11 ottobre -
Il Ssn è un quarantenne malato che soffre fondamentalmente di quattro patologie. Nello specifico: il definanziamento; i nuovi Lea che non hanno copertura; sprechi e inefficienze,; l’espansione incontrollata dell’intermediazione assicurativa finanziaria che da pilastro di salvataggio rischia di trasformarsi in un pilastro di affondamento del Ssn. a dirlo è
Nino Cartabellotta, il presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto al 51° congresso nazionale SUMAI Assoprof, che si sta svolgendo a Saint Vincent. Cartabellotta ha ribadito la necessità di investire quattro miliardi “indispensabili per mantenere in vita il Servizio sanitario pubblico”.
La quattro patologie
Il servizio sanitario comincia a soffrire di una serie di patologie e sostanzialmente ne ho identificate quattro. La prima è caratterizzata dal definanziamento che ha colpito il sistema a partire dagli anni della crisi, tra il 2010 e il 2018, ha perso circa 40 miliardi. Una cifra imponente. Parallelamente l’anno scorso abbiamo avuto la pubblicazione del decreto sui nuovi Lea, che è stata finalmente una grande conquista politica, ma rischia di restare una delusione collettiva perché nel momento in cui il finanziamento pubblico si è ridotto, abbiamo espanso le potenziali tutele per i cittadini. Questo ovviamente non rende sostenibile il sistema. Poi c’è una terza patologia, che viene dall’interno, è quella degli sprechi e delle inefficienze, i soldi sono pochi ma specie in alcune regioni, ci sono ancora sprechi e inefficienze che si annidano a tutti i livelli: da quello politico, organizzativo, professionale a quello indotto dai pazienti che oggi vogliono tutto e subito, aumentando il consumismo sanitario. Infine una quarta patologia meno nota, a nostro avviso più occulta, che è quella dell’espansione incontrollata del secondo pilastro ovvero sia l’intermediazione assicurativa finanziaria negli ultimi anni sta proponendo una serie di soluzioni, naturalmente a suo modo, per il suo business, per sostenere in qualche maniera il Ssn che è definanziato. Questo secondo pilastro sta nelle pieghe, nelle criticità, della sanità pubblica e da pilastro di salvataggio rischia di trasformarsi in un pilastro di affondamento.
L’analisi Gimbe sulla nota di aggiornamento al Def
“Ci vogliono quindi maggiori investimenti. La settimana scorsa abbiamo pubblicato l’analisi sulla nota di aggiornamento al Def e abbiamo sottolineato come ad oggi, dovendo rimanere in quelle che sono le necessità indispensabili per mantenere in vita il Servizio sanitario pubblico, il conto della serva, se mi passate il termine è di quattro miliardi circa. Uno per i rinnovi contrattuali, un altro per lo sblocco delle assunzioni, ci vuole poi un incremento delle borse di studio sia per specializzazione sia per la medicina generale, e quest’ultima pare sia già andata in porto, bisogno sbloccare i nuovi Lea perché i nomenclatori tariffari sono ancora in ostaggio al Mef per la mancata copertura finanziaria, ci sarebbe infine un superticket da abolire che costa circa 400 milioni di euro. Tutto questo secondo i nostri conti ci costa circa 4 miliardi. Al momento abbiamo solo la certezza, senza tagli, di un miliardo che è stato stanziato dalla precedente legislatura. La nostra impressione è che visto l’enorme indebitamento pubblico che presenta la manovra, peraltro già bocciata in varie sedi istituzionali, anche quest’anno la sanità non trovi spazio.
Il sistema a rischio lento declino
Il collasso del sistema, se lo intendiamo come una patologia acuta, non ci sarà. Nella situazione attuale assisteremo a quello che è un lento declino, in particolare in alcune regioni, quelle del sud, che in conseguenza dell’attuazione dei piani di rientro hanno avuto un approccio di tipo prevalentemente economicistico e non sono state aiutate a ricostruire i servizi. Per cui ci sarà uno spostamento sempre maggiore verso le strutture private. È come una rana bollita se la mettiamo nell’acqua bollente schizza fuori, se la mettiamo nell’acqua che scaldiamo piano, piano, muore perché non si accorge della situazione della sua temperatura corporea.
Giusta la proposta Sumai di spostare sul territorio una quota di spesa sanitaria
Le modalità proposte dal Sumai, che spostano sul territorio una quota della spesa sanitaria è fondamentale perché noi oggi assistiamo ad un utilizzo improprio dell’ospedale che deve essere veramente utilizzato per patologie acute. Il vero problema è che noi, a fronte di eccellenze ospedaliere, in particolare al centro nord, abbiamo una desertificazione dei servizi territoriali, specie nel centro sud. A questo punto s’impongono delle proposte che vengono dalle organizzazioni professionali che possono permettere in qualche maniera di assistere sul territorio una quota importante di pazienti cronici pluripatologici senza necessariamente spostarli a setting ospedalieri più costosi, come quelli ospedalieri. Ci sono però in mezzo una serie di criticità, tra cui 21 servizi sanitari regionali, che non sempre sono d’accordo a riorganizzare i servizi in relazione a quelle che sono le proposte dei professionisti. Quindi è importante una grande opera di mediazione a livello della Conferenza Stato-Regioni.