"Per quanto attiene all'attività di approvvigionamento effettuata dalla struttura commissariale (
nella prima fase della pandemia, ndr.), si rappresenta che la normativa di riferimento consente alla Protezione civile e al commissario straordinario di acquisire dispositivi di protezione individuale e altri dispositivi medicali in deroga alla vigente disciplina in materia di appalti pubblici. Rammento che nell'ambito del Comitato tecnico-scientifico il coordinatore aveva individuato due gruppi di lavoro, uno per i DPI e uno per i DM, che mediante una valutazione di carattere documentale esaminavano le relazioni tecniche che accompagnavano i dispositivi in questione ai fini dell'autorizzazione in deroga. Mi risulta che circa il 40 per cento delle richieste venivano respinte".
Così il ministro della Salute,
Roberto Speranza, rispondendo in aula alla Camera al question time sul tema presentato da
Riccardo Molinari (Lega).
La risposta di Speranza. Grazie, Presidente. In riferimento al question time in oggetto, si segnala, preliminarmente, che c'è una differenza molto importante, sull'ambito delle autorizzazioni, tra le mascherine facciali FFP2 e FFP3 e i dispositivi medici (le mascherine chirurgiche). Le mascherine facciali FFP2 e FFP3 non sono, infatti, dispositivi medici, bensì sono dispositivi di protezione individuale e sono sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero del Lavoro, come chiaramente sancito dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 475 del 1992, in modo particolare ai commi 1 e 4, in quanto usati per proteggere l'utilizzatore da agenti esterni e sono certificati ai sensi di quanto previsto dal decreto legislativo n. 475 del 1992, sulla base di norme tecniche armonizzate. A tal proposito, in coerenza con quanto sopra detto, si rappresenta che sul sito istituzionale di Accredia, che è l'ente unico di accreditamento designato dal Governo italiano, si legge testualmente: “Qualora il dispositivo di protezione oggetto di approfondimento non dovesse risultare correttamente marcato CE e non validato da INAIL, è possibile segnalarlo alle autorità preposte alla sorveglianza del mercato. Per i dispositivi di protezione individuale le segnalazioni vanno inviate al Ministero dello Sviluppo economico e al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali”.
Le mascherine chirurgiche, invece, rispondono alla norma tecnica UNI EN 14683:2019 e non sono soggette ad autorizzazione ministeriale, fermo restando l'obbligo del fabbricante di garantirne la conformità tecnica ai requisiti essenziali, con apposizione del marchio CE sul prodotto immesso in commercio e l'iscrizione alla banca dati del Ministero della Salute. Fatte queste doverose premesse, si segnala che, al fine di contrastare il diffondersi dell'epidemia da SARS-CoV-2, il legislatore ha introdotto norme speciali eccezionali finalizzate a far fronte al rilevante incremento del fabbisogno di DPI e di dispositivi medici attraverso un meccanismo di semplificazione procedurale per l'acquisizione dei citati dispositivi mediante l'effettuazione di valutazioni documentali sulle caratteristiche degli stessi, svolte dall'INAIL per i DPI e dall'Istituto superiore di sanità per i dispositivi medici, secondo il procedimento analiticamente descritto dall'articolo 15 del decreto-legge 17 marzo 2020.
Per quanto attiene all'attività di approvvigionamento effettuata dalla struttura commissariale, si rappresenta che la normativa di riferimento, e segnatamente l'articolo 5-bis del menzionato decreto-legge, consente alla Protezione civile e al commissario straordinario di acquisire dispositivi di protezione individuale e altri dispositivi medicali in deroga alla vigente disciplina in materia di appalti pubblici. Rammento che nell'ambito del Comitato tecnico-scientifico il coordinatore aveva individuato due gruppi di lavoro, uno per i DPI e uno per i DM, che mediante una valutazione di carattere documentale esaminavano le relazioni tecniche che accompagnavano i dispositivi in questione ai fini dell'autorizzazione in deroga. Mi risulta che circa il 40 per cento delle richieste venivano respinte.
Voglio inoltre, in chiusura, ricordare il ruolo importante svolto nella fase più difficile di approvvigionamento dei dispositivi di protezione dall'Agenzia delle dogane e da tutte le Forze dell'ordine, a partire dai Carabinieri NAS, cui va la mia massima gratitudine per il lavoro fatto in una fase particolarmente delicata.
Quanto precede è stato puntualmente rappresentato dal Ministero della Salute, con nota 4238 del 15 giugno 2021, trasmessa, ai fini della risposta, alle interrogazioni menzionate.
La replica di Giuseppe Paolin (Lega). Sono sconcertato. Lei, Ministro, non ha risposto. Mi sottopone un fatto burocratico, mi dice che le mascherine FPP2 e FFP3 rispetto alle chirurgiche non andavano controllate dagli stessi enti, ma le ricordo che la Lega ha presentato due interrogazioni. Sapeva, e la stampa glielo aveva ricordato, dei problemi riscontrati con queste mascherine, che sono state distribuite e, con molta probabilità, sono state veicolo di contagio tra i sanitari e gli ospiti che gli stessi sanitari accudivano. Non mi dice se è stata fatta una valutazione rispetto alla distribuzione di queste mascherine e l'aumento dei contagi presso queste strutture.
Altra parte miserabile della vicenda è che gli affidamenti ai consorzi - con enti certificatori turchi, le ricordo - sarebbero stati agevolati dall'intermediazione di imprese italiane, che hanno speculato - è l'ipotesi - per circa il valore di 77 milioni di euro, dando vita a un sodalizio senza scrupoli, intento a speculare sull'epidemia e condizionare le scelte della pubblica amministrazione.
Signor Ministro, tutto questo, per non parlare della campagna vaccinale, “primule” comprese, indurrebbe chiunque a serie riflessioni sul proprio futuro e a un doveroso esame di coscienza.