22 giugno -
Dopo il confronto interlocutorio con i Ministri Tremonti, Fitto e Calderoli del 10 giugno e dopo l’approvazione all’unanimità (il 15 giugno) di un documento della Conferenza delle Regioni in cui si mettono in luce le iniquità e la pesantezza del taglio imposto alle Regioni e alle Autonomie locali, il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, torna a sollecitare il Governo.
“Il richiamo odierno del Presidente della Repubblica sulla centralità della discussione attorno alla manovra economica [
leggi qui, ndr] ci impone di affrontare con celerità le questioni legate alla sostenibilità della stessa”, si legge in una nota di Errani diffusa dalla Conferenza delle Regioni.
“I tempi stringono e Regioni ed Enti locali – ha aggiunto Errani - hanno bisogno di risposte urgenti e concrete. Occorre cambiare la manovra correttiva arrivando ad una più equilibrata corresponsabilizzazione dei diversi livelli della Repubblica. Nessuno intende sfuggire alle proprie responsabilità istituzionali rispetto alla grave crisi che sta attraversando il Paese, ma dobbiamo evitare che le misure proposte finiscano per gravare sui cittadini, sulle famiglie, sulle fasce più deboli della popolazione e sulle imprese. È necessario ridistribuire i carichi e i sacrifici per rendere la manovra sostenibile sul piano finanziario, evitando il rischio recessione”.
Secondo il presidente della Conferenza delle Regioni, che giovedì incontreranno anche i sindacati medici, “aumenta il grado di consapevolezza sulla necessità di cambiare la manovra e il dibattito si arricchisce di autorevoli opinioni che vanno in questa direzione. Ma è il Governo che deve uscire dal silenzio e deve avanzare una proposta innovativa che tenga conto delle obiezioni sulla sostenibilità avanzate dalle Regioni, anche tenendo in considerazione chi, più di altri, ha contribuito alla diminuzione della crescita del debito della Pubblica amministrazione che sul fronte delle Regioni ha registrato in questi ultimi tre anni un decremento del 6,21% e che invece vede aumentare il contributo delle Amministrazioni centrali alla crescita del debito stesso di circa l’11%.
Tutto questo è decisivo – ha concluso Errani - se si vuole davvero dare sostanza, come chiedono le Regioni, al federalismo fiscale”.
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