toggle menu
QS Edizioni - mercoledì 4 dicembre 2024

Farmaci equivalenti. Italia ancora fanalino di coda in Europa

23 aprile - Un’estesa  diffusione dei farmaci equivalenti in Italia deve partire da un adeguato coinvolgimento e da una corretta informazione delle istituzioni pubbliche, degli addetti ai lavori e dei cittadini, con una particolare attenzione al ruolo delle regioni, detentrici della spesa sanitaria sul territorio. È necessario inoltre guardare a modelli virtuosi per l’impiego degli equivalenti, sull’esempio della Francia, dove è stato stipulato un accordo tra il sindacato dei farmacisti e il sistema previdenziale francese per l’obbligatorietà della sostituzione da parte del farmacista, a vantaggio sia del cittadino che del servizio sanitario nazionale. Sono queste le conclusioni scaturite dal workshop intitolato “I farmaci equivalenti per la sostenibilità del Sistema sanitario regionale in Emilia Romagna”, organizzato al Cosmofarma di Bologna dalla rivista About Pharma and Medical devices  con il patrocinio di Assogenerici e il contributo incondizionato di Mylan.

L’evento ha messo in evidenza come da cinque anni il mercato globale dei farmaci equivalenti abbia avuto un trend più alto rispetto al totale del mercato mentre nel nostro paese gli equivalenti hanno venduto nel 2012 circa 300 milioni di pezzi che rappresentano il 25% del mercato dei medicinali non coperti da brevetto e solo il 16% del mercato totale. Un dato quest’ultimo che relega l’Italia in coda alla classifica europea.

Un case study presentato durante l’evento e riguardante la spesa per una patologia cronica ha messo in evidenza come, a fronte di un impegno economico pari al 52,9% del totale per molecole non coperte da brevetto, sia stato curato il 76,4% dei pazienti. La spesa media per paziente curato con molecole non coperte da brevetto è stata infatti di 100 euro mentre per le molecole con brevetto il dato è di 289 euro. Un esempio indicativo che dimostra il ruolo del farmaco equivalente nel garantire cure adeguate ad un maggior numero possibile di pazienti.

Nell’ambito del workshop si è discusso anche degli effetti della riforma Balduzzi ed è apparso chiaro come il provvedimento abbia dato solo un leggero impulso al mercato dell’equivalente, con un effetto più marcato solo per quei medicinali completamente off-patent, ad esempio gli inibitori di pompa protonica che hanno visto aumentare le vendite dell’equivalente in regioni come Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna.  La diffusione dei farmaci equivalenti presenta  infatti situazioni abbastanza diversificate da regione a regione con una maggiore concentrazione al centro nord.

In Emilia Romagna per esempio si evidenzia una diffusione sopra la media in molte aree terapeutiche. Dopo il decreto di ‘Spending Review’ e l’indicazione alla prescrizione per principio attivo, nel segmento dei farmaci inibitori di pompa acida (antiulcera) si raggiunge il ‘sorpasso’ dei farmaci equivalenti rispetto ai brand a brevetto scaduto che coprono a Dicembre 2012 il 57% della spesa rimborsata per la classe.

“Vista la necessità di ottimizzare la spesa sanitaria e farmaceutica, il servizio sanitario della Regione è impegnato fortemente nella diffusione dell'uso dei farmaci equivalenti, come dimostra l’ accordo del marzo scorso tra l’assessore alle politiche per la Salute Lusenti, e tutti  i sindacati dei medici di medicina generale che dedica particolare attenzione a questo tema  – ha dichiarato Luisa Martelli, Responsabile Servizio Politica del Farmaco - Regione Emilia Romagna – la loro adozione permette un risparmio importante per la collettività perché libera risorse economiche che possono essere destinate all'utilizzo di farmaci innovativi e a servizi sanitari qualificati. Il nostro obiettivo è quello di migliorare ulteriormente la posizione dell’Emilia Romagna nella classifica delle regioni più virtuose dal punto di vista della spesa farmaceutica per offrire costantemente servizi di livello ottimale”.

“L’utilizzo dei generici porta certamente ad un risparmio economico, ma false credenze limitano la diffusione del loro uso nella popolazione anziana, quella che ovviamente consuma più farmaci – ha dichiarato Graziano Onder della Direzione Scientifica Italia – si ritiene erroneamente che il paziente preferisca il farmaco di marca e questo porti ad una migliore aderenza alle terapie. In realtà, le preferenze sono strettamente legate alle informazioni ricevute dal proprio medico e studi clinici dimostrano che una corretta comunicazione tra medico e paziente sul farmaco generico è il fattore che più ne influenza l’utilizzo. E’ perciò fondamentale che gli interventi mirati ad incrementare l’uso dei farmaci generici inizino proprio dal medico”.
23 aprile 2013
© QS Edizioni - Riproduzione riservata