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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Troise (Anaao): “Giovani e donne medico sono il nostro presente”

6 giugno - Di seguito l'editoriale di Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed, pubblicato sull'ultimo numero di Dirigenza Medica e dedicato ai giovani medici del sindacato in occasione della loro prima Conferenza nazionale.
 
L’Italia non è certo un Paese per giovani. E nemmeno il suo sistema sanitario appare friendly per le nuove generazioni”. Con queste parole aprivo un editoriale di Dirigenza Medica che annunciava la nascita di Anaao Giovani. Sono passati quasi tre anni, si sono avvicendati tre Governi, il Servizio sanitario nazionale è entrato in una crisi di sistema, figlia anche, ma non solo, del più profondo sconvolgimento economico e sociale del dopoguerra,ma nessuna delle criticità dei giovani medici che allora evidenziavo ha trovato soluzione. Sono più che mai attuali le tematiche della I Conferenza Nazionale Anaao Giovani del 19 giugno a Bari che continuano “a mordere” una nuova generazione di medici “un lunghissimo periodo formativo, una insufficiente expertise professionale, una stagione di precariato che sembra eterna, un futuro previdenziale reso drammatico dalla rottura del patto intergenerazionale”.
 
Una generazione, quella che ha scelto il corso di laurea in medicina o biologia, ancora a rischio di smarrimento, un fenomeno sociale che si aggira nel Paese, non solo il nostro, come una mina vagante. Anzi, sta assumendo dimensioni preoccupanti la fuga dall’Italia durante il periodo di formazione specialistica, portando via energie e competenze e vanificando lo stesso investimento formativo. Ed aumenta la lunghezza del periodo di disoccupazione o sottoccupazione, producendo effetti a lungo termine soprattutto per quanto riguarda reddito, possibilità di carriera, previdenza. Stride con questo scenario la presenza e l’estendersi di una sfiducia, profonda e generalizzata, verso tutti e tutto. Compreso il sindacato. Giovani apparentemente disinteressati del presente. E del futuro. Immersi in una sorta di lettura abulica della realtà che rende tutto uguale, riluttanti a cogliere le differenze, propensi a vedersi nella notte in cui tutti i gatti hanno lo stesso colore.
 
Paradossalmente, l’acuirsi di incertezze e criticità nel mondo del lavoro si accompagna al distacco dal mondo sindacale, facendo ritenere antiquata l’idea associativa come forma organizzata di tutela delle aspettative e dei legittimi interessi individuali e generali. O forse inutile l’agire perché nessuno rimanga solo con i propri problemi. Una illusione, la solidarietà professionale, che fa assumere i problemi di uno come problemi di tutti. “An injury to one is an an injury to all” era il motto di un sindacato americano del primo Novecento.
 
Comunque sia, è messa in discussione l’effettiva capacità delle organizzazioni sindacali di rappresentare in maniera adeguata le molteplici forme del lavoro in sanità e le diverse funzioni in cui viene declinato, e di allineare il modello organizzativo alle nuove modalità di aggregazione professionale e sociale. La difficoltà a coinvolgere i giovani rischia di rendere non più edulcorabile la crisi del sindacato, comune a confederali ed autonomi, espressione anche dell’onda lunga del pensiero anti istituzioni, che la crisi economica ha alimentato ed amplificato, giunto a considerare i sindacati partecipi di un complotto contro i giovani.
 
Anche l’iscrizione all’Anaao Assomed per un medico giovane è oggi difficile, apparendo non adeguatamente risolta la contraddizione tra esigenza di tutela e rappresentanza di legittimi interessi e prerogative e la spinta all’atomismo, al chiudersi in un cerchio dove coltivare il proprio particolare. Per di più, appare interrotta la stessa linearità del percorso studio-lavoro che ha caratterizzato le generazioni precedenti. L’ospedale non è più la meta agognata né il punto di arrivo di una storia naturale del “fare il medico”, di un percorso formativo lungo più di 10 anni. Complici il peggioramento delle condizioni di lavoro, e delle retribuzioni, nonché il fallimento della programmazione dei fabbisogni formativi specialistici, in alcune discipline cominciano a diffondersi forme di lavoro, anche di tipo collegiale, nelle quali i medici rifuggono lo status di dipendente per muoversi come autonomi cottimisti di lusso.
 
Nemmeno il sorpasso di genere che si profila in Sanità appare accompagnato da una “rivoluzione” che a parole si proclama, ma che nei fatti non riesce ad esprimere una diffusa consapevolezza della necessità di un soggetto sindacale coerente col disagio femminile rispetto agli storici canoni organizzativi in Sanità. Un soggetto capace, cioè, di un’elaborazione finalizzata a rappresentanza e protagonismo, non solo verso modelli di lavoro life balanced,ma anche verso la costruzione di modelli di cura attraversati dal pensiero e dall'espressione della differenza.
 
L’offerta sindacale oggi, polverizzata in una miriade di sigle anche micro, è caratterizzata troppo spesso da profili di “medici arrivati”, poco percepiti come colleghi partecipi di un’unica battaglia professionale, quasi una controparte o comunque una parte che ha scaricato sui giovani debiti individuali e contraddizioni di sistema. Le stesse modalità della attività sindacale non sono giudicate adeguate alla nuova democrazia rappresentativa e partecipativa, dei blog, di facebook o youtube. Senza una forte assunzione di responsabilità verso le nuove leve da parte del sindacato si produrranno ulteriori guasti sociali, fratture tra giovani e non, nuove divisioni e contraddizioni in un mondo del lavoro completamente diverso rispetto a soli 20 anni fa. Un sindacato come l’Anaao Assomed non può non tenerne conto. Quando cambia il contesto, cambiare il nostro modo di essere non è più una scelta ma una necessità.
 
“Anaao Giovani” deve dimostrarsi capace di dare una risposta concreta e diretta alle nuove realtà del lavoro medico e professionale, ma nello stesso tempo un banco di prova della nostra volontà di avviare e governare un ricambio generazionale favorendo la unione e la contaminazione di esperienze, anche attraverso la partecipazione dei giovani agli organismi statutari a tutti i livelli. Non un rinnovamento anagrafico, omaggio alla moda giovanilista del tempo, ma la consapevolezza della necessità di cambiare il modo di essere sindacato, a cominciare dall’immagine e dalla percezione che del sindacato hanno molti colleghi giovani.
 
“Anaao Giovani” deve essere un laboratorio di under 40, attrezzato per agire sul campo con proprie  iniziative e proposte, per esprimere il proprio punto di vista con la necessaria autonomia organizzativa, anche nella scelta di un proprio gruppo dirigente, uno dei luoghi dove ripensare e ridefinire il sindacato dei prossimi anni. Un laboratorio, non un ghetto, per assicurare la trasmissione di storia, competenze e valori a nuove leve sindacali, permettere in campo una nuova generazione reclutandone le intelligenze professionali, la passione civile, la spinta conflittuale.
 
Non dirò che giovani e donne sono il nostro futuro. Essi sono il nostro presente, chiamati ora a prendere l’Anaao nelle loro mani per assicurarle una storia ancora più gloriosa di quella vissuta nei suoi primi 50 anni. Noi faremo la nostra parte. Ma tocca a loro muoversi per partecipare, contare, decidere. Per cambiare le parole ed i paradigmi della professione, a (ri)cominciare dalla formazione e dal valore della salute. Per essere protagonisti responsabili e creativi del cambiamento della sanità italiana.
 
Costantino Troise
6 giugno 2013
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