Dalla stagione dei tagli a quella delle nuove priorità. Una stagione che vede il ritorno in primo piano della tutela della salute e la rinata valorizzazione delle farmacie e dei farmacisti attraverso il riconoscimento della politica. E anche il concretizzarsi di un progetto nato nel 2006 dove si prefigurava una farmacia nella quale si vaccina, si fa attività diagnostica, ci si assicura del buon uso dei farmaci che i farmacisti dispensano ai pazienti e si conducono campagne di prevenzione attiva.
È uno scenario nuovo quello descritto dal presidente delle Fofi,
Andrea Mandelli, nella sua relazione al
Consiglio nazionale della Federazione, che si è tenuto presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aromatariorum Urbis a Roma.
Grazie ad un’analisi dettagliata dei cambiamenti strategici avvenuti nel recente periodo, ai quali ha contribuito anche la pandemia, Mandelli punta i riflettori sui tanti obiettivi raggiunti e sulle sfide da affrontare. Lanciando però anche un ammonimento: “Nel cammino verso il conseguimento degli obiettivi abbiamo dalla nostra parte la forza dei dati, l’orientamento della politica e il sempre maggiore sostegno dell’opinione pubblica. Ma ciononostante non abbiamo di fronte un percorso in discesa”. Vanno infatti chiarite alcune contraddizioni contenute nel Pnrr e relative al ruolo del Farmacista, sciolto il nodo della carenza di personale, introdotto rapidamente il Dossier farmaceutico. E ancora, conquistata una nuova remunerazione, una nuova governance dell’assistenza farmaceutica, la stabilizzazione dei servizi attribuiti nella fase emergenziale e altro ancora.
“Spesso ho iniziato le relazioni al Consiglio nazionale con un’analisi del finanziamento della Sanità italiana, per concludere immancabilmente che il Ssn era stato oggetto di tagli, e che la crescita del finanziamento era costantemente inferiore all’aumento del fabbisogno reale – ha esordito Mandelli – quest’anno possiamo tracciare un’analisi differente. L’irrompere della pandemia ha determinato uno shock, un rovesciamento delle priorità e il ritorno in primo piano della tutela della salute. Accanto a questo fondamentale elemento di novità ve n’è un altro altrettanto importante. Mi riferisco alla percezione che oggi la politica ha del nostro ruolo, dell’efficienza della rete delle farmacie di comunità e delle funzioni centrali che svolgiamo negli ospedali e nei servizi territoriali delle ASL, così come nell’industria e nella ricerca”.
Un salto di qualità - esplicitato nelle parole di riconoscimento del ruolo fondamentale dei farmacisti del Ministro della Salute,
Roberto Speranza, del Commissario straordinario, Generale
Francesco Figliuolo e del presidente dell’Is,
Silvio Brusaferro che hanno riconosciuto più volte il ruolo dei farmacisti – frutto soprattutto dell’“impegno dei farmacisti, della nostra preparazione, della capacità di resistere alla pressione adattandoci, nel contempo, alle nuove esigenze che si andavano presentando, sostenendo, e a volte vicariando, il sistema e le sue carenze”, ha sottolineato il Presidente Fofi.
Tuttavia, la traiettoria del riassetto dell’assistenza territoriale e delle cure primarie, ha avvertito Mandelli, non è ancora completamente tracciata e non è nemmeno chiarito fino in fondo quale ruolo è previsto per i farmacisti e le farmacie.
Le contraddizioni del Pnrr. “Siamo di fronte a una palese contraddizione – ha spiegato – per esempio, tra quanto prevede la Missione 5 coesione e inclusione del Pnrr e quanto prevede la Missione 6 salute. Nella Missione 5 si affronta il tema delle farmacie dei piccoli centri, con popolazione fino a 3000 abitanti, precisandone le funzioni. Nel testo si prefigurano risorse finanziarie pubbliche per incentivare i privati a investire nell’adeguamento di tali farmacie al fine di rafforzarne il ruolo di erogatori di servizi sanitari. Un ruolo partecipe del servizio integrato di assistenza domiciliare capace di fornire prestazioni di secondo livello. Sia pure in estrema sintesi, è quanto abbiamo già delineato con il modello della farmacia dei servizi: una struttura capace, come indicato anche nell’Atto di indirizzo per il rinnovo della Convenzione, di prendere in carico il paziente sul territorio in collaborazione con i medici e le altre professioni sanitarie”.
Ma nella Missione 6, invece spiega Mandelli “non si menziona il ruolo del farmacista e delle farmacie. Si parla diffusamente di equipe multidisciplinari, di strutture per l’assistenza di prossimità. È evidente che in queste definizioni generali dobbiamo far sì che venga inserito il nostro ruolo e quello dei nostri presìdi. L’alternativa di cui si è parlato, le case di comunità, ci vede perplessi”.
E c’è anche un’altra contraddizione: “Per la telemedicina a livello nazionale è prevista una spesa di un miliardo, giustamente. Ma se queste tecnologie vengono concentrate nelle case di comunità, ancora una volta si costringe il cittadino, compreso chi soffre di una ridotta mobilità o ha condizioni lavorative particolari, a spostamenti evitabili”.
La risposta a queste, che sono solo alcune delle obiezioni sollevate, è una sola, ha aggiunto Mandelli: “La rete c’è già ed è quella delle farmacie. Una rete che opera da decenni, che ha dimostrato una grande capacità di risposta e di flessibilità. I farmacisti hanno mantenuto la posizione nei momenti più drammatici della pandemia e lo hanno fatto innovando, ampliando la loro sfera d’azione”.
Personale capitolo costantemente sottovalutato. Ma il contributo dei farmacisti al potenziamento dell’assistenza territoriale tocca anche l’aspetto cruciale della carenza di personale “un capitolo negli anni costantemente sottovalutato” e per ovviare al quale non sono previsti fondi specifici: “È evidente che si deve aumentare l’organico del personale di tutto il Ssn, ma non si può non vedere che affidare alcune prestazioni anche al farmacista può indubbiamente alleggerire il carico di lavoro del medico, diminuire la pressione sulle strutture di ricovero, consentire al medico di dedicarsi a compiti e funzioni che sono soltanto suoi. Lo ripeto – ha aggiunto – i confini delle funzioni di ciascuna professione della salute non possono essere ancora tracciati da una legge del 1934, ma dalle competenze e dalle esperienze maturate. Oggi è evidente che il farmacista in Italia, come in tutto il mondo, può fare molto di più di quanto gli è riconosciuto dalla normativa vigente. E il farmacista deve essere messo in condizione di esprimere tutte le sue potenzialità.”
Fascicolo sanitario elettronico e Dossier farmaceutico. C’è un altro investimento della Missione 6 che riguarda direttamente i farmacisti ha poi sottolineato Mandelli, ed è quello di 1,38 miliardi dedicato al Fse. “L’opera dei farmacisti in questi mesi è stata preziosa per allargare l’attivazione del Fascicolo, - ha evidenziato – così come è stata centrale per la totale dematerializzazione delle ricette, realizzata in una fase difficilissima. Eppure, ancora manca una componente fondamentale: quel Dossier farmaceutico, strumento fondamentale per la presa in carico del paziente, che avevamo ottenuto con il cosiddetto Decreto del Fare e che abbiamo difeso con successo in seno alla Cabina di regia per l’implementazione del Fse. È evidente che se oggi si investe sul Fse si deve prevedere una rapida introduzione del Dossier farmaceutico perché non solo è indispensabile per la messa in rete del farmacista, a vantaggio della sinergia interprofessionale, ma può offrire dati preziosi anche ai fini della realizzazione dei modelli predittivi, della sorveglianza e della vigilanza sanitaria che sono stati indicati come obiettivi primari del Ssn. E coerentemente si deve considerare la nostra professione nel capitolo della formazione specifica sulle tecnologie digitali prevista dalla stessa Missione 6”.
E la Federazione ha già avanzato le sue proposte, ha rilevato Mandelli alcune delle quali rientrano nell’ambito del Pnrr.
Stabilizzare quanto acquisito. Il presidente Fofi ha poi puntato i riflettori sulla necessità di dare continuità a quanto ottenuto grazie all’emergenza pandemica: “Non tutto quanto si è ottenuto è da considerarsi acquisito una volta per tutte. L’esecuzione dei tamponi, la possibilità di praticare le vaccinazioni contro il Sars-CoV2 e l’influenza stagionale, sono funzioni che sono state attribuite ai farmacisti a titolo sperimentale, legate alla situazione contingente, per un tempo limitato e definito. Certamente è poco plausibile che il prossimo 31 dicembre si possa riportare indietro l’orologio a due anni fa, soprattutto se, come probabile, verrà prorogato lo stato di emergenza. Ma è evidente che la stabilizzazione di queste prestazioni nella pratica professionale e nell’operatività della farmacia dipende dalla nostra capacità di continuare a fornire la risposta che abbiamo dato finora ai bisogni dei nostri concittadini. E soprattutto dobbiamo produrre il massimo sforzo perché protocolli e disposizioni nazionali, magari anche approvati dalla Conferenza Stato- Regioni, vengano poi effettivamente applicati a livello regionale”.
Remunerazione aggiuntiva. Mandelli ha poi voluto ricordare che sono arrivati segnali positivi dal Governo anche su altri fronti, quali quello sulla remunerazione aggiuntiva al rimborso dei farmaci erogati in regime Ssn: “Complessivamente lo stanziamento è di 50 milioni a valere dal 1° settembre al 31 dicembre 2021 e di 150 milioni per il 2022. Un remunerazione aggiuntiva che mira a valorizzare l’atto professionale della dispensazione sganciandolo, almeno in parte, dal prezzo del farmaco, nonché a valorizzare l’attività delle farmacie più piccole e collocate nelle zone economicamente meno appetibili e con i minori fatturati a carico del Ssn. Certamente non è una riforma della remunerazione – ha aggiunto – ma è innegabile che, per la prima volta, nell’ultimo ventennio almeno, vediamo un riscontro economico per le funzioni fondamentali assicurate dalla farmacia, e un riconoscimento della nostra funzione sociosanitaria sul territorio”.
Altro punto fondamentale riguarda i Farmacisti ospedalieri: “Aumentare le assunzioni per potenziare questi ruoli nel Servizio sanitario rimanda necessariamente al tema delle Scuole di specializzazione e del trattamento economico e previdenziale degli specializzandi in Farmacia ospedaliera. Non è concepibile che in strutture nelle quali vengono gestiti complessivamente farmaci per un valore di miliardi di euro si prevedano soltanto 3mila farmacisti in organico”.
Rinnovo del contratto di lavoro. Nella relazione non poteva mancare un riferimento al rinnovo del contratto di lavoro. Come sapete, la Federazione non partecipa alle trattative. Ed è un fatto estremamente positivo che con l’accordo siglato sia stato previsto uno step intermedio: quello del farmacista collaboratore nell’ambito della ‘farmacia dei servizi’, con una o più mansioni tra quelle inserite nel contratto stesso. Resta fermo che l’obiettivo, lo sosteniamo dal 2006, è il passaggio a un contratto di area sanitaria, adattato alle caratteristiche e alle possibilità della farmacia, e abbiamo incaricato un gruppo di giuslavoristi di realizzare un approfondimento di questo tema, che metteremo a disposizione delle rappresentanze di titolari e collaboratori.
Ha toccato poi il tema della formazione, sia su quella realizzata durante l’emergenza con la collaborazione dell’Iss, sia quella del percorso di laurea che “impone la revisione del corso di laurea in Farmacia e Farmacia Industriale”. Sul tema formazione Mandelli ha poi voluto ricordare le iniziative messe in campo dalla Federazione e dalla Fondazione Cannavò.
Tirando le somme, ha concluso Mandelli: “Il Governo ha toccato con mano la capacità dei farmacisti di contribuire alla tutela della salute, ha visto quanto la professione può fare per i cittadini e per il Servizio sanitario. È questa la fase in cui possiamo e dobbiamo ottenere quanto chiediamo per poter operare al meglio: una nuova Convenzione, una nuova remunerazione, una nuova governance dell’assistenza farmaceutica, la stabilizzazione dei servizi che ci sono stati attribuiti nella fase emergenziale”.
Nel 2006, ha aggiunto “un gruppo di giovani aveva elaborato un progetto per il futuro della nostra professione, dove si prefigurava una farmacia nella quale si vaccina, si fa attività diagnostica, ci si assicura del buon uso dei farmaci che dispensiamo ai pazienti e si conducono campagne di prevenzione attiva. Un nuovo ruolo per il farmacista che richiede anche una riforma del corso di laurea, un diverso rapporto con il resto del Servizio sanitario. Oggi tutto questo si è realizzato e, senza nessun autocompiacimento, possiamo affermare che quella promessa è stata mantenuta, che quell’obiettivo è stato raggiunto. Ci attendono altre battaglie, certamente, ma la prima e più importante credo che possiamo dire di averla vinta”.