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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Tavola rotonda: “Il rigore mette in ginocchio equità e sviluppo”

24 settembre - È un coro unanime: i Diritti dei cittadini sono in bilico a causa del potente giro di vite sulle risorse alla sanità messe in atto dalle politiche degli ultimi Governi e dalle recenti misure sancite dalla spending review.
Non hanno avuto dubbi professionisti, politici, e rappresentanti dei cittadini che nel corso della tavola rotonda “Presidi chirurgici: quali responsabilità per la sicurezza e la qualità?”organizzata nell’ambito del primo congresso unitario dei chirurghi, si sono confrontati sullo scivoloso tema dei tagli.
Ad aprire il dibattito, Ivan Cavicchi che concorda sullo spirito della spending review: “Può essere una grande occasione di cambiamento, ma a certe condizioni. In un’ottica di tagli la logica più giusta, infatti, non è quella del lineare, ma quella “discreta” che analizza i fenomeni” ha sostenuto.
“Ha ragione Monti, quando stabilisce come asse della sua strategia la compatibilità tra rigore, equità e sviluppo – ha spiegato Cavicchi – tuttavia le politiche sanitarie messe in campo non sono in grado di coniugarli. Sopravvive, infatti, solo il rigore, ma a scapito dell’equità e dello sviluppo”. E il rischio è dimostrato proprio dal settore dei dispositivi medici: “Il mercato pubblico nel 2013 subirà una flessione del 21% con il rischio di decrescere ulteriormente del 7% nel 2014, sarà quindi impossibile coniugare rigore, sviluppo ed equità”. Tradotto, ci sarà un problema di accesso per i cittadini ai dispositivi medici. Per non parlare del taglio all’innovazione che rimarrà fuori della porta.
Soluzioni? Eliminare la logia del taglio lineare per dare spazio a quella “discreta” che analizza interviene i fenomeni, soprattutto se intervengono sulla varietà di dispositivi medici creando una massificazione senza distinzioni: “Il prezzo di riferimento ha un difetto, quello di assimilare valori diversi a un valore comune. Analizziamo quindi meglio i fenomeni, mettiamo delle distinzioni: massificazione e standardizzazione non possono essere utilizzati come una scure. Diritti e risorse possono stare insieme se ovviamo alle contraddizioni del sistema”.

Rimane il fatto che i tagli imponenti renderanno nei prossimi due anni le situazioni insostenibili anche nelle Regioni che ora si presentano con i conti in ordine. Come uscire dall’impasse? Per il senatore Lionello Cosentino, membro della commissione Igiene e Sanità non serve una nuova legge di riforma della sanità, perché ci sono ancora i margini per far funzionare bene il sistema che conosciamo: “Dobbiamo ripensare ad un ruolo dello Stato che è stato negato nella riforma del Titolo V. Le Regioni devono avere un loro potere, anche negli stati federali come gli Stati Uniti o la Germania, lo Stato ha un peso specifico”. Insomma, un direttore d’orchestra che armonizzi le tante voci del coro.
 
Di certo ora a pagare sono soprattutto i cittadini. Le cause? Sempre i tagli indiscriminati che stanno mettendo a repentaglio la qualità delle cure.
 
“Le richieste di aiuto da parte dei cittadini aumenteranno sempre di più” ha denunciato Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale Tdm-Cittadinanzattiva. Un esempio su tutti quello che sta avvenendo agli stomizzati nella regione Lazio: “stanno ricevendo dei presidi di qualità scadente a causa dei tagli messi in atto. Pensiamo anche all’ortopedia, dove le attese per la protesi d’anca arrivano ad un anno e mezzo. Il metro di misura è solo quello ragionieristico. E i cittadini non ricevono più le giuste cure. Il risultato di tutto questo sarà una deriva verso il privato”.

Se Atene piange, Sparta non ride. Anche dall’industria arriva l’allarme.
“Siamo di fronte a politiche di sottofinanziaento del sistema salute – ha avvertito Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica – e il risultato sarà un Ssn che riduce le prestazioni sia in termini qualitativi che quantitativi. E tutto quello che non verrà coperto da Ssn lo dovranno pagare i cittadini di tasca propria. L’universalismo del nostro Ssn morirà, è già sotto attacco proprio il momento in cui esistono tempi di attesa lunghissimi per accedere alle prestazioni”.
Anche lo sviluppo viene cancellato: nel 2014 il settore subirà un calo del 25%, nella più ottimistica delle ipotesi. “Pensare che le nostre aziende abbiano i margini per poter sopportare un calo di questa portata continuando a fornire la stessa qualità è una pia illusione – ha aggiunto - quindi o si riducono i consumi, e si riduce la qualità o questa manovra non potrà trovare applicazione concreta. Il risultato è che in tempi brevi avremo il mercato invaso da prodotti di bassa qualità. Con prodotti di serie B nelle strutture del Ssn per quella fascia di cittadini che non potranno permettersi di pagare di tasca propria.”.
 
 
“Curare sempre, guarire se possibile. Bisogna ridimensionare le attese che tutti noi abbiamo e ricreare un rapporto di fiducia tra medico e paziente. Prima o poi, infatti, un sistema che vede la guarigione a tutti i costi implode”. È quanto ha detto monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo delegato per la Pastorale universitaria e sanitaria, analizzando gli scenari che si sono creati in sanità alla luce dei tagli attuati. “Questi – ha chiarito Leuzzi – sono i due grandi nodi da affrontare con semplicità e coraggio. Bisogna riportare nel dibattito pubblico la riflessione sulla sofferenza, sulla malattia e sulla morte. E anche gli operatori sanitari devono svolgere un ruolo informativo. Dobbiamo fare un grande lavoro culturale. Se fomentiamo l’idea della guarigione a tutti i costi, causeremo l’eccessivo aumento della spesa sanitaria. Penso alle eccessive richieste di analisi ed esami specialistici a volte inutili. E anche le strutture cattoliche – ha aggiunto il monsignore – devono mostrarsi all’avanguardia, ripensando un modo di essere presenti nella sanità”.
24 settembre 2012
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