26 febbraio -
I Presidenti degli Ordini dei Medici pugliesi annunciano che “per dovere istituzionale” parteciperanno domani alla presentazione del Piano di riordino ospedaliero da parte del Presidente Emiliano, rivendicando però “il proprio ruolo di ente sussidiario dello Stato che tutela al tempo stesso le prerogative della professione e la salute dei cittadini”.
In un comunicato congiunto,
Salvatore Onorati, presidente OMCeO della Provincia di Foggia;
Benedetto Del Vecchio, presidente OMCeO della Provincia di Barletta Andria Trani;
Filippo Anelli, presidente OMCeO della Provincia di Bari;
Emanuele Vinci, presidente OMCeO della Provincia di Brindisi;
Cosimo Nume, Presidente OMCeO della Provincia di Taranto e
Luigi Pepe, presidente OMCeO della Provincia di Lecce, auspicano infatti che “dopo la presentazione del Piano di riordino ospedaliero si apra con la Regione una fase di confronto nel merito, per garantire il massimo livello di condivisione su criteri e regole” ed esprimono “rammarico” che “l’approccio inclusivo scelto dalla Regione sia stato messo in atto un po’ tardivamente e che non ci sia stato un coinvolgimento della professione nella fase di elaborazione del piano. Da tempo, del resto, gli Ordini sono in attesa dell’insediamento del più volte annunciato Consiglio Regionale Sanitario, come organo consultivo e luogo di confronto istituzionale con il governo regionale in materia di Sanità”.
Secondo i rappresentanti della professione, l’adozione del Piano “deve partire da valutazioni più generali che devono guidare la sua attuazione nella nostra regione. La Sanità pugliese oggi paga le conseguenze di un de-finanziamento di lungo periodo del sistema sanitario, di cui la Legge di Stabilità rappresenta uno degli ultimi atti, poiché determina una riduzione delle risorse che obbliga di fatto le regioni ad un taglio della rete ospedaliera. Premesso che i medici hanno sempre appoggiato interventi tesi a razionalizzare e a rendere più efficiente il servizio sanitario e l’uso delle risorse a disposizione, occorre però valutare se non si sia arrivati ad una compressione della spesa che rischia di intaccare pesantemente la qualità del servizio sanitario a scapito della salute del cittadino e dell’equità territoriale”.
Se infatti, per i presidente degli Ordini dei medici della Puglia, “l’applicazione dei costi standard ha una logica condivisibile nel processo di efficientamento del sistema sanitario, a costi standard dovrebbero corrispondere risorse e parametri standard. Invece, la realtà dei dati ci restituisce l’immagine di una distribuzione non equa delle risorse. La spesa sanitaria in Puglia nel 2014 è stata di 7,1 miliardi di euro, mentre a parità di popolazione una regione come l’Emilia Romagna ne ha spesi 8,7 miliardi (Dati Agenas). Nel corso del Piano di Rientro 2011-2013 il blocco del turn over in Puglia ha determinato un depauperamento di risorse pari al 6% del personale del SSN (circa 3500 unità). Con conseguenze che erano evidenti già nel 2012: la Puglia aveva 89,6 unità di personale sanitario ogni 10mila abitanti contro i 133,5 dell’Emilia Romagna e i 135,4 della Toscana (dati Istat 2012). Se guardiamo solo a medici e odontoiatri, ogni 10mila abitanti nel 2012 erano 19,6 in Emilia Romagna e 22,1 in Toscana contro i 15,4 della Puglia. E l’equità territoriale non è riscontrabile nemmeno se si guardano i numeri dei posti letto. I posti letto per assistenza residenziale ogni 10mila abitanti erano 16,8 in Puglia, contro i 39,9 della Toscana e i 47,9 dell’Emilia Romagna. Infine, benché elevato in termini assoluti, il costo per abitante del personale in Puglia è tra i più bassi d’Italia, dopo Lazio e Campania”.
“Le dotazioni maggiori di risorse – proseguono i presidenti - dipendono attualmente dall’indice di ponderazione calcolato sulla percentuale di popolazione anziana. Eppure, l’ultimo indice ISTAT, mostra come la forbice tra Puglia ed Emilia Romagna in termini di composizione della popolazione si sia quasi annullata e quindi la differenza in termini di risorse non sia altro che un sotto-finanziamento del sistema pugliese, che ogni anno può contare su 600 milioni di euro in meno rispetto all’Emilia Romagna”.
Un altro aspetto su cui i Presidenti intendono attirare l’attenzione è legato al costo delle strutture sanitarie. “Urge anche da parte del territorio un’attenzione maggiore rispetto all’efficienza del sistema, a tutto vantaggio in ultima analisi della qualità del servizio erogato al cittadino. Tuttavia, si dovrebbe richiedere che le strutture pubbliche siano sottoposte agli stessi requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi delle strutture private accreditate, come prevedono le norme vigenti mai attuate. Inoltre, il timore degli Ordini è che si parta dal presupposto che, siccome in alcuni casi le risorse sono state spese male, ci sia spazio per effettuare ulteriori tagli. Infine, la soppressione di alcuni ospedali deve essere contemporanea all'aumento dei posti letto di residenzialità territoriale, mentre i posti letto per acuti non devono essere inferiori agli standard nazionali e vanno distribuiti equamente sul territorio regionale, superando la logica delle ASL provinciali e risolvendo l’attuale diseguale distribuzione di posti letto pro capite sul territorio regionale, che vede alcune aree penalizzate”.
Dato il quadro generale, gli Ordini dei medici di Puglia auspicano che “il Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera – così come più in generale del sistema sanitario - adotti strategie politiche che tengano in considerazione due punti fondamentali: la difesa del sistema sanitario pubblico regionale, come sistema universale, equo e solidale; la necessità di affrontare la “questione meridionale” dal punto di vista sanitario, per consentire in modo equo a tutte le regioni di partire dagli stessi parametri e dalle stesse dotazioni standard. Standard omogenei di assistenza, qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza possono essere garantiti solo se anche le risorse a disposizione sono omogenee”.