nel messaggio – auspico una forte sinergia al fine di consentire l’espletamento dei loro compiti in quelle situazioni di legalità indispensabili per l’esplicarsi di una corretta ed efficiente azione di vigilanza sanitaria sul territorio”. Un auspicio pienamente condiviso dai veterinari.