Il principio che regola il rapporto abitante-farmacia “è un pò vago”, l’aspetto relativo alla procedura concorsuale “è un pò complesso” e infine la prescrizione da parte del medico del farmaco generico al costo più basso rischia di mettere in dubbio “il ruolo clinico del medico”. Insomma è perplesso
Raffaele Calabrò, senatore del Pdl, sul decreto liberalizzazioni di cui è anche relatore insieme a
Claudio Gustavino (Udc) in Commissione Igiene e Sanità. E alla fine il suo auspicio è che il provvedimento venga modificato per “renderlo reale”.
Senatore Calabrò il Dl liberalizzazioni ha appena iniziato il suo iter in Commissione Igiene e Sanità. Lei, insieme al collega Gustavino è relatore del provvedimento. Qual è la sua valutazione sugli aspetti che riguardano il settore delle farmacie?
I punti sono essenzialmente tre. Il primo riguarda il rapporto abitante-farmacia. Premettendo che è corretto andare a vedere la situazione attuale, ritengo il principio un pò vago. Perchè noi esprimiamo un quorum per popolazione però poi allo stesso tempo si dà la disponibilità ai comuni di aprire le farmacie all’interno dei centri commerciali piuttosto che in altre situazioni. Ecco in questo vedo la vaghezza.
Lei quindi come interverrebbe?
Penso che si potrebbe creare un quorum comune alle due realtà. Mi sembrerebbe molto più corretto e più preciso fare una valutazione delle reali esigenze dei cittadini e su questo arrivare ad un dato definitivo.
Per quanto riguarda invece l’altro aspetto ovvero la procedura concorsuale?
Il tutto mi sembra un pò complesso nel senso che per esperienza regionale mi sono sempre reso conto che non è assolutamente facile costruire il fabbisogno e i 120 giorni previsti dal decreto appaiono francamente pochi e questo mi preoccupa. Quello che temo è che stiamo costruendo un sistema che se deve essere di liberalizzazione e di apertura di nuove farmacie, al quale personalmente credo, rischia di impantanarsi del tutto.
Ultimo punto: il medico, è scritto nel decreto, deve prescrivere il farmaco generico al più basso costo. Questo ha creato malumori anche tra i Mmg.
Su questo penso che occorra rispettare il ruolo clinico del medico. Bisogne cercare di trovare le formule giuste per equilibrare risparmio di spesa e al tempo stesso qualità dell’assistenza e questo non si può fare solamente con dei criteri solamente di ordine ragionieristico ma occorre contemperare ragioni economiche con criteri di qualità.
In conclusione lei si sente di condividere le obiezioni mosse dai farmacisti?
Alcune si, le obiezioni sono state tante. Anche se non totalmente in linea con la categoria però i punti di cui abbiamo parlato e che le ho esposto credo che rispondano ad alcune criticità che loro hanno rappresentato.
Il decreto verrà modificato?
Credo di sì. Per renderlo reale con quello che ci si aspetta.
Stefano Simoni