Spending review e tagli. Una manovra a tutti gli effetti quella che si accinge a varare il Governo in questo torrido luglio. Martedì prossimo dovremmo finalmente capire entità e natura dei provvedimenti che, al momento, si attestano ufficialmente ancora sui 4,2 miliardi di euro complessivi, da raggiungere attraverso interventi di razionalizzaione (revisione) della spesa pubblica.
Ma tra terremoto in Emilia e altre emergenze derivanti dal quadro economico generale che, nonostante l'intesa di Bruxelles di giovedì scorso, è ancora a tinte fosche, le voci su un innalzamento dell'obiettivo di risparmio fino a 10 miliardi incalzano questa vigilia di manovra.
Per la sanità le cifre oscillano tra quelle minime di Balduzzi che vorrebbe fermare le forbici a quota 1 miliardo e quelle dei colleghi economici che fanno circolare minacciosi raddoppi o addirittura triplicazioni di quella cifra.
Il tutto, molti sembrano dimanticarlo, senza contare il fatto che la sanità, al netto di questa imminente nuova manovra, dovrà scontare altri 8 miliardi di tagli a partire dal gennaio 2013, così come previsto dalla precedente manovra estiva, quella del 2011 firmata Giulio Tremonti.
Tagli sui quali le Regioni non hanno mai nascosto la loro profonda avversione, tanto da far saltare qualsiasi ipotesi di Patto per la Salute. Figuriamoci allora cosa diranno quando verranno rese note queste nuove misure che, diciamolo, con la cosiddetta spending review, hanno veramente ben poco a che fare.
Nel paniere del Governo c'è infatti un po' di tutto. Dall'anticipo di alcune misure del decreto Tremonti sui farmaci, con l'abbassamento dei tetti di spesa, cui, sempre in materia di farmaci, si aggiungerebbe un aumento dello sconto a carico della filiera. E poi tagli alle convenzioni e gare al ribasso per gli acquisti di beni e servizi. Si parla anche di chiusura di Enti "inutili" (anche se le esperienze passate hanno dimostrato che i risparmi di tali interventi sono molto dilatati nel tempo).
Ma probabilmente dovremmo cumunque aspettare giovedì o venerdì per il Consiglio dei ministri che varerà il decreto. Incertezza piena, dunque, a 48 ore dalla presentazione della manovra, con il mondo della sanità in pieno fermentro anche se in ordine sparso, senza una comune strategia di proposta alternativa a quella che, ancora una volta, sembra tradursi nell'ennesima sforbiciata lineare alla spesa sanitaria.