“A partire dagli anni Novanta, le disposizioni normative, che hanno modificato il SSN nella governance ma, soprattutto, il sistema di finanziamento assieme ai provvedimenti in materia di federalismo fiscale e alle misure intraprese per la razionalizzazione della spesa pubblica e per la riduzione dei disavanzi regionali in sanità, hanno prodotto un forte ridimensionamento dell’investimento statale” in tema di mobilità sanitaria delle persone in ingresso e uscita dal nostro Paese, tanto che la Corte ha più volte segnalato la criticità economica crescente nella gestione del capitolo di bilancio appositamente dedicato per la presenza di “un significativo sbilanciamento finanziario dell’Italia con posizioni di debito che eccedono quelle di credito”. La spesa sanitaria pubblica è, inoltre, “ulteriormente aggravata anche dai costi derivanti dall’ingente contenzioso in tema di diritto di cura”.
E’ quanto si legge nella premessa del Rapporto su “
La mobilità sanitaria: l’assistenza transfrontaliera” , riguardante procedure e modalità accordate ad ogni cittadino Ue di ricevere cure e rimborsi per le spese effettuate in ogni Stato dell’Unione, approvato dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato con delibera n. 14/2020/G.
Nel 2019 il saldo è stato negativo per 17,7 mln. Ma è da notare che dal 2013 in ogni caso si sia sempre verificato un ‘segno meno’.
Sul tema, la Corte rileva l’esigenza “di coordinamento normativo e di armonizzazione della disciplina europea sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, contenuta nella direttiva 2011/24/Ue e nel regolamento 2004/833” sottolineando come la salute sia “un valore in sé” che “rappresenta un elemento chiave per la prosperità economica. Infatti, investire in maniera intelligente nei sistemi sanitari sostenibili e nella salute delle persone in quanto capitale umano, riduce le disparità contribuendo alla crescita economica”.
La Sezione del controllo riconosce che “Le azioni intraprese dall'Ue nel settore dell'assistenza sanitaria transfrontaliera sono ambiziose e hanno accresciuto la collaborazione tra gli Stati membri”, ma aggiunge che “devono essere meglio gestite”.
Fra le criticità rilevate, si segnalano la necessità di un significativo miglioramento delle relazioni fra cittadino ed il proprio “punto di contatto nazionale” con funzioni di comunicazione ed assistenza durante la procedura di cura nel Paese estero e le difficoltà di relazione fra le diverse reti di riferimento “con riguardo alla individuazione delle strutture di eccellenza, nei vari settori della medicina, nell’ambito dell’Unione Europea”.