“Finora non c'è stata nessuna indicazione precisa”, il ministro Renato Balduzzi mette le mani avanti rispetto alle ipotesi di nuovi tagli per 1/1,5 miliardi alla sanità, già da quest'anno e che le indiscrezioni danno per certe in base a quanto rpevisto dalla spending review. Lo fa attraverso un’intervista di Margherita De Bac, pubblicata oggi sul
Corriere delle Sera.
E riferendosi alle cifre circolanti, spiega: “Le ipotesi nascono dalla circostanza che la spesa generale rivedibile è stata fissata a 390-397 miliardi e di questa quasi un quarto riguarda la sanità. Certo faremo la nostra parte ma senza creare danni ai cittadini e rischiare di compromettere il loro diritto alla salute”.
Ma qualcosa è stato già fatto, e Balduzzi lo ricorda ribadendo quanto
già dichiarato nei giorni scorsi: “Sette miliardi sono l'ammontare della spesa per l'acquisto di beni, servizi e dispositivi medici finora censiti”. “La stiamo riconsiderando da parecchi mesi sulla base della manovra dello scorso anno che già prevedeva un intervento in questo settore. Non è facile trovare il prezzo medio di riferimento sottolinea al Corriere - cioè quello che dovrà essere applicato uniformemente in ogni Regione italiana, nell'ambito di una tipologia di prodotti così diversificata. Un esempio. Se in una Asl una siringa costa 5 volte di più rispetto a un'altra Asl non c'è scampo. Quello è uno spreco e va colpito”.
E sul personale, tagli in vista? La smentita è secca: “In quel settore tutto ciò che potevamo fare è stato fatto, pensiamo soltanto al blocco del turnover. Certo non arriveremo a bloccare gli stipendi e licenziare, come in Grecia”.
Ma qualcosa potrebbe arrivare ancora una volta dai farmaci: “Il comparto dei farmaci è già sotto la lente. I margini di risparmio non sono infiniti ma ci sono”, ha infatti detto il ministro, lanciando poi una stoccata a quanti (molti) stanno criticando la proposta lanciata
poche settimane fa dall’Agenas di una riforma dei ticket: “Il sistema attuale è già insostenibile, opaco e non sempre equo”, sottolinea Balduzzi che spiega invece come “le franchigie, accompagnate da altri strumenti di compartecipazione, introdurrebbero equità. Si pagherebbe in base alla disponibilità economica e al bisogno. Chi critica la proposta non mi sembra ne abbia lanciate di migliori. È una soluzione diversa da quelle classiche ma ancora da definire”.