È iniziata la settimana che dovrebbe consegnarci un nuovo decreto legge con l’aggiornamento delle misure restrittive per fronteggiare quella che ormai stai diventando la quarta ondata del virus che complice la variante Delta sta facendo moltiplicare ogni giorno il numero dei nuovi contagi.
Domani le Regioni si vedranno in mattinata con tecnici del Ministero della Salute per fare un tagliando ai criteri delle fasce a colori. Le Regioni puntano forte sul ridimensionamento del dato dell’incidenza e sull’introduzione del parametro di occupazione dei letti ospedalieri anche per l’ingresso in zona gialla.
Si parla di una soglia del 5% per le terapie intensive e del 10% per i letti ospedalieri ma tra gli Enti locali si vorrebbe alzare le soglie al 10 e al 20% rispettivamente. In sostanza ciò vorrebbe dire che se anche una Regione superasse la soglia dell’incidenza settimanale di 50 casi per 100 mila abitanti (ad oggi la Sardegna l’ha già superata e Lazio e Veneto ci sono prossimi) non andrebbe in giallo se il tasso di occupazione dei letti non superasse il limite.
Dopo la riunione col Ministero le Regioni si riuniranno in Conferenza in vista dell’incontro col Governo che dovrebbe tenersi mercoledì, stesso giorno in cui dovrebbe essere convocata la Cabina di regia dell’Esecutivo.
L’altro tema caldo, oltre alla revisione dei parametri è quello dell’uso del Green Pass. Qui la quadra nel Governo ancora non c’è tra chi preme per un utilizzo più esteso, ovvero anche per l’ingresso nei luoghi della ristorazione, palestre, cinema, teatro, mezzi pubblici, palazzetti e stadi. Anche se sale l’ipotesi di un suo utilizzo sempre più stringente a seconda del livello dell’epidemia nelle singole regioni. Inoltre, si pensa di introdurre il tampone gratuito per coloro che si sono prenotati per la vaccinazione. Dovrebbe poi essere prorogato lo stato di emergenza che scade il 31 luglio.
Inoltre sul tavolo anche l’ipotesi per i grandi eventi negli stadi dove potrebbe essere usato sia il Green Pass che resa obbligatoria la mascherina anche se in questo caso la capienza autorizzata non sarebbe più limitata come ora.
Il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Venezia Giulia,
Massimiliano Fedriga, ribadisce che ''serve equilibrio”, rileva che se “torniamo a chiudere come se il vaccino non esistesse, in tanti si convinceranno che il vaccino è inutile”. E sul green pass aggiunge “benvenga, se permetterà di riaprire gli stadi, le discoteche e i grandi eventi. Sono in arrivo i parametri definitivi per l'assegnazione dei colori alle Regioni - aggiunge - Il nostro documento è quasi pronto. I vaccini stanno funzionando molto bene contro la malattia grave e la media nazionale dei ricoveri è al 2%. In Friuli-Venezia Giulia abbiamo il dato più basso: nove pazienti nei reparti Covid e zero in terapia intensiva''.
Per quanto riguarda invece l'obbligo del tampone per i turisti in arrivo in Italia, Fedriga è favorevole perché “controllare gli ingressi dai Paesi ad alto rischio è utile per tutti, anche per gli stessi turisti, che si sentono rassicurati dalle misure sanitarie. È una tutela reciproca”.
Invece l'assessore alla Sanità della Regione Piemonte,
Luigi Genesio Icardi, spiega che “dobbiamo cominciare a distinguere tra il contagiato e il malato in ospedale: mercoledì, in Commissione Salute, uscirà un documento su cui siamo già d'accordo, in cui chiederemo al governo di togliere l'incidenza dei positivi dai parametri che muovono zone e colorazioni".
"Il rischio – sostiene Icardi - è di decidere delle chiusure per gente positiva a casa, quando il sistema sanitario è pienamente efficiente dobbiamo superare il parametro dei 50 contagiati ogni 100 mila abitanti”.
Intanto il sottosegretario Costa annuncia che molto probabilmente il Green Pass sarà rilasciato solo dopo la seconda dose di vaccino e non una come accade ora. “Dopo le indicazioni del Cts la politica deciderà e credo che si andrà verso la concessione del Green pass solo dopo la doppia dose di vaccino” specifica il sottosegretario alla Salute
Andrea Costa che precisa come “rispetto all'estensione del green pass, l'idea è quella di pensare a una modulazione e gradualità a seconda del quadro della regione: si possono cioè prevedere intensificazioni dell'utilizzo del green pass a seconda della situazione. Se c'è una situazione che peggiora, automaticamente - spiega - ci può essere un'applicazione più ampia del green pass. È un ragionamento di buon senso: se una Regione rimane bianca ci può essere un tipo di utilizzo di green pass, ma se una Regione ha criticità maggiori, piuttosto che chiudere si applica il green pass più restrittivo”.
"Sui vaccini non sono ammissibili ambiguità da parte di nessuna forza politica. Dalla campagna di vaccinazione dipende la ripartenza e il futuro del Paese". Ha affermato invece il Ministro della Salute,
Roberto Speranza.
Ma come dicevamo nella maggioranza le idee sono differenti. L'allargamento del green pass “non ha senso, non c'è in quasi nessun Paese d'Europa”, ha sottolineato
Matteo Salvini, segretario della Lega, oggi a Siena “Il green pass oggi richiede due dosi di vaccino quindi vuol dire che tutti gli italiani sotto i 30 anni domani non possono prendere il treno, l'autobus, non possono andare in pizzeria, non possono vivere. Occorre invece mettere in sicurezza gli over 60. Stiamo parlando di una malattia con cui dobbiamo imparare a convivere senza morire di terrore”.
Dubbiosa anche l’opposizione. “Immaginare di applicare in Italia un Green Pass come quello pensato da Macron sarebbe secondo me `economicida’”. Così la presidente di FdI,
Giorgia Meloni, a margine della presentazione a Napoli del suo libro. “Vale la pena ricordare - aggiunge - che il Green Pass in Europa nasceva come strumento per favorire la circolazione delle persone e quindi il turismo, applicarlo per poter partecipare alla vita sociale è una scelta diametralmente opposta, secondo me inutile per contrastare la pandemia, e drammatica sul piano economico. Confido che il governo non farà questa scelta folle”.