“Credo nella centralità dell'essere umano, nell'autonomia delle professioni, nei principi liberali e di solidarietà e non sono d'accordo nel trasformare gli italiani in un esercito di schiavi alle dipendenze dei poteri forti: per questo il mio comportamento in Parlamento non potrà che riaffermare questi valori. Non saranno le intimidazioni, la manipolazione mediatica o il linciaggio da parte di gente corrotta nei comportamenti a farmi recedere dai miei doveri verso il Paese e verso la mia coscienza. Quello delle liberalizzazioni deve restare un capitolo centrale dell'agenda politica e va affrontato individuando i settori che in via prioritaria possono dare tempestivi benefici ai cittadini in termini di efficienza, risparmi e nuove prospettive occupazionali, senza consentire pericolose e dannose riserve indiane”. E' quanto afferma in una nota il senatore del Pdl, Luigi d'Ambrosio Lettieri, segretario della Commissione Sanità di Palazzo Madama, a proposito del decreto del Governo sulle liberalizzazioni, che approderà a breve in Parlamento.
D'Ambrosio Lettieri osserva come "interessi usurai, energia, premi assicurativi, agenzie di rating restano zone d'ombra, praticamente inesplorate o esplorate in maniera molto marginale. E sono, invece, i veri nodi da sciogliere per contrastare anche quella illecita e spregiudicata competizione tra euro e dollaro, drogata da manipolazioni finanziarie e che di fatto ha scatenato una vera terza guerra mondiale: senza cannoni, ma a colpi di spread. Il Paese - sottolinea - non si salverà certo aumentando il numero dei notai, delle edicole, delle farmacie o dei taxi. Né liberalizzando le tariffe professionali”.
In materia di assistenza farmaceutica, prosegue d’Ambrosio Lettieri, “condivido e apprezzo alcune importanti scelte del Governo e del Ministro Balduzzi in particolare che riconoscono alla farmacia il ruolo di presidio socio-sanitario assistenziale sul territorio, ma si faccia attenzione a non indebolire il sistema a discapito dei cittadini e dell'occupazione. Si aprano nuove farmacie, ma il numero previsto è spropositato e il sistema andrebbe al collasso soprattutto nei piccoli comuni. Si chieda alla farmacia maggiore efficienza e presenza sul territorio ma attenzione a restituirle quanto in questi anni le si è tolto tra farmaci innovativi e di potenzialità professionale perché una farmacia povera non può generare nuova occupazione e migliore servizio. Se proprio se ne è convinti, si consenta lo sconto su tutti i farmaci ma liberalizzando l'intera filiera. Si aprano le mille farmacie nei micro comuni, ma evitando che questo comporti la chiusura di quelle che lì già operano con tanta fatica; si aprano le farmacie nelle stazioni, nei porti, negli aeroporti, nei grandi centri commerciali e sulle autostrade ma le si diano ai farmacisti e non ai Comuni che poi, come già sappiamo, le venderanno per fare cassa. Ed infine si scrivano norme chiare sui concorsi che non diventino l'ennesima promessa da marinaio per i giovani e per i farmacisti rurali e che siano a prova di ricorso: temo che qualche cosa non funzioni nel testo riferito alle procedure concorsuali e il mio incubo è che, ancora una volta, anche con il previsto intervento di "commissari-nembokid", le sedi da aprire restino sulla carta".
"Comprendo - conclude il senatore - lo sforzo che sta compiendo il presidente Monti con il suo esecutivo e me ne faccio carico, con rispetto, lealtà e trasparenza. Mi auguro che il dibattito e la discussione in Commissione e in Aula - con l'apporto di proposte emendative che non intendono scardinare l'impianto del provvedimento - invece di essere derubricato a insalubre tentativo di difendere le presunte caste, venga accolto e considerato per quello che è: una leale collaborazione con il Governo per il bene del nostro Paese e della nostra comunità".