18 ottobre -
270 mila le fratture vertebrali che ogni anno colpiscono in Italia gli over 65 anni, 80-90mila sono invece le persone che subiscono la frattura del collo del femore, in maggioranza donne rispetto agli uomini in rapporto di 2 a 1, anche se nell’uomo la prognosi è peggiore rispetto alla donna.
Questi i numeri della fragilità ossea, numeri in alcuni casi sottostimanti poiché spesso non vengono fatti accertamenti diagnostici radiografici appropriati e quindi non sono registrati. Poi ci sono altre fratture difficilmente quantificabili, ma molto frequenti, come quella del polso, probabilmente le prime nell'ambito della storia naturale dell'osteoporosi, che interessano maggiormente il sesso femminile.
“Fragilità ossea, l’importanza di un approccio integrato” è il titolo della Consensus Conference che si è svolto all’interno del 52° Congresso Nazionale del SUMAI Assoprof. Obiettivo dell'incontro, al quale hanno preso parte oltre al Sumai, la Fimmg, l’Aiom, la Sir, la Firmo e FederAnziani, è elaborare una proposta di modifica della nota 79 Aifa, che limita la capacità di prescrivere farmaci per la prevenzione della fragilità ossea ad alcune categorie di medici, escludendo i medici del territorio.
Come si determina la fragilità ossea lo spiega Luigi Sinigaglia, Presidente Società Italiana di Reumatologia “La fragilità scheletrica può essere determinata anche dall'utilizzo di certi farmaci lesivi per lo scheletro primi fra tutti i cortisonici. Una letteratura recente si sta focalizzando sul ruolo lesivo che hanno alcune terapie usate dagli oncologi, in particolare le terapie adiuvanti ormonali per il tumore alla mammella della donna e il tumore alla prostata. Questi farmaci si accompagnano all’aumento d’incidenza di fratture da fragilità. Dovendo impostare una battaglia per prevenire le conseguenze negative di queste terapie, diventa fondamentale e strategico l’incontro tra medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali (Sumaisti) e ospedalieri.”.
"Il senso di questo incontro è provare di mettere insieme tutte le associazioni sia mediche che dei pazienti, oltre ai medici del territorio che si occupano di fragilità ossea per cercare di allargare in maniera consapevole la nota 79 di Aifa, e permettere una modulazione più ampia della prescrivibilità dei farmaci per la prevenzione, cercando di arrivare alla prescrizione anche da parte quindi dei sumaisti, dei medici del territorio e dei medici di medicina generale". Così
Sandro Barni, di Associazione Italiana Oncologia Medica, "L'unione darà la forza a questo documento - ha aggiunto Barni - che poi verrà presentato all'Aifa per cercare di sbloccare questa situazione che crea disagio soprattutto ai nostri pazienti, che sono già affetti da una patologia importante".
“L’approccio integrato – riconosce
Luisella Cianferotti, Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso – è fondamentale. Abbiamo pazienti che hanno già vissuto come esperienza una frattura da fragilità ossea che è un tatuaggio che persiste nella storia del paziente e noi abbiamo il dovere di identificare e curare questi pazienti promuovendo il trattamento. Voglio dunque sottolineare che senza il territorio non ce la facciamo. Lo specialista e il medico di famiglia da un lato possono agire da iniziatori del trattamento e, dall’latro, possono promuovere la persistenza al trattamento proseguendo quei programmi di cura iniziati nel Fracture liason service ospedalieri.
“È assurdo – dice il segretario del Sumai Assoprof,
Antonio Magi – che i pazienti che soffrono già di patologie gravi e invalidanti siano inoltre costretti ad andare nei centri di riferimento per avere la ricetta della nota 79. La nostra richiesta di allargamento prescrittivo risiede proprio in questa esigenza: semplificare la vita ai nostri assistiti fragili e oncologici evitandogli inutili giri burocratici. Se venisse accolta la richiesta che tutti insieme rivolgiamo all’Aifa i pazienti potrebbero avere le cure di cui necessitano presso gli ambulatori degli specialisti e dei medici di famiglia e anche presso i loro domicili”.
D’accordo con Magi è
Pierluigi Bartoletti, Vice Segretario Nazionale Vicario Fimmg secondo il quale “c’è un problema d’accesso al sistema e ai farmaci innovativi che riguarda il discorso della fragilità ossea e non solo. In ogni caso questi sono problemi che si riflettono sulla vita delle persone. È chiaro che semplificare queste procedure, responsabilizzando e avendo fiducia nel medico renderebbe più agevole il percorso terapeutico dei pazienti e darebbe visibilità alle buone pratiche mediche. Concordo infine con il fatto che i malati cronici vanno seguiti e integrati. C’è quindi la necessità, sempre più forte ed attuale, di connettere le reti ospedaliere alle reti territoriali per una gestione in equipe dei pazienti”.