A seguito della conversione in legge del Decreto Calabria, la Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti (Fismu) ha espresso il suo apprezzamento per il passo avanti e l’impegno del governo nel risolvere il grave problema della carenza dei medici e per risolvere il gap dell’imbuto formativo, "ma non basta. È troppo poco".
Il sindacato ritiene che le misure adottate dal “decreto Calabria” e l’aumento del numero di borse di studio nelle scuole di specializzazione "non siano provvedimenti sufficienti a risolvere la situazione di oltre 10.000 medici bloccati dalla grave discrepanza tra laureati e posti disponibili nelle specializzazioni. A questi infatti vanno aggiunti i neo laureati che quest’anno proveranno ad accedere a una delle scuole o al corso di formazione di medicina generale. Fismu ricorda che l’anno scorso erano più del doppio dei posti disponibili e quest’anno, nonostante l’aumento dei posti, si teme possa ripresentarsi lo stesso scenario. Inoltre tali provvedimenti non favoriranno l’assorbimento dei medici in attesa di formazione".
Francesco Esposito, segretario generale Fismu, lancia due proposte: “Chiediamo un provvedimento che miri alla stabilizzazione di tutti i precari, ma anche che si permetta a tutti i neo medici l’accesso alle scuole di specializzazione (non solo nelle strutture universitarie) o al corso di medicina generale. Troviamo assurdo infatti che lo Stato, dopo aver speso milioni per formare i medici, ne impedisca il completamento del percorso formativo di buona parte di loro mentre il Ssn è in crisi per la carenza di specialisti. Non chiediamo una sanatoria, ma Giustizia: di riconoscere il diritto alla formazione di tutti i medici”.