Uscire dalla logica del Welfare a progetto e dall’assistenzialismo fatto di bonus e ristori per mettere al centro minorenni, adolescenti e le loro famiglie. Lo hanno chiesto gli assistenti sociali intervenendo con il presidente
Gianmario Gazzi all’audizione della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza in seguito all’indagine conoscitiva sul funzionamento e la gestione dei servizi sociali con particolare riferimento all’emergenza epidemiologica da Covid-19.
“I mesi passati ci hanno messo di fronte ai punti di debolezza del nostro sistema indicandoci quali sono gli errori da non ripetere – ha detto Gazzi – Una ricerca realizzata dalla nostra Fondazione Nazionale con il contributo del Consiglio nazionale e dei Consigli Regionali che ha coinvolto oltre 20mila assistenti sociali, ha disegnato una situazione a macchia di leopardo. Realtà che hanno avuto strumenti e persone e altre dove le colleghe e i colleghi hanno sopperito anche con mezzi propri alla mancanza di tutto. Ci sono stati luoghi dove i servizi sociali hanno proprio chiuso! Del resto soltanto con il Decreto Rilancio il sociale è diventato servizio pubblico essenziale!”.
Dunque investire nel servizio sociale d’emergenza è una delle priorità per l’Ordine, che insiste: “Come i giovani anche le donne hanno particolarmente pagato il prezzo della pandemia. Le violenze domestiche sono aumentate e sono state le donne le prime ad aver perso il lavoro - ha concluso il presidente degli assistenti sociali – I consultori, la medicina del territorio, gli asili nido, i servizi semi residenziali… possono essere un aiuto importante. Noi siamo stati quelli che tra il Consiglio dei Ministri di venerdì notte e l’apertura degli uffici del lunedì mattina, hanno organizzato la distribuzione dei buoni alimentari, ma passata l’emergenza, ora bisogna costruire un Welfare che non lasci mai soli. Anche le risorse del PNRR vadano in questa direzione”.