21 marzo -
Dopo il San Camillo e l
’Umberto I ieri una delegazione dell’Ordine dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma guidata dal presidente
Roberto Lala e dal vicepresidente
Giuseppe Lavra ha effettuato una ricognizione presso il Dea del Policlinico di Tor Vergata. Accompagnata dal Direttore Generale
Enrico Bollero, dal Direttore Sanitario
Isabella Mastrobuono la delegazione ha visitato i locali del Pronto soccorso rilevando come la struttura è ben organizzata ma, tuttavia, viaggia sempre al limite del sovraffollamento a causa della scarsa dotazione di personale, che non consente di sfruttare in pieno le strutture dell’ospedale, e anche a causa dell’assenza di presidi territoriali intermedi che portano inevitabilmente i cittadini a dirigersi verso il Policlinico.
“E’ come pretendere che un atleta ben preparato possa cimentarsi e vincere con un braccio legato dietro la schiena e le catene ai piedi”, ha affermato il presidente Roberto Lala che ha spiegato come “per spazi, dotazioni e professionalità la struttura è un fiore all’occhiello della sanità romana e del Lazio. Eppure non può operare con tutte le sue potenzialità per mancanza di personale e la sua funzione primaria è snaturata dall’assenza di presidii di prossimità sul territorio. È contemporaneamente un ospedale di frontiera e una cattedrale nel deserto di strutture sanitarie intermedie. Le conseguenze ricadono, oltre che sui cittadini in cerca di assistenza, su medici e infermieri che devono supplire ai gravi buchi di organico, con stress continuato e rischio di errori”. Durante la visita, infatti, si è rilevato come il personale sia costretto a lavorare anche nei giorni di riposo e con un plus orario mensile medio di 30 ore, coprendo con grande difficoltà malattie e ferie.
In ogni caso Lala ha rilevato come il pronto soccorso del PTV rappresenti “l’unica risorsa per un bacino di utenza vastissimo, che comprende VIII e X Municipio e assorbe anche parte di quello dell’ASL RM-H, con un tessuto sociale assai difficile e una forte componente di pazienti fragili. Nonostante l’enorme carico di lavoro il personale riesce a garantire un alto livello qualitativo ma le istituzioni non possono continuare a tenerlo irresponsabilmente sotto organico e a non dotare il territorio di presidii che svolgano la funzione di filtri verso l’Ospedale”.
“Qui – ha specificato il presidente dell’OmCeo di Roma - più che in altre realtà già visitate, l’assenza di strutture intermedie di prossimità è drammatica”. Infine, al termine della ricognizione, l’Ordine ha acquisito una dettagliata analisi elaborata dalla Direzione Sanitaria circa la situazione territoriale in cui opera il PTV e i flussi di pazienti che vi afferiscono: “Dati molto utili - ha commentato Lala - che ci permetteranno di intervenire con nostre osservazioni e proposte presso le varie sedi decisionali della programmazione in ambito sanitario.”
I dati rilevati dalla delegazione dell’OmCeo di Roma. Attesa massima di 48 ore
Al momento della visita, nel Pronto Soccorso c’erano 35 pazienti che aspettavano un posto nei reparti di destinazione, con un’attesa massima dichiarata di 48 ore. Un affollamento ridotto rispetto alle scorse settimane e considerato fisiologico alla luce delle carenze denunciate dal personale che vi opera. Infatti, nonostante la creazione di un’Astanteria, l’Osservazione a Bassa Intensità (OBI) conta ogni giorno in media 40-45 pazienti in attesa di destinazione, cui vengono dedicati solo 2 medici e 2 infermieri (quindi 1 infermiere per 20-25 pazienti). A causa della mancanza di 60 addetti, la Terapia Intensiva riesce a utilizzare solo 12 dei 24 posti letto disponibili. Sempre per l’organico sottodimensionato, da novembre è chiusa una delle due sale mediche e ciò provoca un aumento dei tempi di attesa in caso di alto afflusso di pazienti, con i codici gialli che arrivano ad aspettare anche 2 ore. La carenza di personale è responsabile, inoltre, della mancata apertura del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), pronto dal 2010.
Piccolo giallo al Punto Blu – Percorso Veloce Influenza dove la D.ssa che prestava servizio non ha voluto consegnare alla delegazione dell’Ordine e alla dirigenza del Policlinico i dati di attività relativi al servizio.
L.F.