Aggiornate dopo 10 anni le linee guida sulla pillola abortiva Ru486. Un restyling contenuto in una delibera del Ministero della Salute arrivata agli inizi del mese di agosto dopo il parere favorevole del Css e la determina dell’Aifa che ha rimosso le limitazioni all’impiego del farmaco dettate nel 2009.
Con le nuove linee guida si annulla l’obbligo di ricovero dall’assunzione della pillola Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale e si allunga il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza. Si raccomanda inoltre “di effettuare il monitoraggio continuo ed approfondito delle procedure di interruzione volontaria di gravidanza con l’utilizzo di farmaci, avendo riguardo, in particolare, agli effetti collaterali conseguenti all’estensione del periodo in cui è consentito il trattamento”.
Un giro di boa che regola definitivamente l’utilizzo della pillola abortiva dopo che l
a Regione Umbria, prima della pausa estiva, con una Delibera aveva imposto il ricovero ordinario (e non il Day hospital) per chi ricorreva all’interruzione volontaria di gravidanza mediante la pillola abortiva. Un tema sul quale è intervenuto il Ministro della Salute
Roberto Speranza che ha chiesto Il parere al Consiglio Superiore di Sanità, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche.
“Tenuto conto della raccomandazione formulata dall’Oms – scrive il ministero della Sanità – in ordine alla somministrazione di mifepristone e misoprostolo per la donna fino alla 9° settimana di gestazione, delle più aggiornate evidenze scientifiche sull’uso di tali farmaci, nonché del ricorso nella gran parte degli altri Paesi Europei al metodo farmacologico di interruzione della gravidanza in regime di day hospital e ambulatoriale, la Direzione generale ha predisposto le Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, in aggiornamento a quelle emanate nel 2010, sulle quali il Consiglio Superiore di Sanità ha espresso parere favorevole, integrandole”.
Ma vediamo quali sono state le tappe percorse e le indicazioni dettate dalle linee guida
Il Consiglio Superiore di Sanità il 4 agosto ha espresso parere favorevole al ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni (9 settimane compiute di età gestazionale) e nelle strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day hospital.
Successivamente al parere del Css, è stata emanata da Aifa la Determina n. 865 del 12 agosto “Modifica delle modalità di impiego del Medicinale Mifegyne a base di mifepristone (RU486)” nella quale vengono superate precedenti limitazioni dettate nel 2009. Con la nuova Determina Aifa viene annullato il vincolo relativo all’utilizzo del farmaco Mifegyne in regime di ricovero dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla conclusione del percorso assistenziale; esteso l’impiego del farmaco Mifegyne dal 49° al 63° giorno di amenorrea, pari a 9 settimane compiute di età gestazionale, in associazione sequenziale con un analogo delle prostaglandine, in linea con quanto contenuto nella scheda tecnica del mifepristone approvata in sede europea, che detta tempistiche di somministrazione.
Fino al 49° giorno di amenorrea: il mifepristone è assunto in un'unica dose orale da 600 mg (cioè 3 compresse da 200 mg ciascuna) seguita, a 36-48 ore di distanza, dalla somministrazione dell’analogo delle prostaglandine: misoprostolo 400 μg per via orale, oppure gemeprost, 1 mg per via vaginale.
Tra il 50° e il 63° giorno di amenorrea: il mifepristone è assunto in un’unica dose orale da 600 mg (cioè 3 compresse da 200 mg ciascuna) seguita, a 36-48 ore di distanza, dalla somministrazione dell’analogo delle prostaglandine gemeprost 1 mg per via vaginale. Il farmaco, evidenzia Aifa, non presenta la controindicazione all’utilizzo oltre il 49° giorno di amenorrea.