Introdurre, tra i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale, anche l’indice di deprivazione: a chiederlo, questa volta, è il Ministro della Salute,
Roberto Speranza, che, durante un incontro a Bari, ha sottolineato come sia “giusto che i territori più deboli, che hanno meno risorse, meno ricchezza, meno possibilità abbiano un aiuto più marcato da parte dello Stato”. La notizia è riportata dalla Fnomceo che apprezza la proposta di Speranza. Una proposta ricordiamo che già da più un decennio viene discussa e dibattuta sempre su iniziativa delle regioni meridionali ma su cui fino ad oggi non si è mai trovato l’accordo tra le Regioni.
“L’applicazione dell’indice di deprivazione tra i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale, quale strumento per il riequilibrio territoriale e per colmare le disuguaglianze di salute, è stata oggetto di diverse mozioni presentate, nel corso del tempo, dal Consiglio Nazionale della Fnomceo, l’assemblea di tutti i 106 presidenti degli Ordini territoriali, che ha fatto sentire il suo ‘no’ a una salute a diverse velocità sul territorio – spiega il Presidente nazionale,
Filippo Anelli -. La Professione medica ritiene infatti inaccettabili le disuguaglianze di salute che ancora permangono tra Nord e Sud, tra centro e periferia, tra Asl e Asl, perché tolgono anni di vita e di buona salute ai cittadini e perché vanno contro ai principi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità del nostro Servizio Sanitario Nazionale”.
“Come Fnomceo, che la Professione medica rappresenta per Legge, siamo dunque, senza se e senza ma, al fianco del Ministro Roberto Speranza – continua -. Ai Governatori chiediamo di dare più risorse a quelle Regioni che hanno meno ricchezza e meno sostegno da parte dello Stato, dove maggiori sono le disuguaglianze di salute e dove la mobilità sanitaria sottrae ulteriori fondi. Dove, in un circolo vizioso, il reddito più basso e il minor livello di istruzione favoriscono l’incidenza di malattie prevenibili, aumentano la mortalità, rubano anni di vita in buona salute”.
“ Se una lezione l’epidemia di Covid-19 ci ha insegnato è proprio quella della solidarietà, del fare fronte comune contro il nemico invisibile, dell’aiutarsi gli uni con gli altri – constata -. È proprio nella solidarietà la chiave della flessibilità del nostro Servizio sanitario nazionale, che gli conferisce resistenza e resilienza di fronte alle emergenze come quella che ci siamo trovati a fronteggiare”.
“Noi medici ci siamo, Ministro – conclude Anelli -. Per noi, per il nostro Codice deontologico, per la Legge Istitutiva del nostro Servizio Sanitario Nazionale e, prima ancora, per la Costituzione, i cittadini, di più, tutti gli individui sono uguali di fronte alla Salute”.