toggle menu
QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

La strada è segnata. Il futuro delle professioni sanitarie è "adesso". Il dibattito.

20 settembre - Le professioni sanitarie del futuro. Questo il titolo del convegno tenutosi presso la Libera Università Luspio di Roma e che si è contraddistinto per un dibattito senza peli sulla lingua dove membri delle Istituzioni, medici e professionisti sanitari si sono confrontati a campo aperto sulle prospettive normative e reali dell’implementazione delle competenze dei professionisti sanitari.
 
Ad aprire la kermesse i saluti del magnifico Rettore della Luspio Vincenzo Zeno-Zencovich e presidente del Cda dell’Università Giovanni Bisogni che hanno evidenziato “come il sistema sanitario sia molto complesso e ha bisogno di tutte le migliori energie del Paese ed è per questo che risulta fondamentale la costruzione partecipata di nuovi modelli per rilanciare il settore”.

 
Ma ad entrare più nel vivo del convegno ci ha pensato Francesco Saverio Proia, Dirigente della Direzione generale Professioni sanitarie del Ministero, nonché coordinatore del Tavolo tecnico Ministero Regioni che sta elaborando le proposte di legge per l’implementazione delle competenze delle professioni sanitarie. “Il Ssn è la più grande conquista della società italiana. Ma per mantenere questa conquista con i problemi economici che abbiamo dobbiamo riorganizzare utilizzando meglio le risorse che si hanno”. Proia ha poi evidenziato come l’implementazione delle funzioni non va contro i medici, anzi, tende a sgravarli da alcune mansioni che possono essere svolte da altri professionisti”. Ma il coordinatore ha voluto anche specificare come sia importante garantire anche una formazione di altro livello e si è augurato che anche le 17 professioni sanitarie senza albo possano avere un codice deontologico. “Ma senza consenso -  ha concluso - degli interessati non si fa nulla ed è per questo che serve un patto fra professionisti innanzitutto, e poi con la politica e cittadini. È una sfida  già fatta da altri Paesi europei e divenuta ormai necessaria in Italia. La spending review ha legittimato questa scelta laddove dice che Regioni e Aziende sanitarie possono promuovere dal punto di vista organizzativo nuove forme di lavoro. La modernizzazione in questo campo non è quindi più rinviabile”.

 
Dopo Proia ha preso la parola il senatore del Pdl Stefano De Lillo che ha sottolineato “l’esigenza di superare il dualismo tra medici e professionisti sanitari e ha specificato come sia necessario riconoscere queste categorie anche attraverso albi professionali”.

 
Nel dibattito è intervenuta anche la deputata del Pd Luciana Pedoto che ha evidenziato come innanzitutto occorra “investire nella formazione continua e sia necessario pensare in modo concreto alle professioni sanitarie in modo da superare divisioni tra medici e paramedici. È un qualcosa richiesto con forza da tutte le Istituzioni europee. Per questo auspico che il dibattito sulla riorganizzazione delle professioni riprenda al più presto, magari nella fase di riconversione in legge del Decreto Balduzzi. Questo tema è davvero diventato ormai un’esigenza inderogabile”.
 
A seguire ha preso la parolaAntonio Bortone, presidente dell’Associazione italiana fisioterapisti. “L’immobilismo è un dato reale anche perché oggi stiamo ancora rincorrendo delle opportunità. Viviamo la situazione rilevando incoerenza e incongruenza. C’è per esempio il problema dell’assenza di un albo o di un ordine che genera de problemi in tutti i sistemi operativi. Penso per esempio alla formazione continua in medicina obbligatoria solo per ordini e collegi”.

 
 
In un quadro così variegato, spazio anche a chi dirige quotidianamente un’azienda sanitaria. Ecco quindi a seguire Bortone l’intervento di Aldo Morrone Dg del San Camillo. “Credo – ha affermato -  molto in questo lavoro in cui le professioni sanitarie. Se vogliamo uscire dalla crisi bisogna investire in welfare e in salute ma noi siamo lontani da questa visione”. In quest’ottica il Dg  ha sottolineato come oggi il sistema è incentrato sula figura del medico, che però è inadatta. Bisogna insegnare al medico a lavorare con le altre professioni”. Per quest’ultime Morrone ha specificato come “serva un riconoscimento salariale”. Infine, il Dg ha puntato il dito contro la formazione continua in medicina: “È un fallimento”.
 
 
Dopo il Dg del San Camillo ha preso la parola Paolo Capone, segretario nazionale dell’Ugl Fp che ha inquadrato il problema nel cattivo rapporto tra i medici e gli altri professionisti. “Purtroppo è una prassi diffusa nei medici quella di sentirsi mille anni luce sopra di noi”. Ma Capone guarda anche al futuro e specifica come serve più formazione ma soprattutto c’è bisogno di definire meglio i ruoli di ogni professionista in modo da garantire anche una omogeneità organizzativa”.

 
A salire sul palco è stato poi Fernando Capuano presidente Antel-Assiatel-Aitic per cui “il futuro va costruito insieme e perdere l’occasione di costruire un albo sarebbe uno sbaglio. Il Governo ci deve dare uno strumento per migliorare la nostra condizione”.

 
 
Durante il convegno c’era anche molta attesa su quale fosse il pensiero dei medici sulla questione. A rappresentare la categoria c’era il vice presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Giuseppe Lavra che ha subito rimandato al mittente le accuse di ‘arroganza e presunzione’ rivolte ai camici bianchi. “Nella mia esperienza già vedo l’evoluzione delle professioni sanitarie. Medici e infermieri lavorano insieme e oggi non c’è più questa dualità ed è per questo che ribadisco come non vi sia nessuna preclusione allo sviluppo delle professioni sanitarie”. Il problema per Lavra è che c’è molta confusione organizzativa e per questo occorre definire meglio i ruoli e le competenze dei professionisti sanitari”. Dubbi, infine, sui codici bianchi gestiti dagli infermieri: “C’è qualche rischio e ci vedo un problema”.
 
Dopo Lavra ha preso la parola Cesare Proietti della Federazione nazionale Tecnici sanitari e di Radiologia medica. Noi tecnici siamo pronti per questa nuova sfida che la sanità della spending review ci sta proponendo e siamo in attesa del riconoscimento delle vere mansioni che noi facciamo tutti i giorni. Ora sta alle Istituzioni fare in fretta”. Sulla querelle con i medici Proietti sottolinea invece come “non c’è contrapposizione nei posti di lavoro con i medici. Molte volte sono i vertici a dire no alle richieste”.

 
Nel dibattito è poi stata la volta di Paolo Cruciani, vice presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio che ha anch’egli rimarcato come l’implementazione delle competenze per i professionisti sanitari sia necessaria, ma soprattutto sia “un fatto positivo” che può consentire al sistema di affrontare meglio le prossime sfide della salute.

 
Tra gli ultimi interventi quello del sindacalista della Cisl- Fp Claudio Federici che ha rimarcato come "le professioni sanitarie sono di oggi e non del futuro e questo perché la domanda di salute è cambiata”. E in questo quadro è fondamentale la presa in carico del cittadino sul territorio dove medici e infermieri possono e devono lavorare insieme in modo integrato”. Sulla proposta del Tavolo tecnico Federici ha affermato come essa rappresenti “un’opportunità da cogliere, però non vorremmo che questa proposta eludesse già le competenze attuali”. Poi il sindacalista ha ribadito il no a nuovi mansionari e sulla parte economica ha specificato come “dalle riorganizzazioni possiamo ricavare risparmi da dare al personale”.

 
Infine, ha preso la parola l’ex assessore alla Sanità del Lazio, Augusto Battaglia che ha valutato positivamente l’istituzione di un tavolo tecnico su una materia su cui è necessario oggi lavorare. È normale che molti servizi debbano vedere protagoniste le altre professioni sanitarie”, ha aggiunto ma “prima di parlare cosa può fare in più l’infermiere bisogna cambiare il modello”.
20 settembre 2012
© QS Edizioni - Riproduzione riservata