“Si possono mettere tutti i soldi che vogliamo ma se si mette acqua in un secchio bucato il problema non si risolve. La lezione di questi mesi ci dice che noi dobbiamo ricominciare ad investire sull’assistenza territoriale. È il primo grande nodo. Nel Pnrr facciamo il più grande investimento della storia sull’assistenza domiciliare. Più noi riusciamo a curare a casa e meglio è. Siamo ad un passaggio cruciale per costruire il Ssn del futuro”. A disegnare la rotta è il Ministro della Salute,
Roberto Speranza che in questo colloquio con
Quotidiano Sanità durante i lavori della festa della Cgil a Matera per qualche attimo non affronta l’argomento Covid con annessi vaccini e Green pass ma si sofferma a tracciare le prossime riforme che attendono il servizio sanitario nazionale in vista dell’arrivo dei 20 miliardi del Recovery Plan.
Il Ministro fa capire che il vento è cambiato con il Covid e che c’è una maggiore consapevolezza nel Paese sull’importanza della sanità pubblica. “Le persone con il dramma della pandemia – rileva il Ministro - hanno capito che il sistema sanitario nazionale è ciò di più importante che abbiamo. Quindi dobbiamo investire dobbiamo chiudere la stagione dei tagli e fare un grande salto culturale che consiste nel capire che ogni euro che si mette sulla salute non è semplice spesa pubblica ma è il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone”.
“Per troppo tempo – rimarca Speranza - la quantità di diritto alla salute che potevamo offrire e garantire dipendeva dalle tabelle degli uffici di ragioneria e di bilancio. Noi dobbiamo rovesciare questo scherma. È in base alla quantità del diritto alla salute da garantire che dobbiamo scrivere quelle tabelle e quelle indicazioni di bilancio”.
E in questo senso il riferimento è anche ai miliardi in arrivo con il Recovery Plan. “La posta in gioco di fronte a noi – spiega - è così grande e le opportunità di finanziamento che stanno arrivando sono così cospicue che noi abbiamo bisogno di fare un grande Patto-Paese. Un patto in cui ci devono essere tutti e la sanità deve essere la prima mattonella. Il treno che passa ora non ripasserà facilmente, le risorse che abbiamo ora a disposizione difficilmente le rivedremo. Ognuno deve abbassare le proprie bandierine, deve capire che il proprio punto di vista è un pezzo di un puzzle più grande e dobbiamo rilanciare tutti insieme il servizio sanitario nazionale”.
Ma se sarà fondamentale scrivere delle riforme adeguate per non sprecare le risorse, è pur vero che si dovrà tornare ad investire sul personale sanitario, falcidiato dai tagli dell’ultimo decennio.
“Ricordiamoci sempre – sottolinea – che veniamo dalla vigenza di una legge che diceva alle Regioni che per il personale non si poteva spendere più di quanto si faceva nel 2004 meno l’1,4%. Inoltre non si finanziavano le borse di specializzazione che hanno creato un imbuto formativo. Col Covid abbiamo imparato che puoi comprare una mascherina o un respiratore sul mercato internazionale ma che non puoi comprare un medico. E la verità è che in passato il nostro Paese non ha programmato a sufficienza il proprio personale sanitario e ci siamo trovati in difficoltà”.
E il Ministro rivendica come “fino a 3 anni fa le borse di specializzazione in medicina che si finanziavano erano tra le 5 le 6 mila l’anno. L’anno scorso abbiamo messo 13.400 borse e quest’anno 17.400. Il triplo di 3 anni fa. Questi sono fatti”.
Decisive saranno le assunzioni per far marciare le riforme. “Il personale è una chiave fondamentale – conclude -. Bisogna continuare a investire e a mettere risorse. Buona parte del Pnrr sarà dedicato al personale sanitario e aumenteremo il fondo sanitario nazionale in maniera tale che le assunzioni non siano garantite fino al 2026 ma a tempo indeterminato. Qui si gioca la partita strategica del nostro futuro”.
Luciano Fassari