“Stupore e rammarico” da parte dell’Arsi (Associazione dei Ricercatori in Sanità Italia) per “non vedere considerati” nel Decreto Rilancio “i ricercatori sanitari e i collaboratori alla ricerca degli IRCCS afferenti al Ministero della Salute". “L’art. 238 del D.L. 34 del 19 maggio 2020 - spiega infatti l’Arsi in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio,
Giuseppe Conte e al ministro della Salute,
Roberto Speranza - cita infatti esclusivamente le Università e gli Enti Pubblici di Ricerca afferenti al MIUR. Mai come in questo momento storico abbiamo potuto toccare con mano quanto importante e necessaria sia la difesa del Sistema Sanitario pubblico e, con essa, il finanziamento della ricerca pubblica sanitaria. Fare tesoro dell’esperienza COVID-19 significa oggi, per chi Vi scrive, poter contare su un’iniezione strutturale di capitali da investire sui professionisti della ricerca sanitaria, esattamente come previsto per la ricerca universitaria dal Decreto Rilancio”.
Nella lettera si evidenzia come “molti ricercatori sanitari i collaboratori alla ricerca italiani sono stati e sono tuttora in prima linea in questa emergenza. Hanno prestato servizio nei laboratori e nei reparti degli IRCCS pubblici italiani, anche con contratti atipici, sia a supporto della diagnostica sia nella ricerca per la cura e il miglioramento della prognosi dei pazienti affetti dal virus”.
La richiesta dell’Arsi è affinché vengano inserire nel Decreto "misure straordinarie per rilanciare la ricerca pubblica nel SSN e garantire ai ricercatori sanitari un contratto a tempo indeterminato, sia nel comparto che nella dirigenza sanitaria”.
Ma a Conte e Speranza l’Arsi chiede anche di concludere l’iter della riforma del personale di ricerca negli IRCCS e negli IZS: “Manca ancora l’emanazione di un DPCM che sancisca le regole concorsuali per accedere ex-novo al percorso del tempo determinato di 5+5 anni (percorso “piramide” definito nella L. 205/2017, art 1, comma 425), e l’applicazione dell’emendamento nella Legge 8/2020. Infatti, le procedure per l’arruolamento dei nuovi ricercatori sanitari e collaboratori alla ricerca che hanno maturato i requisiti nel 2019 si è concluso solo in 13 Istituti, in 12 è ancora in corso, mentre il personale della ricerca di 6 Istituti è ancora in attesa della pubblicazione del bando di concorso”.
Anche perché “date le lunghe tempistiche di emanazione dei precedenti decreti, il contesto storico che stiamo vivendo e la contestuale abolizione dei co.co.co. avvenuta nel corso del 2019 - conclude l’Arsi -, abbiamo la certezza che molti ricercatori sanitari nei prossimi mesi rischieranno di non vedere rinnovati i propri contratti precari o di essere costretti a firmare contratti libero professionali o borse di studio. Vi chiediamo di accelerare i tempi del DPCM e di apportare una modifica alla legge 205/2017 art 1 comma 425 che estenda l’accesso diretto a chi matura il requisito dei tre anni di contratti atipici fino a quando non saranno regolamentati i nuovi concorsi”.