Risanare l’ecosistema marino, favorire il recupero dei rifiuti accidentalmente pescati, incentivare campagne volontarie di pulizia del mare e sensibilizzare la collettività per la diffusione di modelli comportamentali virtuosi rivolti alla prevenzione del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti negli ecosistemi marini e alla corretta gestione degli stessi. Sono questi gli obiettivi del disegno di legge Salva Mare approvato ieri in sede di Consiglio dei Ministri.
Nello specifico il provvedimento disciplina la gestione e il riciclo dei rifiuti accidentalmente raccolti in mare, a mezzo delle reti durante le operazioni di pesca oppure con qualunque altro mezzo, e dei rifiuti volontariamente raccolti. Al fine di evitare che i costi della gestione di tali rifiuti gravino esclusivamente sui pescatori e sugli utenti dei porti è quindi previsto che questi siano coperti con una specifica componente della tassa sui rifiuti. Gli operatori, quindi, potranno condurre a terra la plastica casualmente finita nelle reti poiché quei rifiuti saranno equiparati a quelli prodotti dalle navi e saranno smaltiti nei porti dove saranno allestite delle apposite isole ecologiche.
Inoltre, al fine di diffondere modelli comportamentali virtuosi rivolti alla prevenzione del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti nell’ecosistema marino e alla loro corretta gestione, si prevede l’attribuzione di una certificazione ambientale agli imprenditori ittici che si impegnino a utilizzare materiali a ridotto impatto ambientale o che partecipino a campagne di pulizia del mare.
Il provvedimento è stato reso necessario, secondo il ministero dell’Ambiente, perché il mar Mediterraneo è particolarmente esposto al problema della plastica e potrebbe contenere, essendo un mare semichiuso, almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo interno. Il disegno di legge, inoltre, fa seguito al voto del parlamento Europeo relativa ad una direttiva che sarà a breve recepita dal Governo italiano che impone un divieto, dal 1° gennaio 2020, dell’immissione sul mercato dei prodotti di plastica monouso come posate; piatti; cannucce, tranne quelle per uso medico; mescolatori per bevande; aste a sostegno dei palloncini, tranne i palloncini per uso industriale o altri usi e applicazioni professionali che non sono distribuiti ai consumatori.
Saranno previste anche sanzioni amministrative da 1.000 a 10mila euro, aumentate del quadruplo in caso di quantità ingenti di prodotti o di un valore superiore della merce immessa in violazione del divieto pari al 20% del fatturato. In caso di reiterata violazione da parte degli operatori, è computata pure la sospensione dell’attività da 12 mesi a 24 mesi.
Pasquale Quaranta