C’è una Fase 2 per la Provincia Autonoma di Bolzano, una Fase 2 per la Calabria, una Fase 2 per la Puglia. Ma sono anche altri i governatori a chiedere maggiore autonomia delle Regione nella scelta delle misure restrittive da applicare. Da una parte perché i dati sui contagi e i ricoveri per coronavirus non sono uguali in tutte le Regioni, ma anche perché, come ha detto il governatore siciliano
Nello Musumeci, “gli interessi economici delle regioni del Nord non sempre coincidono con quelli del Sud”.
Considerazioni, queste, contenute anche in una lettera che i presidenti delle 13 Regioni e Pa guidate dal centrodestra (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto e Pa di Trento) hanno indirizzato al Governo e al presidente dell Repubblica
Sergio Mattarella, per rivendicare maggiore autonomia dopo giorni di polemiche sul Dpcm del 26 aprile con cui il premier Giuseppe Conte ha fissato, almeno fino al 17 maggio, nuove misure uniche su tutto il territorio nazionale.
"La Fase 1 dell’emergenza Covid ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione”, ma che è stato “responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo”, si legge nella lettera. Per i governatori di centrodestra, però, ora che inizia la Fase 2, “è necessario giungere progressivamente ad una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione”. Anche perché, appunto, “ogni territorio ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza.”
Ciò non esclude, precisano nella lettera i governatori delle Regioni di centrodestra, che “lo spazio per la regolazione regionale dovrà essere sottoposto ad un rigoroso controllo da parte del Governo centrale, utilizzando parametri scientifici oggettivi riferiti ad ogni sistema sanitario regionale, come ad esempio la saturazione dei posti letto [in terapia intensiva / semi-intensiva] o l’indice R0, con scansioni temporali settimanali”. Ma se “è chiaro che la salute è il primo e imprescindibile obiettivo”, per i governatori di centrodetra “non può essere l’unico. Del resto il bene della vita ‘salute’ è caratterizzato da una molteplicità di profili: innanzitutto, fisico e psicologico ed è evidente che quest’ultimo è gravemente compromesso dalla perdita del lavoro e dai debiti”.
Prove di dialogo, ma lo scontro intanto è aperto. Alcune Regioni, infatti, hanno già sfondato la recinzione disegnata con il Dpcm del 26 aprile. In Puglia, ad esempio,
Michele Emiliano ha approvato, il 28 aprile,
una nuova ordinanza ha autorizzato la riapertura delle attività di ristorazione con asporto anche di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie. O degli esercizi di toelettatura degli animali, purché il servizio venga svolto per appuntamento, senza il contatto diretto tra le persone. Ammesso anche lo spostamento all’interno del proprio comune o verso altro comune per lo svolgimento in forma amatoriale di attività di pesca, nonché l’apertura dei cimiteri condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramento di visitatori.
E nella serata di ieri la presidente della Calabria, Jole Santelli, ha approvato una
ordinanza che da oggi (dunque alla vigilia del ponte del 1° maggio) autorizza la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo non solo da asporto, ma anche attraverso il servizio con tavoli all’aperto.
Anche il presidente della Pa di Bolzano, Arno Kompatscher, è intenzionato a proseguire per la sua strada: “Per noi è inaccettabile che la nostra autonomia venga ulteriormente ristretta”, ha affermato al termine della videoconferenza con Boccia, spiegando che “la Provincia di Bolzano percorrerà il complesso iter legislativo per far ripartire passo dopo passo la vita e l'economia in Alto Adige”. "È nostra volontà - ha illustrato - riammettere possibilmente tutte le attività economiche e prevedere con attenzione le relative modalità". "Terremo sotto stretto controllo naturalmente gli ulteriori sviluppi epidemiologici e adotteremo se necessario le eventuali corretture, ma dipende da tutti noi affrontare la fase 2 in modo responsabile e solidale", così Kompatscher responsabilizza tutti i cittadini, perché è necessario imparare a convivere con il virus.
Il nodo, però, non è facile da sciogliere. Perché il timore di un nuovo picco di contagi da parte del Governo è forte e il premier ha più volte ribadito che i dati dell'epidemia, per quanto migliorati, non sono ancora tali da consentire l'apertura totale del Paese. Tanto è che non si esclude, da parte del Governo, il ritorno di misure più stringenti se il trend dei contagi dovesse far innescare qualche preoccupazione.
Riferendo oggi alla Camera, il premier Conte ha comunque aperto a qualche spiraglio. E pur definendo le ordinanze delle Regioni che superano il Dpcm "improvvide e illegittime”, non ha escluso che, sulla base anche del provvedimento del ministero della Salute che permetterà una valutazione accurata del contagio in ciascuna area del paese, si possa "concordare con le regioni un allentamento delle misure restrittive che sia circoscritto su base territoriale, in modo da tenere conto della situazione epidemiologica dove appare meno critica. Potremo operare differenziazioni geografiche anche in questa fase”.
Lucia Conti