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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Governo e Parlamento

Intramoenia. I medici che la esercitano sono sempre meno ma i ricavi per le aziende salgono leggermente. Ancora forti differenze tra le Regioni. La relazione al Parlamento

di L.F.
immagine 11 febbraio - Pubblicata l’ultima relazione del Ministero della Salute riferita all’anno 2016. Salgono (+2 mln) dopo anni di calo, i ricavi totali che raggiungono quota 1,120 mld. Ma un medico emiliano guadagna quattro volte più di uno calabrese. Cresce il ricorso al Cup ma in 8 Regioni su 21 erano ancora presenti studi privati non collegati in rete o convenzioni con strutture private non accreditate. La visita ginecologica si conferma la più richiesta. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO
Aumentano seppur di poco i ricavi ma continua a scendere il numero di medici che fa intramoenia. Cresce il ricorso al Cup. In 8 Regioni su 21 erano ancora presenti studi privati non collegati in rete o convenzioni con strutture private non accreditate, modalità di esercizio non più contemplate dalla normativa. E ancora, la visita ginecologica si conferma la più richiesta. Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’ultima Relazione al Parlamento del Ministero della Salute sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria, che è stata trasmessa al Parlamento il 21 gennaio 2019.
 
Crescono i ricavi per le aziende. Dal punto di vista dei guadagni, tornano a salire gli incassi complessivi che nel 2016 hanno raggiunto 1,120 miliardi contro 1,118 miliardi del 2015. Ai medici sono andati 881 milioni (nel 2015 erano 890) mentre alle aziende sono rimasti 238 milioni (228 nel 2015) a confermare un trend di crescita (nel 2011 i ricavi per le aziende erano di 176 mln). 
 
Stabili i compensi dei medici ma con forti variabilità. Mediamente, il compenso annuo del professionista che eroga prestazioni ALPI così stimato è pari a circa 17.142 euro, valore sostanzialmente stabile negli anni. Ma l’oscillazione è ampia: il guadagno è di 23.796 euro l’anno in Emilia Romagna e di nemmeno 6mila euro in Calabria. A livello nazionale, la parte dei ricavi per l’attività di intramoenia proveniente dall’area delle prestazioni specialistiche si attesta nel 2016 al 70% circa, in netta crescita rispetto al dato 2015 (68%) ed in generale rispetto al dato degli anni precedenti.

 


La spesa pro capite.Approfondendo l’analisi per tipologia di ricavi, relativamente all’area delle prestazioni specialistiche e sempre con riferimento all’anno 2016, valori di spesa pro-capite superiori alla media nazionale che è di 18,5 euro si registrano in Emilia-Romagna (29,9, €/anno), Toscana (28,9 euro) e Piemonte (25,5 euro). La spesa più bassa in Calabria (5,3 euro), Pa Bolzano (5,4 euro) e Siclia (7,2 euro).
 


Ecco i principali risultati dell’analisi degli adempimenti regionali:
17 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) hanno provveduto ad emanare/aggiornare le linee guida regionali, evidenziando un’invarianza rispetto ai risultati della rilevazione 2015
 
in 13 Regioni/Province Autonome (Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) tutte le Aziende presenti hanno dichiarato di aver attivato l’infrastruttura di rete
 
in 6 Regioni/Province Autonome (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Veneto, P.A. Bolzano e P.A. Trento) tutte le Aziende garantiscono ai dirigenti medici spazi idonei e sufficienti per esercitare la libera professione, mentre negli altri contesti la maggior parte delle Aziende ha fatto ricorso all’attivazione del programma sperimentale
 
10 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Piemonte, Sardegna, Sicilia) hanno autorizzato l’attivazione del programma sperimentale con una diminuzione del numero delle Regioni da 12 nel 2015 a 10 nel 2016.
 
 
Continua il calo del numero dei medici che fanno intramoenia. In media, nel SSN il 47,3% dei dirigenti medici, operanti nel SSN a tempo determinato e a tempo indeterminato con rapporto esclusivo, esercita la libera professione intramuraria. Nel corso degli ultimi quattro anni, il numero complessivo di Dirigenti medici che esercita la libera professione intramuraria è diminuito sia in termini assoluti sia in termini percentuali (rispetto al totale dirigenti dipendenti di Aziende del Servizio Sanitario Nazionale). In particolare, il numero di medici che esercitano ALPI è passato da 59.000 unità relative all’anno 2012, pari al 48% del totale 30 medici, a 51.430 unità nel 2016, pari al 43,3% del totale Dirigenti medici del SSN, con un decremento di 7.570 unità di personale pari a circa 13 punti percentuali di diminuzione nell’intero periodo considerato. Nell’anno 2016, in media, nel Servizio Sanitario Nazionale, il 47,3% dei Dirigenti medici, a tempo determinato e a tempo indeterminato con rapporto esclusivo, esercita la libera professione intramuraria (pari al 43,5% del totale Dirigenti medici).
 

 
 
La rilevazione, anche quest’anno, evidenzia un’estrema variabilità del fenomeno tra le Regioni, sia in termini generali di esercizio dell’attività libero professionale intramoenia, sia in termini specifici di tipologia di svolgimento della stessa con punte che superano quota 56% nelle seguenti Regioni:
- Marche (63%)
- Liguria (59%)
- Lazio (57%)
- Provincia Autonoma di Trento (60%)
 
Viceversa, il rapporto tra medici che esercitano l’ALPI sul totale dei medici in esclusività, tocca valori minimi in Regioni come:
- Sardegna (28%)
- Sicilia (34%)
- Calabria (35%)
- Umbria (36%)
- Provincia Autonoma di Bolzano (16%).
 
Utilizzo del Cup. A livello nazionale, si osserva la crescita costante del numero di prenotazioni effettuate attraverso il sistema CUP (84% ad aprile e 85% ad ottobre 2015, 87% ad aprile e 89% ad ottobre 2016). Come per le rilevazioni del 2015, anche per i monitoraggi del 2016, 10 Regioni/PA (Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) utilizzano quasi esclusivamente l’agenda gestita dal sistema CUP. Si osserva, inoltre, il costante incremento della percentuale di utilizzo dell’agenda gestita dal sistema CUP nella Regione Campania (25% ad aprile e 46% ad ottobre 2015, 56% ad aprile e 60% ad ottobre 2016). Tale progresso sottolinea il sempre più diffuso utilizzo da parte delle varie realtà del sistema CUP per la prenotazione delle prestazioni monitorate. Ad eccezione della Regione Molise, infatti, tutte le restanti Regioni/PA, con la rilevazione di ottobre 2016, risultano utilizzare l’agenda gestita dal sistema CUP per più del 60% delle prenotazioni.
 
La visita ginecologica si conferma la più erogata. Come per gli altri anni si conferma anche per l’anno 2016 che la visita ginecologica risulta essere la prestazione ambulatoriale più erogata in ALPI, seguita dalla visita cardiologica e da quella ortopedica. Per l’attività istituzionale invece, le prestazioni più erogate sono l’elettrocardiogramma, la visita oculistica, la visita ortopedica e la visita cardiologica.
 
Quasi l’80% dei medici esercita l’Alpi esclusivamente all’interno degli spazi aziendali. Sempre in media, con riferimento al 2016, circa il 79,5% dei Dirigenti medici esercita l’ALPI esclusivamente all’interno degli spazi aziendali (inclusi gli spazi in locazione che, ai fini della rilevazione, erano da considerarsi propriamente spazi aziendali), il 12,4% circa esercita al di fuori della struttura ed il 8,1% svolge attività libero professionale sia all’interno che all’esterno delle mura aziendali (ad esempio attività in regime ambulatoriale svolta presso il proprio studio professionale ed attività in regime di ricovero svolta all’interno degli spazi aziendali). Come è facilmente deducibile dal grafico sotto riportato, la quota di medici che esercita la libera professione esclusivamente all’interno degli spazi aziendali è progressivamente cresciuta negli ultimi quattro anni (da 59,4% dell’anno 2012 a 79,5% dell’anno 2016) e, di contro, la percentuale di intramoenia esercitata “esclusivamente” o “anche” al di fuori dalle mura si è praticamente dimezzata passando dal 40,6% (somma di “ALPI solo ESTERNO” e “ALPI INTERNO e ESTERNO”), dato relativo all’anno 2012, al 20,5% nell’anno 2016.
 
In sintesi, il monitoraggio per l’anno 2016 mostra ancora una significativa criticità per quel che concerne l’esercizio della libera professione al di fuori delle mura aziendali tanto che, al 31/12/2016, in 8 Regioni su 21 erano ancora presenti studi privati non collegati in rete o convenzioni con strutture private non accreditate, modalità di esercizio non più contemplate dalla normativa.
 
L’intramoenia allargata. Per quanto riguarda il ricorso all’intramoenia allargata, con le rilevazioni del 2016 si confermano nove Regioni/PA (Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Bolzano, PA di Trento, Toscana, Valle D’Aosta e Veneto) che non si avvalgono più dell’attività in intramoenia allargata. In alcune Regioni (Lombardia, Molise e Sardegna) si osserva una tendenza alla diminuzione del ricorso all’attività in intramoenia allargata per il monitoraggio di ottobre 2016, dove la percentuale di utilizzo risulta essere inferiore di qualche punto percentuale rispetto a quella rilevata nell’aprile 2016. E’ possibile notare come il ricorso all’intramoenia allargata stia negli anni diminuendo in maniera costante (dal 16% di aprile 2014, al 14 di ottobre 2015, fino al 13% di ottobre 2016). Permangono comunque delle differenze nel ricorso all’allargata nelle diverse regioni. I
 
Cresce il ricorso al Cup per le prenotazioni. In merito alle tipologie di agende utilizzate, a livello nazionale, si rileva che la maggior parte delle prenotazioni vengono effettuate attraverso il sistema CUP. Si osserva una tendenza in aumento dell’utilizzo di tale sistema di prenotazione tra i monitoraggi del 2015 e quelli del 2016 (le percentuali infatti passano dall’84% di aprile 2015 all’89% di ottobre 2016). L’agenda gestita dal sistema CUP, inoltre rimane pressoché l’unico mezzo di prenotazione utilizzato in dieci Regioni/PA (Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto). A livello nazionale, si riscontra il permanere della presenza di tempi di attesa per le prestazioni in ALPI molto bassi e tendenzialmente prossimi a zero (la maggior parte di prenotazioni ricade nella categoria di attesa tra 0 ed i 10 giorni).
 
Aumentano gli universitari che esercitano l’Alpi. Dal 2015 al 2016, a fronte di un contingente pressoché costante di professori e ricercatori pari a circa 6.300 universitari operanti presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, aumenta di 304 unità il numero di coloro che esercitano l’ALPI (da 3.837 del 2015 a 4.141 del 2016). Ne consegue che, rispetto al totale, la quota di universitari che esercita la libera professione intramuraria sale dal 60,9% del 2015 al 65,4% del 2016.
 
L.F.
11 febbraio 2019
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