21 febbraio -
Il payback sui dispositivi medici “non solo rischia di mettere in ginocchio migliaia di aziende italiane ma, soprattutto, sarà un rischio ulteriore per i malati che si affidano al Servizio sanitario nazionale: abbiamo bisogno dei migliori strumenti per dare la più efficace prestazione possibile ai nostri pazienti. Ma cosa accadrà se nelle nostre sale operatorie arriveranno dispositivi di serie B?”. A dirlo è
Marco Scatizzi, Presidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (Acoi), che questa mattina, durante l’evento 'Dispositivi medici. Ricerca, innovazione e governance per il futuro del Ssn. Il caso del payback', ha voluto ribadire “la preoccupazione della nostra Società Scientifica”.
“Tra poche settimane – ha sottolineato Scatizzi - ci potremmo trovare di fronte ad un rischio desertificazione delle piccole e medie aziende che ci consentono di erogare servizi fondamentali per una sanità sicura. O peggio, con i 21 servizi sanitari regionali presenti nel nostro Paese e le evidenti ripercussioni legate al payback sui dispositivi medici, assisteremmo ancora una volta all’acuirsi delle differenze sulla qualità dei servizi tra regioni che si andranno a sommare alle regole diverse di approvvigionamento tra strutture pubbliche e strutture private convenzionate”.
Per questo il presidente dell’Acoi ha espresso “apprezzamento” per le parole del Ministro Schillaci “che questa mattina ha parlato di individuare ‘soluzioni condivise’ per superare questo problema: le ripercussioni di questa vicenda non cadranno solo sulle spalle delle aziende, ma anche sulle spalle di noi chirurghi e, cosa peggiore, sulle spalle dei nostri pazienti. Non ce lo possiamo permettere”.