“Misure efficaci dovrebbero prevedere la procedibilità d’ufficio da parte delle Aziende Sanitarie. Tale misura sarebbe vista come strumento di tutela nei confronti del sanitario che spesso, per paura, non denuncia. Inoltre le Aziende sanitarie dovrebbero costituirsi parte civile nei processi di aggressione con il proprio personale in quanto le aziende sanitarie sono le responsabili della sicurezza dei propri dipendenti”.
È questa la
proposta avanzata questa mattina da
Antonio Magi, segretario generale del Sumai Assoprof, in Commissione Igiene e Sanità del Senato nel corso dell’audizione sul Ddl 867 recante “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”,
La procedibilità d’ufficio da parte delle Aziende Sanitarie infatti sarebbe vista come “strumento di tutela nei confronti del sanitario che spesso, per paura, non denuncia. Inoltre le Aziende sanitarie dovrebbero costituirsi parte civile nei processi di aggressione con il proprio personale in quanto le aziende sanitarie sono le responsabili della sicurezza dei propri dipendenti”.
E ancora, per Magi è insufficiente quanto previsto dall’articolo 2 del Ddl, ossia le “Circostanze aggravanti per chi commette violenza o minaccia operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni” perchè non solleva le vittime dall’onere di denunciare i loro aggressori. “Elemento questo – ha aggiunto il segretario degli specialisti ambulatoriali – che può rappresentare un pesantissimo condizionamento psicologico per la paura di subire ritorsioni. Il più delle volte infatti, il medico aggredito non denuncia per vergogna, per rassegnazione, ma anche per paura, se minacciato dagli aggressori”.
Nel corso dell’audizione Magi ha poi indicato i campanelli d’allarme che un operatore sanitario dovrebbe tener conto per prevenire un atto di violenza; i luoghi “preferiti” per le aggressioni ovvero i Pronto Soccorso, gli ambulatori e il 118; la tipologia delle aggressioni e infine anche i costi degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari che si riverberano sulla collettività: oltre 30 milioni solo nel 2017.