10 novembre -
Il Parlamento trasformi la discussione sul regionalismo e l’autonomia regionale in una grande discussione per creare solidarietà tra le regioni. Quelle del Nord che hanno usufruito di tante risorse devono riconoscere oggi che c’è bisogno di recuperare il gap profondo tra nord e sud del Paese per rendere i cittadini davvero uguali.
È questo il messaggio che arriva dalla tavola rotonda sui 40 anni dalla legge di riforma sanitaria n. 833 del ‘78, tenutasi a Bari nell’ambito della XIV edizione del Caduceo d’Oro,organizzato dall’Ordine interprovinciale dei Farmacisti di Bari e Bat e patrocinato da Ministero della Salute, Federazione Ordini Farmacisti italiani e Regione Puglia.
Si sono confrontati sul tema
Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri;
Marco Cossolo, presidente nazionale di Federfarma;
Maria Pia Garavaglia, già ministro della Salute;
Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva;
Andrea Mandelli, presidente della Fofi. Con loro il padrone di casa,
Luigi d'Ambrosio Lettieri, presidente dell'Ordine interprovinciale dei Farmacisti di Bari e Bat e
Luca Pani, professore di psichiatria e scienze comportamentali dell’Università di Miami che ha coordinato il dibattito.
Il Ssn, riconosciuto come uno dei migliori al mondo, ha garantito per tanto tempo, a tutti i cittadini, in una logica di universalità, equità e solidarietà, il diritto alla tutela della salute in attuazione dell’art.32 della Costituzione. Ma oggi sono forti le disparità tra regioni e soprattutto tra Nord e Sud, tanto che un cittadino meridionale ha un’aspettativa di vita inferiore di circa tre anni rispetto a chi vive al Nord.
Per il 53,6% degli Italiani la copertura dello stato sociale si è ridotta e paga di tasca propria molte delle spese che prima venivano coperte dal sistema di welfare nazionale. A causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno rinuncia a una prestazione sanitaria. Un problema, hanno riconosciuto tutti, di iniquo riparto delle risorse economiche, ma anche di governance del sistema che si dibatte tra sostenibilità, appropriatezza delle prestazioni, aderenza terapeutica e aumento delle cronicità. Necessaria dunque una nuova politica sanitaria improntata alla collaborazione interprofessionale.
Per
Mariapia Garavaglia, “non bisognerà mai superare due principi fondamentali, eccezionali: la generalizzazione e l’equità di accesso ai servizi”.
“Non basta avere più risorse economiche - concordano
Mandelli e
d’Ambrosio Lettieri che puntano su “una migliore gestione delle risorse”. Insomma, si deve spendere meglio. E “i farmacisti sono pronti ad affrontare questa sfida”.
Per
Anelli “se vogliamo dare un futuro al nostro Paese e in particolare modo al Meridione dobbiamo fare in modo che l’uguaglianza teorica di accesso ai servizi del servizio sanitario nazionale si cali nella realtà”.
Gaudioso lancia l'appello “a sostenere la nostra campagna di riforma costituzionale dell'art.117 "La salute è uguale per tutti" per contribuire alla riduzione delle disuguaglianze in ambito sanitario”.
Cossolo afferma che “La farmacia può avere un ruolo essenziale nella gestione della cronicità e contribuire alla sostenibilità economica del SSN, innanzitutto assicurando l’aderenza alla terapia da parte del paziente”.