13 settembre -
Giacomo Leopardi è stato per me un vero secondo padre. Un padre professionale, dal quale ho appreso tutto ciò che oggi so e vivo di questa nostra splendida e unica professione.
Quando nel 2009 mi accompagnò a sostituirlo alla guida della Fofi sapevo che il suo sguardo, il suo acume, le sue parole e i giudizi schietti e sempre puntuali non mi avrebbero mai lasciato.
Giacomo Leopardi è stato sempre con me, con noi, presente fino all’ultimo nella vita di questa Federazione che ha guidato per 24 anni raccogliendo attorno a sé un consenso e un affetto che, mi rendo conto oggi che non c’è più, saranno molto difficili da replicare nella misura e nelle forme che lui ha sempre saputo attrarre.
Perché Leopardi, apparentemente schivo, di poche parole, sapeva invece come conquistare il cuore e le energie degli uomini. Chi lo ha conosciuto, e grazie alla sua lunghissima vita nella professione in moltissimi hanno avuto questa fortuna, sa che quella che poteva apparire come cautela o prudenza era in realtà quella capacità, che nei nostri tempi stiamo sempre più perdendo, di vedere oltre. Di andare sempre un passo più in là del presente, della polemica spiccia e contingente.
Una qualità di chi sa che il tempo passa, gli uomini anche, ma le idee e i progetti solidi no.
E Leopardi era un uomo solido. Di principi, di regole, di comportamenti. Lo è stato nella professione di farmacista, nella sua esperienza prima in Federfarma e poi in Fofi e nel suo quinquennio europeo come parlamentare italiano a Bruxelles dal 1994 al 1999.
Ciao Presidente, i farmacisti italiani, e io per primo, le saranno sempre debitori.
Andrea Mandelli