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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Governo e Parlamento

Autonomie. “Non vengano meno i principi di solidarietà”, il monito della Corte dei conti in apertura dell’anno giudiziario. Nel 2017 spesa sanitaria al 6,6% Pil. Fronti aperti su governance farmaceutica, sblocco turnover e ticket. La relazione di Buscema

immagine 15 febbraio - Così Angelo Buscema nella sua relazione sull'attività della Corte nel 2018. Il capitolo sanità segnala un calo delle spese per investimenti e la permanenza di forti differenze Nord-Sud nella qualità e nella disponibilità dei servizi. Vengono inoltre segnalati sia lo stanziamento "largamente insufficiente" per la prevenzione degli incendi nelle strutture sanitarie che l'assenza di risorse per il loro adeguamento alle più recenti norme antisismiche. LA RELAZIONE
I conti del Servizio sanitario nazionale nel 2017 continuano a segnare buoni risultati. Segnalati progressi anche nella gestione: dalla revisione dei Lea alla predisposizione del Piano nazionale cronicità e di quello per la prevenzione vaccinale, dal riordino del sistema di assistenza ospedaliera ai Piani di rientro per gli ospedali e aziende sanitarie, dalla normativa in tema di responsabilità professionale alle misure per la sicurezza alimentare. Ma restano ancora aperti diversi fronti quali la governance farmaceutica, lo sblocco del turn-over e le modalità di compartecipazioni alla spesa. Un'attenzione particolare viene poi dedicata alle nuove richieste di autonomie da parte di alcune Regioni: "Non vengano meno i principi di solidarietà tra le diverse aree del territorio".
 
Questo, in sintesi, il quadro del comparto sanità tracciato dalla Procura generale della Corte dei conti nella relazione presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
 
La spesa sanitaria. Quanto alla spesa sanitaria, i dati del 2017 confermano il buon risultato economico delle misure di controllo messe in campo in questi anni. Nella relazione del presidente della Corte dei conti, Angelo Buscema, si legge come nel Def 2013, all’avvio della precedente legislatura, la spesa sanitaria era prevista in lenta flessione in termini di prodotto per tutto l’arco programmatico: dal 7 per cento nel 2014 al 6,7 nel 2017. "Nonostante il più lento aumento del prodotto, a consuntivo la spesa si è attestata al 6,6 per cento del Pil (113,6 md in valore assoluto). Ciò si accompagna, grazie all’importante strumento rappresentato dai Piani di rientro e all’attività dei Tavoli di monitoraggio, al sostanziale equilibrio finanziario di quasi tutte le Regioni, una volta contabilizzate le entrate fiscali regionali a copertura della spesa".

"Risultati positivi che, tuttavia, sono stati raggiunti anche a fronte di una riduzione (in media il 5 per cento lo scorso anno) degli investimenti in infrastrutture e tecnologie, e di una conseguente obsolescenza delle apparecchiature a disposizione delle strutture pubbliche e accreditate".
 
Progressi nella gestione. "Significativi i progressi nella gestione: dalla revisione dei Lea alla predisposizione del Piano nazionale cronicità e di quello per la prevenzione vaccinale, dal riordino del sistema di assistenza ospedaliera ai Piani di rientro per gli ospedali e aziende sanitarie, dalla normativa in tema di responsabilità professionale alle misure per la sicurezza alimentare", si legge nella relazione.
 
Le criticità. "Rimangono, tuttavia, aperti diversi fronti: la governance farmaceutica, per la quale si tratta di rivedere gli strumenti a disposizione per garantire la sostenibilità della spesa a partire dal payback e dalla negoziazione del prezzo dei farmaci, alle procedure di approvazione dei nuovi farmaci da velocizzare; lo sblocco del turn-over, per garantire il necessario livello di qualità del servizio; le modalità di compartecipazioni alla spesa: nella specialistica ambulatoriale, stenta, ad esempio, a trovare risposta il problema delle liste d’attesa che, insieme a tariffe e ticket disincentivanti, porta alla diminuzione dei volumi coperti dal servizio pubblico; (ad oggi, il 95 per cento della spesa ospedaliera è coperta dal pubblico, ma solo il 60 per cento della spesa per prestazioni ambulatoriali e il 46 per cento della riabilitazione ambulatoriale)", spiega Buscema.
 
"Nonostante i progressi persistono aree di ritardi e inefficienze. Se la diminuzione dei ricoveri (scesi a 8,7 ml nel 2016, con una riduzione dell’11,7 dal 2013) interessa soprattutto quelli a bassa complessità, permettendo di migliorare l’appropriatezza nell’uso delle strutture ospedaliere, la riduzione nell’indicatore di utilizzo dei posti letto segnala, in molti casi, la permanenza di oneri. Al contempo, non sembra si sia riusciti a offrire una risposta adeguata all’integrazione tra assistenza sociale e sanitaria, per poter affrontare al meglio la questione dell’insufficienza dell’assistenza domiciliare e dei bisogni di una popolazione sempre più longeva".
 
Gap tra Nord ed Sud del Paese. "Permangono infine forti differenziali Nord-Sud nella qualità e nella disponibilità dei servizi, testimoniati dai più accentuati casi di rinuncia alle cure e dalla crescente incidenza della mobilità sanitaria dal Sud al Nord".
 
La richiesta di autonomie delle Regioni. Sull’onda della necessità di calibrare sulle esigenze delle comunità locali una spesa pubblica sempre più oggetto di contenimento e, pertanto, sempre più attenta a recuperare in efficienza ed efficacia, si è aperta nel 2017 una nuova fase del federalismo con le richieste avanzate, da alcune Regioni, sul finir dell’anno, di promuovere forme di 'autonomia rafforzata'. L’avvio del disegno riformatore dello scorso decennio ha reso necessario affrontare le questioni che il nuovo sistema di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni, con diverse sfaccettature, andava assumendo, prima fra tutte, la previsione dei livelli essenziali delle prestazioni. Questi, infatti, rappresentavano uno dei principali strumenti di bilanciamento tra i principi di autonomia e di uguaglianza sostanziale".
 
"La mancanza, ad oggi, di una ricognizione completa dei livelli essenziali delle prestazioni non sanitarie delle funzioni regionali alle quali associare i costi necessari a quantificare le risorse contribuisce a fornire incertezza al sistema di finanziamento delle funzioni svolte a livello territoriale nel suo complesso. Anche alla luce delle nuove istanze di autonomia promosse dalle Regioni nell’ambito dell’art. 116, c. 3, Cost., la predisposizione di tali strumenti non può più essere rinviata. Sarà necessario individuare un punto di equilibrio nel rapporto tra le maggiori funzioni di spesa determinate dall’acquisizione di nuovi spazi e le risorse destinate al loro finanziamento, affinché non vengano meno i principi di solidarietà tra le diverse aree del territorio", aggiunge Buscema nella sua relazione.
 
Misure insufficienti per prevenzione incendi e nessuna risorsa per adeguamento antisismico ospedali. Viene definita "rilevante" l’analisi su "L’attuazione del programma straordinario per la ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario" (deliberazione n. 4/2018/G), nonché la realizzazione delle residenze per anziani e soggetti non autosufficienti, di cui all’art. 20 della l. "Dall’indagine è emerso che i finanziamenti, previsti dalla legge succitata, sono stati quasi totalmente utilizzati; tuttavia numerose, e di costo elevato, risultano ancora quelle opere necessarie per rispondere concretamente alle esigenze di una sanità di qualità, accessibile a tutti anche sotto il profilo della sicurezza; è apparso largamente insufficiente lo stanziamento di soli 90 milioni per la realizzazione delle misure di prevenzione degli incendi nelle strutture sanitarie, mentre nessuna dotazione risulta essere stata destinata per il loro adeguamento alle più recenti norme antisismiche", conclude la relazione.
 
Giovanni Rodriquez
15 febbraio 2019
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