“Chiarire le indicazioni per la diagnostica di SARS-CoV-2 e i criteri di scelta dei test a disposizione nei diversi contesti per un uso razionale e sostenibile delle risorse”. È questo l’obiettivo di un nuovo documento, di cui
Quotidiano Sanità ha potuto visionare una bozza, cui stanno lavorando l’Iss e il Ministero della Salute per rendere più chiaro l’utilizzo dei test.
Si punta molto sui tamponi rapidi mentre il tampone molecolare dovrà essere usato in via esclusiva solo per conferma di guarigione e in caso il contatto stretto di un positivo viva o frequenti soggetti fragili. Per i test salivari bisogna attendere fine sperimentazioni.
Inoltre si precisa che “non è raccomandato prescrivere test diagnostici a contatti stretti di contatti stretti di caso confermato; qualora essi vengano richiesti in autonomia, i soggetti non devono essere considerati sospetti né essere sottoposti ad alcuna misura di quarantena né comunicati al Dipartimento di Prevenzione”.
Ma nelle nuove raccomandazioni si precisa poi come “i dati relativi ai test da qualsiasi soggetto vengano eseguiti andrebbero riportati a DdP per evitare ripetizioni di test e soprattutto un allineamento tra risultati dei test e azioni di sanità pubblica da parte del DdP”.
Inoltre “per i soggetti sottoposti al test diagnostico, si deve raccomandare al solo contatto stretto di rispettare l'isolamento domiciliare in attesa del risultato del test. Successivamente in base al risultato del test, il DdP prescriverà la quarantena (soggetti negativi) o l’isolamento (soggetti positivi)”.
Come dicevamo si punta molto sui test rapidi. “Sebbene i test molecolari siano quelli di riferimento per sensibilità e specificità, in alcune circostanze si può ricorrere ai test antigenici rapidi che, oltre essere meno laboriosi e costosi, possono fornire i risultati in meno di mezz’ora e sono eseguibili anche in modo delocalizzato”.
Nel documento si parla anche di definire delle priorità di accesso: “Nei punti di esecuzione dei test (inclusi i drive-in) va definito un accesso prioritario per i test diagnostici prescritti ai soggetti sintomatici e ai contatti stretti asintomatici di un caso confermato e alle altre categorie previste”.
E in questo senso si propine che “l’esecuzione di test non prioritari potrebbe essere organizzata in altri contesti separati e con altre modalità per evitare di allungare i tempi di prelievo (ad esempio presso laboratori accreditati) e di risposta del risultato essenziali per le successive indagini cliniche e per azioni di sanità pubblica”.
Così come “è ipotizzabile attuare un coinvolgimento della rete dei pediatri di libera scelta e del medico di medicina generale per l’uso nei diversi contesti organizzativi, incluso quello delle indagini di comunità, fermo restando la necessità di garantire le misure organizzative, di prevenzione e protezione adeguate”.
Per i salivari occorre ancora attendere. “Allo stato attuale i test rapidi salivari (antigenici o molecolari) sono in fase di valutazione anche in contesti territoriali. Le attuali esperienze pilota permetteranno raccogliere dati utili per definire le loro indicazioni di utilizzo nel prossimo futuro”.
Infine nel documento “si rappresenta che la definizione di “caso confermato” andrebbe aggiornata se si intenderà in futuro accettare i risultati positivi dei test antigenici rapidi senza una conferma con test molecolari”.
Luciano Fassari