16 maggio -
“Dottore, morirò?” chiede il migrante Dabo, sbarcato in Italia per un caso (la sua meta era la Francia), scampato alle onde, al buio, alla paura, alle violenze e subito ricoverato al reparto di oncologia clinica polmonare del Policlinico Giovanni Paolo II di Bari per iniziare una nuova battaglia, quella contro il cancro. “No. Ma chi t’ammazza, a te? – lo rincuora Mimmo, alias Domenico Galetta, l’oncologo che lo ha in cura -. Hai attraversato un mare in tempesta e ti fai ammazzare da un cancro? No”.
È questa una delle scene più toccanti del corto ‘Apolide’, che, scelto dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, per aprire gli Stati Generali della Professione, è stato presentato in prima nazionale in apertura agli Stati Generali della Professione medica. Ospiti d’eccezione Dabo e Domenico Galetta, il regista Alessandro Zizzo.
“Apolide racconta una storia straordinaria, la storia di un medico e di un paziente che provengono da mondi lontani, i quali si incrociano, si intersecano, si compenetrano sino a diventare una cosa sola, come sempre avviene in ogni relazione di cura – spiega il presidente Anelli – È la storia dell’amicizia tra Mimmo e Dabo, il medico oncologo pugliese e il suo giovane paziente arrivato dalla Guinea a bordo di un gommone, che si trova ad affrontare prima la traversata verso l’Europa e poi la lotta contro il cancro. Oggi Dabo, che ha potuto essere curato a carico del nostro Ssn, è mediatore culturale in Sicilia e sogna di tornare in Guinea”.
“Questa storia è tanto più straordinaria perché rappresenta l’incarnazione dei valori del nostro Codice di Deontologia, che impone al medico di accogliere e curare chiunque chieda il suo aiuto, senza distinzioni di sesso, razza, provenienza, cultura, religione – conclude Anelli – esprime anche i fondamenti del nostro Ssn, che è nato con l’intento di erogare a tutti le stesse cure, secondo i principi di solidarietà, equità e universalità. Esprime, infine, i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, su cui costruire il nostro vivere comune, al di là di ogni individuale differenza. In particolare, il diritto alla salute, che è diritto di umanità, e va garantito a tutte le persone anche se ‘apolidi’, prive di cittadinanza ma cittadine del mondo”.
“Il rapporto Medico e paziente fa parte del nostro Dna. Non ho perciò faticato per avere il farmaco off lable che ha consentito a Dabo di guarire” ha detto Domenico Galetta. “Sono stato fortunato – ha aggiunto Dabo – e devo ringraziare il Servizio sanitario pubblico italiano che ha consentito di salvarmi la vita. Dico grazie all’Italia e a tutti coloro che mi hanno permesso di andare avanti: oggi ho un salario dignitoso e lavoro come mediatore culturale. Soprattutto dico grazie al dottor Galletta con il quale è nata una profonda amicizia”.