7 marzo -
Apre alla possibilità di “prescrizione” dei farmaci da parte degli infermieri,
Mario Melazzini, Direttore generale dell’Aifa.
Intervenuto al primo Congresso nazionale Fnopi ha infatti indicato la possibilità di avviare un percorso “che possa garantire una risposta più funzionale ai pazienti”.
E la prescrizione di medicinali da parte degli infermieri si potrebbe muovere sul solco dell’apertura alla prescrizione dei farmaci innovativi da parte dei medici di famiglia, già espressa dal Direttore di Aifa nei giorni scorsi. Certo con “modalità e forme tutte da approfondire”. È quindi ha affermato “una possibilità sulla quale lavorare”
Ovviamente “tutte le professionalità devono lavorare insieme, medici, operatori sanitari e soprattutto farmacisti” ha precisato Melazzini. La farmacia dei servizi, infatti, secondo il Direttore generale di Aifa, può avvalersi proficuamente della figura dell’infermiere. “Chi meglio di questi professionisti può essere trait d’union tra le diverse professionalità sanitarie coinvolte nella prescrizione?”, ha detto ricordando come già diversi Paesi europei abbiano aperto a forme di indicazione prescrittiva da parte degli infermieri.
È chiaro che per realizzare questa possibilità sarà necessaria una modifica normativa. Ma, ha aggiunto Melazzini è importante “trovare un percorso che comunque io ritengo funzionale”.
Ma è poi lo stesso Melazzini, in suo editoriale apparso nel primo pomeriggio sul sito Aifa, a chiarire ulteriormente il suo pensiero. Ecco cosa scrive il Dg dell'Agenzia italiana del farmaco:
"Il problema centrale dell’assistenza sanitaria è quello della presa in carico integrale del paziente, del suo inserimento e accompagnamento all’interno di un percorso terapeutico in cui giocano un ruolo importante tutte le diverse figure dei professionisti sanitari. In questo scenario gli infermieri sono fondamentali nel rapporto quotidiano con il malato e costituiscono una figura di riferimento per garantire l’aderenza terapeutica e la sostenibilità del sistema, evitando trattamenti inappropriati e conseguente spreco di risorse pubbliche.
L’infermiere, nella mia visione, svolge un ruolo da co-protagonista e un cambiamento nell’approccio culturale alla professione potrebbe consentire di allargarne ulteriormente gli orizzonti, così come accade in altri Paesi europei.
Ad esempio, nel Regno Unito, l’infermiere ha la possibilità di prescrivere un numero ristretto e ben definito di farmaci, nel contesto di un piano clinico paziente specifico dopo diagnosi medica. Altra esperienza di rilievo è quella della Spagna, in cui non si parla mai di prescrizione ma di dispensazione di medicinali. L’ordine di dispensazione è il termine utilizzato al posto della ricetta medica.
Nel nostro Paese allo stato attuale la norma di riferimento (d.lgs. 219/2006 - titolo VI) individua tra i soggetti legittimati a prescrivere il farmaco solamente i medici. Pertanto, qualora si volesse sperimentare un percorso di estensione di questa facoltà, in casi ben definiti e sempre in accordo con il medico di riferimento, sarebbe indispensabile un cambiamento della norma.
Al di là dell’aspetto tecnico e giuridico relativo alla prescrizione credo personalmente che i tempi siano maturi per un confronto di più ampio respiro, tra tutti gli attori coinvolti: i medici, infermieri, Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità.
L’obiettivo di questo dibattito non deve essere quello di definire i confini e gli ambiti di intervento delle diverse categorie professionali quanto piuttosto individuare soluzioni concrete per migliorare la presa in carico del malato ed offrire una risposta sempre più funzionale alla domanda del bisogno di salute più tempestiva e adeguata".