13 febbraio -
Gentile dott. Romiti,
ho letto la Sua replica al
mio articolo nel quale criticavo gli emendamenti del PD al decreto legge sulle cosiddette liberalizzazioni.
Tralascio commenti ad alcune sue affermazioni di carattere personale per evitare inutili polemiche e mi limito pertanto a precisarLe che quanto Lei mi oppone in relazione alla concessione pubblica è del tutto errato. Essa, infatti, rappresenta l’istituto attraverso il quale lo Stato trasferisce il diritto di esercizio ai concessionari di una attività che ritiene tanto prioritaria da trattenere nelle sue competenza esclusiva. Lo fa solo allorquando non ritiene di esercitarlo per suo conto, attraverso, per esempio, le farmacie comunali). La tutela della salute, riconosciuta quale diritto fondamentale dall’art. 32 della Carta, pretende, per l’appunto, un siffatto genere di protezione.
Per quanto riguarda il resto delle Sue affermazioni – che per molti versi condivido (soprattutto, l’auspicio di concorsi più frequenti) – mi appaiono la traduzione della istanza più fumosa, che non porterà a nulla se non a dividere gli interessati tra indiani d’America e lunghi coltelli (a proposito, io ho sempre tifato per i primi!). Proprio per questo motivo credo molto nella concorsualità selettiva, per titoli ed esami (veri).
Concludo salutandoLa cordialmente e sollecitandoLe di dare molto più peso ad una sana e robusta Costituzione della Repubblica e non limitarsi ad una sana e robusta costituzione fisica (ovviamente da non trascurare).
Ettore Jorio