23 dicembre -
E siamo quindi all’ennesima proroga dell’intramoenia allargata. Contarle tutte è un'impresa pitagorica. Basti pensare che la storia inizia nel 1998 quando, con la legge 23 dicembre 1998, n. 448, si specifica che il “direttore generale (di Asl e ospedali), fino alla realizzazione di proprie idonee strutture e spazi distinti per l'esercizio dell'attività libero professionale intramuraria in regime di ricovero ed ambulatoriale, è tenuto ad assumere le specifiche iniziative per reperire fuori dall'azienda spazi sostitutivi in strutture non accreditate nonché ad autorizzare l'utilizzazione di studi professionali privati”.
Un primo termine a tale deroga viene fissato nel 2000, con il Dlgs. 28 luglio 2000, n. 254 che integra quanto disposto dalla “riforma Bindi” del 1999 (Dlgs. 229) e fissa al 31 luglio 2003 il limite entro il quale per l’intramuraria è consentita anche l’utilizzazione del proprio studio professionale, in caso di carenza di strutture e spazi idonei alle necessità connesse allo svolgimento delle attività libero professionali in regime ambulatoriale.
Poi si arriva, a colpi di proroga, fino al 31 luglio 2007, quando interviene la legge 120 del 2007 che ridisegna organicamente la disciplina della libera professione, fissando il limite del 31 gennaio 2009, per la realizzazione degli spazi dedicati all’intramoenia.
Nello stesso periodo si attiva il Governo, ministro della Salute
Livia Turco, che si accorda con le Regioni per dare una stretta all’utilizzazione dei fondi (circa 826 milioni di euro) stanziati tra il 2000 e il 2001 proprio per realizzare gli spazi dedicati all’esercizio della libera professione intramuraria.
Alcuni risultati si ottengono, ma il quadro generale resta deludente, come dimostra la
relazione del 12 marzo 2008 dell’allora direttore generale dell’Agenas
Aldo Ancona. A quella data risultava infatti utilizzato il 69% dei fondi. Ma il dato è riferito solo a 13 Regioni. Di queste presentano percentuali di utilizzazione del 100% il Veneto, la P.A. di Trento, la Toscana e la Basilicata. Quasi al traguardo l’Umbria (99,84%), l’Emilia Romagna (94,33%), e il Lazio (93,52%). In stato avanzato la Sardegna (80,04%), la Liguria (76,96%). Intorno alla soglia del 50% ci sono la Puglia (60,98%), le Marche (55,65%), la Lombardia (52,38%) e il Piemonte (49,58%). Delle altre regioni non si hanno informazioni, tranne che per Sicilia e Calabria che all’epoca non avevano neanche chiesto i fondi e di cui non si sa nulla.
Ma le cose non devono essere andate molto oltre visto che, e siamo alla scadenza del 31 gennaio 2009 prevista dalla legge 120, si ricomincia con le proroghe.
Del resto, da allora, sull’utilizzazione di questi fondi è calato di fatto il silenzio.
Ora, però, leggendo la relazione tecnica che accompagna il "milleproroghe" scopriamo che "al 31 luglio 2011 su una somma assegnata dal decreto del Ministro della salute dell’ 8 giugno 2001 pari ad € 826.143.140,92, risultano ammessi a finanziamento n. 418 interventi, per complessivi € 746.843.755,27, pari al 90,4% della somma assegnata". E che "la somma di € 79.299.385,65, ancora da autorizzare, riguarda per il maggiore importo le Regioni Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Marche, Abruzzo, Campania e Puglia".
Quindi la maggior parte dei fondi è stata assegnata e autorizzata ma evidentemente le opere stanno ancora al palo. Alla fine sono passati 13 anni dalla legge 448, la prima che autorizzava i direttori generali a cavarsela da soli facendo accordi con studi medici e strutture private, e ancora si riscontra la necessità di allungare i tempi.
Non so quale morale trarre da questo quadro se non quella di un Paese poco serio. Con i cittadini, innanzitutto, ma anche con gli operatori sanitari ai quali viene di fatto negata la possibilità di mettersi in regola una volta per tutte. Sulla libera professione dei medici la si può pensare come si vuole ma finché tale attività sarà contemplata dagli ordinamenti vigenti, uno Stato serio (e in questa dizione entrano sia il Governo che le Regioni) deve far rispettare le leggi e la legge dice che quegli spazi vanno individuati e realizzati. L’alternativa è prendere atto del fallimento e dare luogo ad una legittimazione dell’intramoenia allargata, senza la farsa dell’ennesima proroga alla fine del prossimo anno.
Cesare Fassari