Il sistema sangue italiano funziona, anche se le Regioni marciano a differenti velocità, con un Nord che procede veloce e che compensa le carenze del Sud. Occorre quindi lavorare per migliorare i diversi aspetti del sistema che ancora non funzionano in modo ottimale. Ed è a questo che punta il
il Programma per l’autosufficienza nazionale del sangue e dei suoi prodotti” per il 2012, che arriverà il 6 giugno all’attenzione della Conferenza Stato Regioni.
Per il 2012 è previsto un incremento di 15.000 unità, parti al +0,6 rispetto al 2011, di globuli rossi. Per quanto riguarda i consumi, nel 2012 è previsto un incremento dello 0,5, cioè pari a 14.400 unità.
Le prospettive sono di ulteriore carenza a carico di due regioni, Sardegna e Italia, il cui fabbisogno compensativo ammonta a circa 68 mila unità di globuli rossi, a fronte del quale esiste però un margine complessivo di produzione aggiuntiva nella regioni storicamente autosufficienti di 78 mila unità. Pertanto, è prevista la complessiva autosufficienza nazionale.
Per il plasma da inviare alla lavorazione industriale, per l’anno 2012 è previsto un incremento del 2,8% rispetto al 2011, ma gli indici regionali programmati sono molti diversificati. Infatti quasi tutte le regioni del centro-sud restano al di sotto della media nazionale, con livelli di autosufficienza di medicinali palsmaderivati bassi o molto bassi a fronte di consumi mediamente più elevati.
Nel piano 2012 sono confermate le linee di indirizzo per il miglioramento della qualità e della appropriatezza definite nei programmi annuali di autosufficienza per gli anni 2008, 2009, 2010, 2011, e che mirano a realizzare miglioramenti soprattutto per queste criticità:
- la persistenza di alti indici di donazione “occasionale” in alcune Regioni, in particolare Campani a (55%) e Lazio (40%) pur in un quadro nazionale di bassa incidenza media (16%) di tale tipo di donazione;
- la persistenza di indici di variabilità infraannuale delle donazioni ancora non congruenti con una ottimale disponibilità di globuli rossi in relazione ai fabbisogni, con particolare riferimento al periodo estivo e ad alcuni periodo invernali;
- un livello di standardizzazione degli emocomponenti labili ad uso clinico disomogeneo tra Regioni e all’interno delle stesse;
- in alcuni ambiti regionali, l’applicazione di strumenti per la sicurezza trasfusionale;
- una disomogenea attenzione all’uso clinico appropriato degli emocomponenti labili sul versante degli utilizzatori e delle aziende sanitarie;
- un utilizzo clinico diffusamente inappropriato di alcuni medicinali plasmaderivati.