"Una terza dose di vaccino contro il Covid è assolutamente ragionevole che debba essere fatta, ma non è stimabile quando dovrà essere raccomandata la somministrazione. I tempi di osservazione dei soggetti vaccinati sono infatti ancora limitati. È ragionevole pensare che si vada dai 10 mesi in su, cioè per 10 mesi dovrebbe mantenersi la capacità protettiva dei soggetti vaccinati, ma è anche possibile che questo intervallo temporale venga prolungato".
Così il presidente del Consiglio superiore di Sanitò,
Franco Locatelli, in audizione oggi pomeriggio in Commissione Sanità al Senato sulla somministraizione dei vaccini a mRna contro il Covid.
Quanto all'allungamento dei tempi a 42 giorni per la somministrazione della seconda dose dei vaccini Pfizer e Moderna, Locatelli ha da prima sottolineato come nella documentazione presentata da Pfizer "si sottolinea come nelle analisi di efficacia siano stati inclusi partecipanti che hanno ricevuto la seconda dose tra i 19 ed i 42 giorni dalla prima. Inoltre, uno studio di fase II e III sempre di Pfizer, pubblicato sul Nejm a fine 2020, ha mostrato come le curve tra chi ha ricevuto il vaccino e chi il placebo iniziano a divergere fin dalla prima settimana di ricezione della prima dose".
E ancora: "Una pubblicazione 2021 sul Bmj ha riassunto i vantaggi del ritardo nella somministrazione della seconda dose. Una strategia, almeno per la popolazione under 65, che può risultare in una ridotta incidenza cumulativa di mortalità. Infine, un altro studio ha poi valutato attraverso modelli matematici il numero di infezioni, ospedalizzazioni e decessi risparmiati con i vaccini a mRNA. All'aumentare dei giorni di ritardo si è dunque visto che vi è un progressivo risparmio di infezioni, ospedalizzazioni e decessi", ha concluso Locatelli.
Sullo stesso tema è intervenuto anche il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa),
Nicola Magrini, rimarcando come per le seconde dosi di Pfizer e Moderna "la popolazione studiata arrivava fino a 42 giorni e, pertanto, si poteva ritenere approvato e on label un uso di questo tipo, che è stato scelto come modalità di somministrazione accettabile e preferibile". Quanto invece al vaccino di AstraZeneca: "La decisione di posporre AstraZeneca a 12 settimane derivava da studi inglesi che dimostravano una migliore risposta ritardando la somministrazione della seconda dose".
Quanto alla seconda somministrazione dei vaccini a mRna di Pfizer e Moderna, il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regione,
Raffaele Donini, ha spiegato: "Credo che vada fatto un tentativo di uniformarsi attorno a una scadenza che da un lato consenta di poter vaccinare più persone e dall'altro sia anche cautelativa rispetto al fatto che poi non accada che chi ha diritto alla seconda dose per qualche motivo non venga vaccinato nei tempi previsti. Le Regioni si stanno orientando a 35 giorni e mi sembra una tendenza da consigliare alla Conferenza delle Regioni per una definizione più uniforme".
Infine, il presidente dell'Aifa,
Giorgio Palù, ha precisato che per i vaccini "è molto importante la risposta cellulo-mediata, per la quale non abbiamo ancora nella routine pratica una misurazione. E questo è così vero che su
Nature la settimana scorsa è uscito un lavoro che dimostra che potremmo ritardare anche di 90 giorni la seconda dose con un vaccino anti-Covid a mRna perché la risposta che si ha nel richiamo, il cosiddetto boost, è ancora più forte. Questo è un dato che ulteriormente ci rassicura".