“Io non avrei bloccato il vaccino AstraZeneca”. A dirlo è il sottosegretario alla Salute, P
ierpaolo Sileri ieri a ‘Non è l’Arena’ su La 7. Ma Sileri ha toccato anche il tema delle nomine in sanità dove ha evidenziato come “la politica negli anni sia stata troppo presente in Sanità e nelle varie aree afferenti ad essa. Troppo presente con le sue nomine. Non raramente vere spartizioni. Ed ecco che in alcuni posti chiave vi sono persone non in grado di prendere decisioni. Accanto ad eccellenti tecnici troviamo purtroppo anche persone che si nascondono dietro i ‘forse’, i ‘possibili’, che producono documenti con frasi al condizionale che non offrono chiarezza. Tecnici e ‘para’ tecnici che non raramente hanno dei curricula utili per accendere il caminetto nella casa di campagna. Zavorre”.
“Riempiono tavoli – ha rimarcato - nei quali si parla per ore, per mesi, per anni. Tavoli dei quali poi magari non si trovano verbali, date di riunioni o esiti. Quando non trovano una posizione, una collocazione continuano ad orbitare come gabbiani affamati intorno al ministero, mendicando un posto in un tavolo, in una commissione. Sanno tutto. Conoscono tutto, e tutti. Sono sempre amici di qualcuno. Oggi sono sinistra, ieri di destra e viceversa. Poi di centro. Poi fanno di nuovo il giro e tornano tecnici se arriva un governo tecnico. Un gioco dell’oca che dura una vita. Non succede mai nulla, o quasi mai se va tutto bene”.
“Il dramma – ha detto - è quando vengono poi piazzati e poi magari arriva una pandemia. Ed ecco che scopri, tardi, che in quella casella forse era meglio un’altra o un altro. Ma proprio quello ora non c’è più. Magari è migrato deluso, o ha mollato dopo aver aspettato per anni un po’ di merito. Speriamo che questa tragedia insegni a cambiare dalla ‘mediocrazia’ alla meritocrazia. A tutti i livelli. Non importa il sesso. Non importa la tendenza sessuale. Non importa il credo. Non importa la provenienza. Non importa se di destra, di sinistra o di centro. Importa solo che la persona scelta sia capace e sappia fare scelte (dando per scontata onestà)”.