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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Covid. Si accende il dibattito interno alle Parafarmacie sulla questione tamponi

immagine 14 gennaio - "E' detto al cittadino, che non potrà scegliere di farlo anche in parafarmacia perchè le parafarmacie non fanno parte del sistema sanitario e non sono collegate al sistema TS. Ma le parafarmacie per definizione sono parte integrante del Ssn, ricevono un codice di tracciabilità del farmaco dal Ministero della Salute, aderiscono al sistema TS", spiegano Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane e Confederazione Unitaria Libere Parafarmacie Italiane. Ma l'Unione Farmacisti Titolari di sola Parafarmacia si smarca e punta al superamento delle parafarmacie.
"Le oltre 5000 parafarmacie italiane e le migliaia di farmacisti che vi lavorano non accettano passivi di diventare vittime inerti dello scempio del buon senso e della verità dei fatti operato da Italia Viva sulla questione tamponi. La recente bocciatura dell'emendamento che avrebbe consentito ai farmacisti delle parafarmacie italiane di effettuare tamponi porta un palese vantaggio corporativo alle farmacie, solo chi avesse come 'faro della propria azione politica' la piaggeria lobbistica potrebbe difendere tale bocciatura, contro l'interesse dei cittadini".
 
Questo il commento di Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane e Confederazione Unitaria Libere Parafarmacie Italiane che, in una nota congiunta, contestano la bocciatura dell'emendamento al decreto Covid al Senato con il quale si era provato ad allargare la rete dei tamponi anche alle parafarmacie. 
 
"E' detto al cittadino in coda al freddo da ore per un tampone, che non potrà scegliere di farlo anche in parafarmacia perchè le parafarmacie non fanno parte del sistema sanitario, non sono collegate al sistema TS, ovvero Tessera Sanitaria, e quindi non potrebbero trasmettere i dati e gli esiti stessi dei tamponi. Ma le parafarmacie per definizione sono parte integrante del Sistema Sanitario, ricevono alla nascita un codice di tracciabilità del farmaco dal Ministero della Salute, aderiscono al sistema TS, trasmettono ogni giorno per legge i dati del 730 precompilato, sono collegate al sistema della Ricetta Elettronica Veterinaria, in molte regioni erogano servizi come il Cup, la dispensazione di prodotti per celiachia, di dispositivi medici, di presidi per diabetici, per incontinenza. Il tutto nell'alveo del Sistema Sanitario Nazionale", spiega la nota.
 
"L'autorizzazione alla trasmissione dei dati inerenti i tamponi sarebbe una mera formalità, basterebbe per lo più un click, e di certo non una piattaforma apposita che comporti alcuna ingente spesa per lo Stato, come è stato detto in questi giorni. La privacy e la sicurezza dei dati sarebbe ed è ogni giorno garantita in farmacia come in parafarmacia dal Gdpr, il Regolamento Generale sulla Protezione dei dati a cui devono aderire per legge tutti coloro che trattano dati sensibili, dai semplici dati anagrafici in su. Si dice poi al cittadino arrabbiato, infreddolito e stanco che non può andare a farsi fare il tampone in parafarmacia perchè c'è una sentenza della Corte Costituzionale che vieta alle parafarmacie le analisi di prima istanza. Ebbene i tamponi non c'entrano nulla, e la sentenza della Corte Costituzionale citata parlava di tutt'altro: si limitava ad annullare un'iniziativa regionale che dava le autoanalisi alle parafarmacie, contestandola non nel merito – non è prerogativa della Consulta – ma nel metodo, visto che quella decisione non era di competenza regionale. Tutto qui", aggiungono.
 
"Citare quella sentenza, di metodo e non di merito, come se esprimesse un preciso volere della Consulta significa mancare di rispetto, di conoscenza e di buon senso. Ci chiediamo dunque quale sia la reale portata dell'opacità di talune scelte politiche di questo partito, così sicuro oggi nel negare servizi e diritti, così pronto a compiacere sacche di potere nostrane, e così capace di ammantare il tutto di convincente Rinascimento. Al cittadino infreddolito, positivo e stanco, si dice che il suo benessere e la sua salute contano infinitamente meno degli interessi corporativi di turno. Ebbene, ora almeno sa chi ringraziare", conclude la nota.
 
Da questa polemica prende invece le distanze l'Unione nazionale farmacisti titolari di sola parafarmacia che, in una nota a firma del presidente nazionale Daniele Viti, spiega: "Le recenti polemiche scaturite dagli emendamenti presentati e respinti, nei vari provvedimenti, affinché i tamponi rapidi potessero essere esecutati anche in parafarmacia, evidenziano appunto, per l’ennesima volta, la necessità di mettere mano ad un provvedimento che guardi al superamento delle parafarmacie in quanto rappresentanti di un’attività monca rispetto alla professionalità che ci compete.
Una piccola boccata d’ossigeno i tamponi l’avrebbero data alle nostre attività, nonostante avrebbe favorito le c.d. catene di parafarmacie rappresentate dalle Gdo (orientante al mercato e non alla salute del cittadino). Certamente non sarebbe stata questa goccia nell’oceano, a cui noi teniamo professionalmente, a risolvere la dicotomia creata dalla politica e che la politica deve occuparsi di risolvere".
 
"Non siamo alla ricerca di provvedimenti estemporanei e non strutturali che favorirebbe esclusivamente le Gdo (dai fatturati invidiabili) e chi, non farmacista, desidera speculare su questo settore designando così la nostra “morte” ad opera loro e delle società di capitali che stanno acquisendo, con la l. 124, molte delle farmacie presenti sul territorio nazionale favorendo, ulteriormente, una logica commerciale del farmaco: un bene per la salute pubblica, non misurabile con le esigenze di magazzino. Ecco perché torniamo nuovamente a richiedere l’attenzione delle Istituzioni (tutte) e della politica, affinché si adottino soluzioni strutturali che consentano ai farmacisti titolari di parafarmacia di tornare a svolgere il proprio lavoro che deve essere definito, una volta per tutte, al netto di qualsiasi mortificazione per la nostra professione. Qualsiasi altra “soluzione al ribasso”, dovesse anche passare per l’esecuzione di nuovi servizi, non farebbe che rimandare ulteriormente il problema, frustrando per l’ennesima volta le legittime aspirazioni dei colleghi", conclude Viti.
14 gennaio 2022
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